Chi era don Roberto Malgesini: il prete “troppo buono” che sfidava i divieti per aiutare gli ultimi

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Chi era don Roberto Malgesini: il prete “troppo buono” che sfidava i divieti per aiutare gli ultimi. Non aveva una parrocchia don Roberto perché la sua era la strada. Prete degli ultimi ogni giorno anche sulla propria pelle e a dispetto dei divieti. Un “pezzo di pane”, un buono, uno che caricava nella sua Panda grigia chi aveva bisogno di un medico e non solo glielo trovava ma lo accompagnava pure. E oggi tanti lo piangono, ma la sua “missione” non gli è sempre stata resa facile in città. Con l’amministrazione del sindaco di centro-destra (eletto da una coalizione di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) Mario Landriscina sulla gestione e l’assistenza di chi ha più bisogno – dai dormitori alla distribuzione di cibo – sono nati diversi contrasti.

Nel 2017 don Roberto Malgesini, 51 anni, aveva rischiato una multa (prima fatta, poi archiviata) per aver dato la colazione ai senzatetto sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco, che adesso la Lega vorrebbe chiudere del tutto. Nei giorni che precedono il Natale il sindaco vieta di sfamare i circa 150 poveri che si rifugiano in centro. La Caritas protesta, don Roberto non arretra dal suo compito e con gli altri volontari, tra cui tanti liceali, ogni mattina porta thè e panini. Anche quando vengono allontanati dai vigili, ci riprovano e insieme alle reti di associazioni comasche organizzano un “bivacco solidale”. E alla luce di questo episodio si possono capire le parole del direttore della Caritas diocesana di Como, Roberto Bernasconi, che lo ha chiamato “un martire”, e senza giri di parole ha detto “la città e il mondo non hanno capito la sua missione”.

Schivo e defilato lo descrivono in tanti, era nato a Morbegno (in provincia di Sondrio), era stato ordinato sacerdote nel 1998 ed era stato vicario prima a Gravedona e poi a Lipomo nel Comasco. Dal 2008 era a San Rocco. Il vescovo Oscar Cantoni ha espresso tutto il suo “profondo dolore e disorientamento per quanto accaduto” ma anche “orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato sul campo fino a dare la sua vita per gli ultimi”.

Don Roberto era amico di tanti migranti che stamattina si sono ritrovati vicino a San Rocco. Come Gabriel Nastase, 36 anni: “Era come un padre: quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un’occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia”. O come un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa: “Venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare – racconta -. Solo oggi ho saputo che era don Roberto: è una giornata davvero triste”.

Fonte La Repubblica

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