Capri 70mila anni fa: quando non era un’isola

Capri 70mila anni fa: quando non era un’isola. Ad Anacapri vivevano i cervi nani e l’isola era un unicum con la terraferma. Potrebbe riaprirsi a breve una nuova fase di studi sulle origini della terra eletta a dimora vacanziera dagli imperatori romani e che, oggi come ieri, custodisce come in uno scrigno secoli di mito, storia, aneddoti che ne fanno uno scoglio piccolo ma conosciuto in tutto il mondo. E a ispirare un ciclo di ricerche che con le tecniche moderne ed i supporti informatici del 2020 potrebbe essere una passeggiata di un medico anacaprese, Maurizio Staiano al quale la vista di segni dell’isola che fu ha coinvolto immediatamente un amico, il geologo Raffaele Mariniello e chissà che, se è vero come è vero, che da cosa nasce cosa, non si possano addirittura riaprire per l’isola azzurra i libri di storia e riscriverli o aggiornarli. L’itinerario percorso dal medico Maurizio Staiano, ad Anacapri nella parte alta, è stato tra la Grotta Azzurra il rione che conduce alla terrazza che sovrasta l’antro naturale più fotografato e visitato dagli abitanti dei cinque continenti e Punta Carena sull’altro versante, dove svetta il faro dell’isola. Un percorso durante il quale ai più attenti, come lo stesso Staiano, non sfugge un osso incastonato nella roccia cretacica. Una testimonianza che porterebbe all’ipotesi di un’isola vissuta da cervi nani. I resti fossili di una fauna ormai estinta, attaccati da un orso. E così che sull’isola si potrebbe rimettere in moto l’attività più bella, importante e preziosa, quella della ricerca, dell’indagine nel passato (e trapassato) di una terra le cui origini narrate e raccontate in tanti tomi, libri e volumi, potrebbero avere, forse, anche pagine non ancora scritte. In ogni caso la passeggiata del medico anacaprese ha avuto l’effetto di rinverdire e stimolare storici e studiosi a pensare di approfondire di nuovo il caso Capri. Una località che secondo lo storico e geografo greco Strabone nella sua Geografia un tempo era unita alla terraferma. Una tesi confortata e confermata da vari accostamenti e analogie geologiche che riterrebbero l’isola legata alla penisola sorrentina. Un’ipotesi, quasi una certezza, supportata anche da alcune scoperte archeologiche. Capri, ad ascoltare gli esperti è un pezzo di una piattaforma campano-lucana che dai Monti Lepini nel Lazio arriva sino al Massiccio del Parco del Pollino in Calabria. Il tempo ha, ovviamente, modificato la posizione delle terre emerse. In ogni caso alla Mecca della storia di Capri, il prezioso Centro Caprense Ignazio Cerio, una miniera inesauribile e dal valore inestimabile di cose di Capri vi sono custoditi i segnali della Capri preistorica. Ossa di grandi mammiferi come quelle del mammut, dell’orso delle caverne, dell’ippopotamo, del cervo, del maiale, del rinoceronte, del cane, pazientemente catalogate dal team di ricercatrici, studiose e storiche del Centro Caprense che lascerebbero ipotizzare anche che animali di specie e climi diversi coesistessero tra loro, oppure che siano confluiti in banchi di argilla provenienti da giacimenti diversi.

Fonte Metropolis

Commenti

Translate »