Anacapri tra i primi comuni d’Italia ad avviare la raccolta delle olive 2020 grazie all’associazione L’Oro di Capri

Anacapri tra i primi comuni d’Italia ad avviare la raccolta delle olive 2020 grazie all’associazione L’Oro di Capri.

Settembre coincide con la raccolta delle olive ad Anacapri. Una tradizione che rivive sull’isola azzurra, negli ultimi sei anni, con un rinnovato fervore, in special modo nella fascia costiera di Anacapri dal Faro alla Grotta Azzurra, grazie all’impegno dell’associazione di olivicoltori de L’Oro di Capri.  La raccolta delle olive vedrà gli ulivicoltori dell’isola impegnati in queste prime settimane di settembre, in largo anticipo rispetto al resto d’Italia. Anacapri è uno dei primi comuni italiani a procedere nella rituale raccolta, che ricorre sempre prima negli ultimi anni, a inizio settembre, proprio per ragioni connesse all’aridità del territorio, data dalla scarsezza di piogge e dalla maturazione prematura dei frutti.

Dichiara il Presidente dell’associazione di olivicoltori capresi Pierluigi Della Femina: “con l’avvio della pandemia dettata dal Covid19 la raccolta delle olive, quest’anno, ci sembrava qualcosa di impossibile, invece sta andando meglio del previsto. Siamo riusciti, nonostante qualche intoppo, a portare avanti tante piccole iniziative, una di queste è stata quella di consegnare un cofanetto col nostro olio alle neomamme del 2020 di Anacapri; i bambini così proveranno il sapore del nostro olio sin dai primi anni e lo ricorderanno per sempre. Questo ci fa apprezzare lo sforzo di tutto quello che c’è dietro al nostro progetto, che parte dalla terra e arriva alle persone.”

Continua il coordinatore dell’associazione L’Oro di Capri, Carlo Lelj Garolla:

Ad Anacapri in concomitanza con le olive avveniva da tanti anni la rituale Settembrata, legata alla vendemmia con percorsi enogastronomici all’interno del paese. Purtroppo quest’anno non si potrà mettere in scena la festa di inizio Settembre che ci vede sempre protagonisti con il nostro olio extravergine d’oliva prodotto ad Anacapri, però chiaramente la raccolta delle olive non si poteva fermare.

Abbiamo iniziato molto presto partendo dalla zona di Pino, nei pressi del Faro di Punta Carena, recuperata due anni fa, che era totalmente abbandonata: la raccolta proseguirà la prossima settimana fino a metà settembre.

Quest’anno per la prima volta abbiamo anche un socio caprese, della zona alta di Tiberio, che si è unito al nostro gruppo de L’ Oro di Capri e questo è un nuovo traguardo dato che l’associazione è fatta prettamente di olivicoltori anacapresi, anche perchè i territori olivetati sono soprattutto nel comune di Anacapri. Pensiamo comunque di espandere la nostra attività anche ad altri appezzamenti, dato che molte altre persone stanno chiedendo di seguirci in questa nostra avventura di recupero degli oliveti del territorio isolano. Sono al vaglio anche dei progetti sensoriali e gastronomici con la condotta slow food Costiera Sorrentina e Capri per valorizzare la specificità del nostro olio.”

In merito alla raccolta del 2020 interviene l’agronomo dell’associazione L’Oro di Capri, Angelo Lo Conte: “la raccolta del 2020 è avvenuta decisamente prima rispetto ai ritmi dell’olivo, siamo in anticipo di una decina di giorni rispetto alle altre annate, questo è dovuto all’andamento della stagione estiva estremamente caldo. Ciò ha determinato un’accelerazione del processo di maturazione delle olive, lo si nota dalla colorazione delle olive stesse che sono giunte ad un buon livello di maturazione.”

“L’appezzamento da cui abbiamo iniziato la raccolta è quello di “Pino dei monaci”, nel quale sono coltivati degli olivi che hanno più di 200 anni, quindi rappresentano uno degli uliveti simbolo dell’isola. Qui gli olivi sono coltivati con pratiche sostenibili, quindi c’è tutto un lavoro che viene fatto per la rigenerazione della sostanza organica attraverso il recupero dei residui di potatura che vengono cippati e interrati ed anche attraverso un lavoro costante di semina di miscugli che poi vengono utilizzati per effettuare il sovescio, per arricchire di sostanza organica e anche di azoto il terreno. L’approccio dell’associazione è assolutamente sostenibile, dove si porta avanti tutto il patrimonio di biodiversità olivicola dell’isola e la varietà più presente è la minucciola.”

“Le nostre tecniche di coltivazione si basano su un metodo atto ad individuare il momento ottimale di raccolta, per ottenere la migliore qualità di olio possibile. Quando parliamo di qualità, parliamo sia di qualità nutrizionale: ovvero sostanze antiossidanti che fanno bene al nostro organismo, sia di qualità sensoriali, quindi organolettiche.

Sin dal 2014 la nostra associazione mette in atto una serie di tecniche di coltivazione che vengono condivise tra tutti i soci, in particolare si porta avanti un lavoro di gestione del terreno per rigenerare la sostanza organica, per il monitoraggio di tutto l’areale costiero per la mosca dell’olivo, che è il parassita che crea maggiori problematiche nella filiera olivicola e si fa inoltre un lavoro di recupero di tutte le superfici olivetate, che purtroppo negli ultimi 50 anni sono state abbandonate.”

Prosegue Lo Conte: “Questo lavoro di recupero è un lavoro graduale che man mano ogni anno permette di rimettere in coltivazione un ettaro o due di nuovi oliveti e tutto questo contribuisce ulteriormente a favorire ed a massimizzare anche il lavoro dei soci, perchè sottrarre delle superfici all’abbandono permette di avere più superfici coltivate e di conseguenza minori problematiche derivate dalla presenza di parassiti e insetti per la resa delle olive e dell’olio.

Alcuni di questi appezzamenti dove attuiamo queste tecniche di coltivazione sono stati selezionati per la verifica di conformità rispetto alle linee guida del presidio nazionale dell’olio extravergine di slow-food ed al termine dell’annata olivicola 2019 ne sono stati selezionati ben due: uno è proprio questo da cui è partita la raccolta di “Pino dei monaci” ed un altro si trova verso la grotta azzurra in località “Orrico”.

Questi oliveti sono caratterizzati dalla coltivazione con metodi sostenibili di piante secolari, con almeno 100 anni. Quindi non c’è necessariamente una certificazione biologica ma una filosofia legata al rispetto delle specie animali e vegetali e che popolano l’oliveto. E’ chiaro che ci debbano essere dei requisiti fondamentali anche per quanto riguarda l’olio che deve essere valutato da una giuria di esperti e superare il punteggio di 75/100. L’olio prodotto nel 2019, di cui abbiamo i riferimenti per l’intero percorso fatto, è stato un olio che ha avuto un punteggio ben oltre i 75/100 ed è stato apprezzato non solo per il progetto del presidio slow food.”

L’annata olivicola del 2019 ha infatti permesso all’olio prodotto da L’Oro di Capri di ricevere importanti riconoscimenti in vari concorsi nazionali come l’Ercole Olivario che si è tenuto a Perugia o come l’Orciolo d’oro che invece si è tenuto quest’anno a Pesaro per cui L’Oro di Capri ha ricevuto sia l’attestato di qualità che il premio coltivazioni eroiche. Altri importanti riconoscimenti per l’associazione olivicola anacaprese sono stati l’attestato di qualità e una menzione di merito nell’ambito del premio Nazionale 2020 ‘L’Oro d’Italia’, in occasione del 11° Concorso degli Oli Extravergini di oliva Italiani, tenutosi a Fano. Un ulteriore attestato infine  è giunto dalla guida Gambero rosso che ha premiato l’olio dell’azienda “Il Cappero”, sempre parte del consorzio de L’ Oro di Capri.

Conclude infine Lo Conte: “Molti riconoscimenti per un lavoro importante, che in Italia è un unicum perchè mettere insieme il recupero delle superfici olivetate abbandonate con delle pratiche sostenibili, finalizzate ad ottenere il massimo della qualità, è un percorso impegnativo che permette però a questi piccoli produttori di avere grandi soddisfazioni.”

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