Agerola. Maria Cuomo: “Non ho il Covid, ma non sarei stata diversa se il risultato fosse stato un altro”

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Agerola. Maria Cuomo: “Non ho il Covid, ma non sarei stata diversa se il risultato fosse stato un altro”. Riportiamo di seguito quanto scritto sulla sua pagina Facebook dall’avvocato Maria Cuomo:

Non ho il COVID . Nessuno dei componenti della mia famiglia ha il COVID . Nessuno è risultato positivo al tampone. Ma non sarei stata diversa da quella che sono qualora l’esito dell’accertamento fosse stato un altro. Questo è ciò che penso. Ma non sarebbe stato lo stesso per gli altri, quand’anche non fosse dipeso da me un possibile contagio. Perchè ciò che è vero è che cerchiamo un responsabile in tutto quello che accade e come se 2000 anni non fossero passati, inconsciamente, crediamo che ciò che accade corrisponde al prezzo che dobbiamo pagare per quello che noi facciamo. Anche per le malattie che ci colpiscono. In effetti , in parte, noi siamo gli artefici dei nostri successi e dei nostri insuccessi; noi possiamo trasmettere ai nostri figli, ai nostri alunni, per quanto mi riguarda, ai praticanti dello studio, i nostri principi; il nostro sapere; il nostro modo di rapportarci rispetto alle difficoltà della vita; ma non possiamo proteggerli da tutto; non possiamo sicuramente proteggerli da ciò che non è nel nostro potere.

E tra queste cose ci sono le malattie.

Tornando al COVID, ho cercato di adottare tutte le misure di salvaguardia, per me e per gli altri.

No mi sono strappata tutti i capelli dalla testa quando ci hanno imposto il lock down. Ho approfittato della possibilità di rimanere a casa per fare quelle cose che in tempi normali, non riesco a fare .

Quando il 14 settembre scorso ho avuto una riunione allo studio con altre 5 persone, non mi sono preoccupata.

Tutti indossavano le mascherine; tutti si igienizzavano le mani.

Eppure, in qualche momento, la mascherina , la mia mascherina, l’ho tolta.

Così , quando la mattina del giorno successivo, uno dei colleghi mi ha informato di aver avuto il risultato del tampone che aveva fatto 4 giorni prima e di essere positivo, la mia certezza sulle norme di sicurezza rispetto a questo nemico invisibile, hanno cominciato a vacillare.

Sono un Magistrato onorario. Stavo andando in ufficio . Un ufficio nel quale ci sono almeno 18 dipendenti ed altri 14 colleghi; un ufficio dove entrano ed escono centinaia di persone.

Ero certa di non aver avuto una vera e propria occasione di contagio .

Eppure nella mia testa si è insinuato il dubbio: E se in quel momento in cui ho abbassato la mascherina fossi rimasta contagiata????

Avrei potuto andare ugualmente in ufficio, avrei potuto indossare guanti e mascherina e ritrovarmi con una decina di cause a sentenza; avrei potuto conservare il mio guadagno, quello connesso al regime di pagamento a cottimo; avrei potuto rimanere distante dai cancellieri.

In fondo era il primo giorno ed in quel giorno non ero sicuramente contagiosa.

Invece ho deciso di tornare a casa e di attivare la macchina prevista per chi , come me, aveva avuto un contatto con una persona POSITIVA al COVID .

Non mi sono sentita nè eroina, nè una persona straordinaria. Ma una persona normale.

Invece , solo per aver richiesto l’accertamento in merito al fatto che non avessi contratto il virus, sono diventata una persona ATTENZIONATA.

Ho ricevuto tante telefonate di persone che erano interessate a me,

Ma ho ricevuto tante telefonate di persone che cercavano la NOTIZIA .

Avevo i sintomi del COVID? Avevo febbre, raffreddore, gusto?

Questo per soddisfare esclusivamente la CURIOSITA’ .

Mi sono dovuta giustificare per aver scelto di essere tranquilla rispetto alle persone che frequento abitualmente.

La mia condotta di vita, che dovrebbe essere normale, alla fine è apparsa come qualcosa di straordinario, come qualcosa che poteva essere legata solo ad un contagio certo e non ipotetico.

Ho avvertito la diffidenza ed anche la paura di doversi interfacciare con me, anche se solo per telefono, come se il virus potesse passare da un cellulare ad un altro.

Un pò ho sorriso; un pò mi sono innervosita.

Non avevo sintomi, stavo bene, mi ero preoccupata di far sanificare lo studio , sebbene ciò non fosse necessario.

Ma ho avvertito il timore delle persone di interfacciarsi con me .

E se questa paura io l’ho sentita nel momento in cui ancora non ero certa di essere NEGATIVA al virus, cosa sarebbe successo, qualora il responso dell’ASL fosse stato diverso?

Io sarei rimasta quella che sono; avrei continuato a considerare le persone allo stesso modo e con lo stesso rispetto.

Ma gli altri avrebbero considerato me in maniera diversa. avrei avuto la colpa di essere stata contagiata dal COVID .

E se non avessi potuto lavorare restando a casa ; se non avessi la collaborazione preziosa di persone senza le quali non sarei quello che sono, avrei dovuto sopportare perdite enormi.

E non parlo di perdite solo economiche ( anche se per tanta gente, queste rappresentano il vero problema) .

In questi 12 giorni ho avuto l’opportunità di sentire altre persone che sono in isolamento fiduciario ad AGEROLA ; qualcuno perchè in famiglia ha avuto o ha un caso di positività; qualche altro perchè, come me, ha pensato di fare una scelta consapevole di protezione verso gli altri .

Mi sarei aspettata che tutti avessero sofferto o stessero soffrendo per il timore connesso alle conseguenze della malattia; invece , il dolore più grande era collegato ed è connesso al senso di abbandono , in ragione di quel distacco che si è creato tra i nostri nuclei familiari ed il resto del mondo.

Chi HA qualcuno in famiglia dedito ad una attività commerciale, ha visto venir meno l’afflusso dei clienti, sebbene

non ci fosse stato e non ci sia alcun contatto tra i positivi ed i titolari dei negozi ; chi HA una attività ricettiva, ha dovuto chiudere i battenti in attesa di quegli accertamenti che, però, le lungaggini burocratiche dilatano nel tempo, favorendo false dicerie .

Siamo stati tutti PRIVATI del diritto all’esercizio del voto, sebbene avessimo trasmesso le richieste e la documentazione necessaria (con grande collaborazione degli addetti /impiegati comunali) , ad ottenere che i presidi appositamente costituiti per la raccolta domiciliare si attivassero, così giustificando i soldi che lo Stato ha messo a disposizione per la loro creazione.

Eppure, la preoccupazione degli altri non è per gli ammalati nè per i parenti, ma è per sè stessi .

Rispetto alle malattie, siamo tutti EGOISTI .

Ciò che ci può nuocere va allontanato.

Ma se la prudenza va bene, l’allontanamento degli altri va evitato.

Allora la conseguenza di ciò che ho vissuto mi porta a scrivere : NON HO IL COVID . Nessuno della mia famiglia HA IL COVID. NON SONO POSITIVA.

Non sarei stata diversa se lo avessi o se lo avessi avuto. Non sarò diversa se lo avrò.

Continuerò ad usare le stesse precauzioni per evitare la diffusione del contagio .

Continuerò ad essere responsabile verso gli altri.

Ma non è vero che tutto è sotto controllo: non è vero che si sta facendo tutto quello che può essere fatto;

Non è giusto che chi sta sperimentando le conseguenze del CONTAGIO resti abbandonato a sè stesso in attesa del TAMPONE; IN ATTESA DEI RISULTATI; IN ATTESA……….

Considerato che stiamo solo all’inizio di un altro periodo buio ( non oso immaginare cosa accadrà quando riprenderanno le lesioni a scuola) , è auspicabile che vengano rivisti i protocolli e si rivaluti la pericolosità del virus e del contagio.

Soprattutto è NECESSARIO che NESSUNO venga isolato.

La malattia non è il prezzo di una COLPA .

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