Sorrento, poche case e troppi b&b: l’appello ai candidati sindaci

Una lettera-appello accorata rivolta ai quattro candidati che si sfideranno alle prossime elezioni Comunali. Lo scrive Salvatore Dare per il quotidiano di Metropolis.

A firmarla è Nicola Esposito, presidente del cda di Ceps, la cooperativa edilizia penisola sorrentina che da oltre vent’anni sognava di poter realizzare una cinquantina di alloggi in località Atigliana: un progetto autorizzato dal Comune di Sorrento ma bocciato dalla giustizia amministrativa dopo un ricorso.

Sos quello di Esposito rivolto ai candidati Mario Gargiulo, Massimo Coppola, Marco Fiorentino e Francesco Gargiulo, affinché si possano accendere i riflettori sul dramma abitativo a Sorrento alla luce pure dell’espansione sul territorio delle strutture extralberghiere che stanno sottraendo appartamenti da destinare al libero mercato. «La casa dovrebbe essere una delle priorità assolute dei candidati a sindaco di Sorrento – scrive Esposito – Perché, secondo noi, non è possibile sottovalutare un problema sociale e politico enorme come questo relegandolo nei meandri di uno scarno e rutinario programma elettorale, senza far comprendere chiaramente ai cittadini elettori le scelte di campo e le possibili soluzioni sul tappeto, per un problema enorme come quello della casa a Sorrento che, sconta una lunga sospensione politica, vista l’impossibilità di avere una casa a costi equi e sostenibili e le autorizzazioni a nuove costruzioni ferma alle ultime cooperative varate nel 1980. La cosa si è incancrenita ulteriormente con l’introduzione della legge regionale sui B& b e delle case vacanze che hanno risucchiato tutto il mercato degli alloggi che da Sorrento si è esteso all’intera penisola sorrentina. Se negli anni Duemila non era ancora possibile trovare un alloggio in affitto, anche se a caro prezzo, da qualche anno la cosa è letteralmente impossibile per la scelta socialmente irresponsabile di molti proprietari di immobili che preferiscono fittare ai turisti le proprie abitazioni a giornate, lasciandole altresì per lunghi periodi vuote, piuttosto che locarle a giovani coppie o a anziani. In questi anni ci siamo fatti parte attiva, rischiando in proprio, con la convinzione che la politica non potesse che sostenerci in questo sforzo titanico di costruire, case a costi equi e sostenibili, rispettanto e utilizzando le leggi esistenti. Ma non è stato così».

Qui il presidente di Ceps indica due strade ai candidati: «La prima è quella di portare in consiglio comunale a stretto giro, una variante al Puc comunale per il piano Ceps e/o per la costruzione di altri 100 appartamenti d’iniziativa pubblica, comunale; la seconda varando un piano di iniziativa pubblica (Peep) in base alla Legge 167/1962, per complessivi 200 appartamenti, da due e tre vani e accessori, come già previsto dal Puc».

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