Si vota e si va a scuola a Settembre. Speranza mette fine a tutti i dubbi

ROMA «Potete scriverlo a caratteri cubitali. Non c’è alcun rischio per la riapertura della scuole e per lo svolgimento delle elezioni regionali e del referendum», garantisce il responsabile della Salute Roberto Speranza, l’esponente del governo da sempre più prudente sul fronte della lotta al Covid-19. E Lucia Azzolina, ministra della Scuola, conferma: «L’anno scolastico partirà. Abbiamo il dovere morale di riaprire, è una priorità assoluta del governo. Certamente è una operazione complessa ma siamo più pronti rispetto a quando la pandemia è scoppiata».
A spingere i due ministri a mettere nero su bianco – proprio nel giorno in cui i nuovi contagi schizzano a quota 845 – l’impegno dell’esecutivo per la ripartenza delle scuole e il regolare svolgimento delle elezioni regionali e del referendum sul taglio dei parlamentari il 20 e 21 settembre, è una nuova sortita di uno degli esperti del Comitato tecnico scientifico (Cts): Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza.
Di buon mattino, ad Agorà, Ricciardi mette a verbale ciò che aveva detto al Mattino due giorni prima: «Elezioni e riapertura delle scuole possono essere a rischio se la circolazione del virus aumenta». E a sostegno della sua tesi, l’esponente del Cts argomenta: «Da noi la curva epidemica si è rialzata poco. Ma in altri Paesi come la Spagna o la Croazia si è rialzata moltissimo. In quei Paesi oggi non si potrebbe votare…».
Apriti cielo. Matteo Salvini parte all’attacco: «E’ irresponsabile ipotizzare rinvio delle elezioni e la chiusura delle scuole, questo terrorismo danneggia l’Italia». Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia chiede al governo «di smentire immediatamente Ricciardi, qui viene minacciata la democrazia». E il governatore ligure Giovanni Toti tuona: «E’ eversivo che un signore non eletto da nessuno possa anche semplicemente ipotizzare il rinvio del voto, è la dimostrazione che il Cts è un’accolita di inetti pericolosi». Anche Italia viva, con il capogruppo Davide Faraone, sale sulle barricate: «Mercoledì il Cts ci spiegava che poteva decidere di non riaprire le scuole. Oggi rilancia: oltre a rinviare l’avvio dell’anno scolastico vuole rimandare le elezioni. Ogni giorno si alza uno e spara. Basta improvvisazione». Scrive Alberto Gentili su Il Mattino
GOVERNO IRRITATO
Una posizione condivisa dal premier Giuseppe Conte e dall’intero governo. I ministri, come aveva dimostrato la dichiarazione di Francesco Boccia mercoledì sera («le decisioni definitive la prende l’esecutivo»), è stufo delle sparate dei tecnici. «Ci troviamo in una situazione imbarazzante e allarmante», spiega un ministro dem, «con Salvini e Meloni che cercano ogni giorno di trovare un punto debole per attaccarci, le dichiarazioni del Cts sono benzina sul fuoco e aiutano opposizione e Regioni nella loro opera di strumentalizzazione e confusione. Ma Pd e Conte sono compatti. La nostra linea è scuole aperte, elezioni blindate, trasporti garantiti. Non ci sono santi».
LA RETROMARCIA
Tant’è, che su espressa richiesta del governo, Ricciardi all’ora di pranzo corre a rettificare: «Non ho mai detto che riapertura delle scuole ed elezioni sono a rischio in Italia. Le scuole riapriranno e si sta facendo di tutto per riaprirle in sicurezza. Parlavo di altri Paesi dove la curva dei contagi si è rialzata in modo preoccupante». E il commissario straordinario Domenico Arcuri, anche lui del Cts, si affretta a confermare la linea indicata dal governo: «L’obiettivo è riaprire le scuole il 14 settembre con il massimo livello sicurezza possibile ed io sono convinto che riusciremo a conseguirlo».
Così, in vista della riapertura, l’Azzolina chiede ai genitori di misurare a casa la temperatura ai figli, fa sapere che la mascherina potrà essere «abbassata una volta seduti al banco». E nega che possa esistere una responsabilità penale per i dirigenti scolastici: «I presidi non devono avere timore. Il Parlamento e il governo hanno lavorato a norme di sicurezza che permettono di evitare di avere dei rischi sulla responsabilità penale e civile, laddove ci fossero contagi sul luogo di lavoro». Ma i dirigenti scolatici restano sul piede di guerra e avvertono: «Senza una norma ad hoc lo stop alle lezioni sarà inevitabile».

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