Scalinatella di Positano . La contesa con Capri

Scalinatella di Positano . La contesa con Capri ne parla oggi Pietro Gargano su Il Mattino di Napoli nelle pagine della cultura di Salerno, sul primo quotidiano della Campania di nuovo la vicenda, trattata più volte da Positanonews
«Scalinatella / longa / longa / longa / longa, / strettulella / strettulella, / addò sta chella / nnammuratella?». Parole brevi, l’una dopo l’altra come gradini; |. Fu un grande successo, «Scalinatella», girò il mondo. I versi erano di Enzo Bonagura (1900-1980), il medico mancato di San Giuseppe Vesuviano, l’autore di altre magnifiche canzoni dalle rime come suoni: la liquida «Sciummo», l’umida «Chiove a zeffunno». La musica la firmò Giuseppe Cioffi (1901-1976), l’arte appresa in conservatorio applicata al facile consumo di una Piedigrotta.
Scritta nel 1948, tempo di macerie, «Scalinatella» diventò un inno al panorama caprese e fu usata per fini turistici. Il collegamento con l’isola azzurra dipendeva dalla citazione del pittore «ca pitta Capri» e «parla furastiero» e ruba all’onesto indigeno l’amore della sciaguratella. E invece no. Molto tempo dopo Roberto Murolo, il suo più grande interprete, svelò che la canzone era stata composta da Bonagura a Positano, guardando la scalinata che mena dalla chiesa madre al mare.
Bonagura era innamorato della costiera, specialmente di quel presepio di mare battezzato Positano-scale dall’attrice Emma Grammatica, non più giovane e stremata dal saliscendi. A ribadire il concetto, scrisse pure «Vienetenne a Positano» con De Angelis (1955): «Oj bella vienetenne a Positano / addò ll’uocchie cu e suonne / ncantate se ponno guardà… / addò se votta o vverde int’ o turchino, / e na casa se ntoppa / cu n’ata ca ncoppa lle sta».
Quando Bonagura poetò, il quartiere a Est sulle rocce del monte Sant’ Angelo, detto città morta, era ancora svuotato dall’emigrazione. Gli emigranti, detti gli andati, prima di imbarcarsi toglievano porte e finestre per evitare di pagare la tassa sulla casa.
Qualcuno raccontò a Bonagura la storia del pittore furastiero? Il primo a catturare sulla tela la luce tagliente era stato il napoletano Vincenzo Caprile che nel 1889 acquistò una casetta in località Chiesa Nuova. Vi trascorse tre mesi all’anno. I pescatori accendevano falò sulla spiaggia per dargli il benvenuto.
Non erano tempi di turismo di massa, però intellettuali di talento si erano già innamorati di quelle meraviglie. Gilbert Clavel, strambo esteta svizzero, da Capri sbarcò a Positano nel 1909. Le scalinatelle gli piacevano, ma mirava più in alto. S’invaghì del rudere di una delle torri costiere alzate all’epoca della minaccia saracena e decise di farne il centro della sua vita e della sua filosofia. Era certo di trovare nella torre l’origine e la spiegazione di tutto. Come i faraoni con le piramidi, approntò una serie di simboli misteriosi. Affidò l’impresa a Mastro Alfonso, «scultore di case», che scavò con la dinamite nove stanze nella roccia e realizzò cunicoli e una galleria sotterranea fino alla spiaggia. «La torre mi ucciderà», ripeteva Clavel, «ma non ha importanza». Finita la costruzione, voleva cambiarla. Non ne ebbe il tempo. Minato, ingobbito, tornò in Svizzera per morirvi, nel 1927. Carlo Knight gli ha dedicato un libro.
Raccontava, la gente, di scorrerie corsare, briganti, preti assassinati, volpi pescatrici, miracoli. Ad esempio, della scommessa con il demonio vinta dalla Madonna di Montepertuso: Belzebù si disse sicuro di trapassare la montagna con una sbarra di ferro, la scagliò con forza, ma non scalfì la roccia; la Vergine tese allora l’indice sinistro e bucò la pietra, come burro. Il prodigio è ricordato dalla festa del 2 luglio. La devozione per la Madonna è forte, testimoniata da edicole sacre a ogni angolo. Le espressioni di Maria sono diverse, con un particolare ricorrente: sotto gli angeli reggenti la corona d’oro, un gruppo di bambini cerca pietruzze sulla spiaggia. La tradizione – contraltare della fiaba di Pollicino – dice che la Vergine ha lasciato i sassolini come traccia per raggiungere la fede. Quando Bonagura poetò forse i devoti scendevano ancora al lido per prelevare pietruzze bucate. Nei momenti di pericolo le pietruzze venivano messe in un bicchiere d’acqua, da bere con la certezza di ottenere la grazia.
Questi, ed altri, racconti ascoltò Bonagura. Non erano ancora arrivati i registi e gli attori, i vitelloni da spiaggia come Capaianca, la moda pronta di Maria Lampo, gli alberghi più belli del mondo. Era ancora vivo Misha Semenof, il pioniere. Morì nel 1952. Lasciò una somma ai pescatori amici affinché ogni anno festeggiassero con un banchetto l’anniversario della sua scomparsa. La gente, che ora sa, dice che tra un sorso alla memoria e l’altro, si canta pure «Scalinatella».

Ma su quale sia la Scalinatella Positanonews ebbe anche una versione inedita Clicca qui per leggerla 

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