Napoli continua inchiesta Covid Center, ombre sulla Regione Campania e rischi per De Luca

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    Hanno visitato gli uffici delle aziende entrate in seconda battuta nel grande affare dei covid hospital. Una mossa per molti versi a sorpresa, passata sotto traccia, che punta a raccogliere tutti i pezzi di una storia che si consuma nel pieno della pandemia. Parliamo degli ospedali modulari, le strutture «chiavi in mano» realizzate dalla Med di Padova, grazie ad un appalto di 15 milioni di euro. Su cosa batte ora la Procura? Dopo aver sequestrato decine tra computer, tablet e telefonini cellulari, la Procura sta analizzando anche i documenti acquisiti in alcune ditte entrate nella trama degli ospedali modulari in un secondo momento. È il capitolo subappalti, aperto in queste ore dai pm che stanno indagando sulle presunte «criticità» emerse in seguito a una primissima attività investigativa, a proposito della gestione delle gare Covid. In queste settimane, sono tre le aziende visitate dall’arma, per i rapporti con la Med di Padova. Appalto al fotofinish, aperto e chiusa in pochi mesi, sull’onda di emozioni collettive differenti: dagli applausi iniziali dei residenti di Ponticelli (che ha ospitato il covid center napoletano), alla perplessità sull’utilità dell’opera.
    Inchiesta condotta dai pm Simone De Roxas e Maria Di Mauro, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, sette giorni fa una sorta di terremoto si è abbattuto negli uffici della Soresa e nella vita di tutti coloro che si sono occupati di questi appalti. In campo i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, oltre 36 ore di perquisizione, tanto materiale finito agli atti. Ipotesi di turbativa d’asta, vengono coinvolti il dirigente dell’Asl Napoli Uno Ciro Verdoliva, il presidente Soresa Corrado Cuccurullo, l’esponente dell’unità di crisi Roberta Santaniello (componente dell’ufficio di gabinetto del presidente Vincenzo De Luca) e il consigliere regionale Luca Cascone, oggi tra i più eletti nella maggioranza di Palazzo Santa Lucia. E dalle carte finora sequestrate emergono riferimenti tutti da esplorare, a proposito dei ruoli svolti nell’appalto milionario. Proviamo a leggere la lettera spedita a maggio dalla Med ai vertici di Soresa e della regione Campania, a firma degli avvocati Andrea Ragone e Massimo Scalfati, a proposito del lavoro svolto e dell’opportunità di modificare il progetto iniziale. Scrivono i legali della Med, in fase di premessa: «Le comunicazioni sono avvenute attraverso una call conference serale; una chat su whatsapp; uno scambio formale di mail». E, sempre in fase di premessa, i legali chiariscono che la «Med si è trovata a collaborare con i seguenti interlocutori Roberta Santaniello, Luca Cascone, Ciro Verdoliva e, per la Soresa spa, il rup del progetto (che non risulta indagato)».
    Dunque, un consigliere regionale interlocutore privilegiato nella trattativa per portare gli ospedali modulari, ma a che titolo? Difeso dal penalista Cecchino Cacciatore, Cascone si sta preparando a sostenere un interrogatorio dinanzi ai pm, tanto da chiedere documenti e informazioni alla stessa Soresa, per poter meglio sostenere il confronto con l’autorità giudiziaria. Serenità e determinazione da parte di Cuccurullo (difeso dall’avvocato Gabriele De Iuliis), di Santaniello (difesa dall’avvocato Bizzarro) e di Verdoliva (assistito dal penalista Giuseppe Fusco).

    Ma quali sono le piste battute dagli inquirenti, a proposito dei covid center? Analisi sulle forniture, sui ventilatori necessari per allestire le rianimazione, ma anche sulla realizzazione dei collaudi e sulle modalità con cui sono stati effettuati i pagamenti. È in questo scenario che la Procura di Napoli punta a passare al setaccio un altro documento ritenuto utile per comprendere i rapporti di forza – ed eventuali warning interni – in seno ai vertici della Soresa. Verifiche in corso sulla relazione inoltrata dall’ex direttore amministrativo Postiglione (che non è indagato in questa vicenda) al presidente dell’organismo di vigilanza (e generale dei carabinieri) Franco Mottola. Qual è il punto? Accertamenti dell’arma sulla tempistica dei versamenti segnata dalla trattativa di urgenza, che non ha riguardato l’acquisto di mascherine e visiere, ma la realizzazione di strutture civili che possono avere anche un carattere permanente.

    Intanto, c’è un altro versante delle gare realizzate durante la pandemia su cui la Procura sta facendo chiarezza. È il caso dei tamponi, che ha visto coinvolti il direttore dello Zooprofilattico Antonio Limone (difeso dall’avvocato Nello Pizza), il suo consulente Pellegrino Cerino (difeso dall’avvocato Emiddio Gallo), e il direttore sanitario del centro diagnostico Ames (difeso dall’avvocato Lucio Majorano).
    Il Mattino

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