Gerardo Sasso e Francesco in Oriente alla ricerca dell’uomo

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Gerardo Sasso e Francesco in Oriente alla ricerca dell’uomo. Come scrive Padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa di Assisi, per il Corriere del Mezzogiorno, è il 1099, in piena prima crociata, che dal Paese più antico della costiera amalfitana parte un frate benedettino per recarsi nel cuore del Medio Oriente, Gerusalemme. Tutti pensavamo fosse stato Francesco, nel 1219, il primo a varcare le porte dell’Oriente con il suo viaggio a Damietta per incontrare il Sultano Malik al-Kamil. In realtà è stato il Beato Fra’ Gerardo Sasso, oltre cento anni prima, ad approdare in Terra Santa. Qui fondò l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, l’attuale Ordine dei Cavalieri di Malta, una comunità monastica dedita alla gestione dell’ospedale per l’assistenza dei pellegrini di ogni fede o razza.

Il benedettino Gerardo Sasso nasce il 1040 a Scala, nel cuore della Costiera Amalfitana, da lì si reca a Gerusalemme dove inizia ad operare nell’ospedale costruito in precedenza da mercanti di Amalfi per accogliere i pellegrini e curare i malati. Per rafforzare l’istituzione da lui voluta, la trasforma in un ordine religioso dedicato a San Giovanni Battista e il 15 febbraio 1113 Papa Pasquale II la riconosce ufficialmente come comunità monastica degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme evidenziando l’importanza del servizio offerto ai pellegrini e ai poveri.

Un ospedale che cura le ferite di musulmani, ebrei, cristiani. Un «ospedale interreligioso» che «protegge» i diritti fondamentali di ogni essere umano e che anticipa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata nel 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Due «frati» che profeticamente aprono le porte al dialogo e alla prossimità con l’Oriente. Due giganti dell’occidente che lasciano una grande eredità: prendersi cura dell’uomo. Francesco lo fa per entrare in dialogo con lui, Gerardo Sasso per fasciargli le ferite.

Nel giugno 1219 Francesco parte da Ancona verso l’Egitto. La sua idea è di vivere tra i musulmani, prima ancora di evangelizzarli. In un periodo di crociate armate è qualcosa di inaudito.

«Né liti né dispute» chiedeva Francesco, affinché i frati si distinguessero dai crociati in armi; soldati che, pur in difesa dei luoghi santi, potevano compiere azioni terribili. Ma soprattutto: «Siano soggetti a ogni creatura umana». Più che l’imposizione di una religione su un’altra, Francesco chiede una soggezione alla creatura umana in quanto tale. Non la ricerca di uno scontro, ma la costruzione di un terreno comune su cui far nascere un’amicizia. Soltanto in questo caso sarebbe stato eventualmente possibile un discorso non divisivo su Dio. Questi atteggiamenti dettati da Francesco indicano due linee guida del suo pensiero: quella della presenza e quella della testimonianza. Non la strada dell’imposizione ma quella della condivisione. L’Assisiate era uomo di pace: quello che egli sognava l’ha dimostrato con la vita e in tutti i modi, raggiungendo il sultano e annunciandogli la pace. Presenza e testimonianza: queste le limpide linee spirituali e storiche di un gesto che non apre la strada a fraintendimenti.

Nel pieno di una guerra, nello stridore delle armi, accanto alla forza distruttrice che portava alla morte, una forza che si ritraeva presentandosi come debolezza faceva breccia nei cuori della gente riportando una speranza per una vita nuova. La stessa breccia che Francesco è convinto di aprire nel cuore dell’Islam. Il sultano Malik al-Kamil doveva già essere stato informato del carisma di quell’umile frate che veniva a predicare rischiando la vita per il suo Dio. Francesco va a parlare col sultano, nessuno sa in che lingua e che cosa si siano detti. Sarà per sempre un mistero. Ma è certo che parlarono di Dio. Del Dio comune di ebrei, di cristiani e di musulmani. E di quel che Francesco, tornato in Italia, cercò di precisare nella sua Regula a proposito dei frati che vanno tra gli infedeli: non attaccare nessuno, non polemizzare, ma restare umili e riservati testimoniando Gesù Cristo.

Ancora una volta è l’uomo ad essere al centro e con lui la costruzione di un terreno comune e umano su cui far incontrare e dialogare culture e mondi diversi. Ecco perché il 3 settembre a Scala, per celebrare il beato Gerardo Sasso, si vivrà una giornata storica con dirette televisive su Rai 1 e Tv 2000 alla presenza di cariche politiche e religiose nonché 120 delegazione dell’ordine di Malta provenienti da tutto il mondo. Mentre cresce l’attesa per l’emissione dei due francobolli disposta dal ministero dello Sviluppo Economico che potranno essere utilizzati per le spedizioni postali.

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