Discoteche chiuse, capro espiatorio per tutto

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Il Governo ha deciso: da oggi discoteche chiuse e addio ai balli anche nei lidi e nei locali notturni. È l’ultimo atto di quella che gli addetti ai lavori bollano come una crociata contro la movida, reputata inutile e pretestuosa, «perché ci si assembra nelle piazze, sulle spiagge, sul lungomare, durante i festival e gli eventi, negli aeroporti e nelle stazioni. Eppure sembra che il by night sia l’unico nemico da combattere».
LE VOCI
Davide Boccazzi di Goccia a Mare è scoraggiato: «Non si comprende perché le autorità vogliano chiuderci ma poi hanno aperto le frontiere. Un controsenso. Io sono un imprenditore serio, rispetto le regole: ho trentuno dipendenti in busta paga e tra fornitori, deejay, addetti al servizio d’ordine, movimento lavoro per circa ottanta persone. Dal 31 maggio ad oggi ho ricevuto 27 controlli, più di quelli che immagino tocchino a un mafioso. Eppure da noi vige l’obbligo delle mascherine, misuriamo la temperatura ai clienti e in oltre mille metri quadri di spazio non accogliamo più di 350 persone. Che cosa devo fare di più per poter lavorare? L’amarezza cresce ancora di più se poi noti che si usano due pesi e due misure». Boccazzi fa riferimento alla notte di San Lorenzo, quando sulla spiaggia libera limitrofa a quella del Baia, «c’erano duemila persone che facevano il bagno, cantavano, suonavano e ballavano». La polizia è arrivata, «ma poi, accertato che la festa non era al Goccia a mare tuona il deejay Mario Nicastro ha girato i tacchi, lasciando che si assembrassero come potevano. Fateci capire allora se il Covid ha un problema con gli imprenditori privati o se invece colpisce tutti, perché la situazione non è chiara». Tra l’altro, continua Nicastro, «non siamo l’Emilia Romagna e non abbiamo discoteche ma solo locali la cui capienza è stata più che dimezzata. Da noi la pista non esiste più, abbiamo solo tavoli. C’è da chiedersi che senso abbia questa guerra contro la movida. I porti possono restare aperti, ma i bar devono chiudere?». La pensa così anche Maurizio Maffei, nome storico del Bogart e oggi promotore di serate itineranti all’aria aperta: «Premetto che non sono salviniano, ma perché si consente l’arrivo di migranti che potrebbero essere portatori del virus e poi si deve dare filo da torcere alla categoria? È evidente che è una scusa sociale. Non credo che possano combattere il virus facendo abbassare le nostre serrande. A questo punto chiudano tutto, perché è brutto oltre che ingiusto essere additati come gli unici responsabili della crescita dei contagi. Facciamo il nostro lavoro responsabilmente, se c’è qualcuno che non rispetta le regole va stanato e punito. Ma non può pagare un’intera categoria per le colpe di qualcuno».
I CONTRIBUTI
Nessuno confida nel ristoro economico: allo stato si parla di 100 milioni di euro, che sono una goccia nel mare, ma che soprattutto, «potrebbero non arrivare mai». I danni, stigmatizza Daniele Avallone, direttore artistico delle Rocce Rosse, sono inestimabili: «Mettetevi nei panni di un imprenditore. Gli hanno consentito di aprire. Ha fatto investimenti legati a una programmazione. E adesso all’improvviso deve chiudere i battenti della sua struttura e mandare le persone a casa. Perché lo stesso pugno di ferro non si adotta nei luoghi pubblici? Basta fare un giro a lungomare. Lì sì che si sono assembramenti e nessuno vigila». Da oggi sarà obbligatorio indossare la mascherina anche all’aperto dalle 18 alle sei del mattino, nei luoghi della movida, ma sul fatto che questo possa scoraggiare gli assembramenti, pochi nutrono speranze. «Se ho ben capito la maggior parte dei nuovi casi sono legati a viaggi all’estero precisa il deejay Ivo Toscano Si spieghi allora alla popolazione perché non in tutti gli aeroporti vengono fatti i tamponi. Forse quest’anno avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di chiudere le frontiere. Era l’unica soluzione per contenere i danni, anziché cercare ora di correre ai ripari così». Armando Mirra del Sea Garden e Dolce Vita non è sorpreso, ma non nasconde la rabbia: «Siamo stati sempre il capro espiatorio di tutto. C’è la droga? Colpa delle discoteche. C’è il bullismo? Colpa dei locali notturni. Ora perfino il virus è da addebitare a noi. La verità è che non sanno come gestire l’emergenza e neppure hanno capito se c’è da preoccuparsi veramente oppure no». Barbara Cangiano Il Mattino

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