Cosa si dice di Tenet il film girato in Costiera amalfitana fra Ravello e Amalfi prepara un’estate 2021 da favola foto

Cosa si dice di Tenet il film girato in Costiera amalfitana fra Ravello e Amalfi  . Ne abbiamo già parlato, questo è il primo film in sala post Covid ed esce oggi , ne parlano le agenzie ma non solo

Le scene nella Divina furono eccezionali, casting a Maiori, poi nella Città della Musica, anche da Positano e Sorrento, tante comparse per la Costa d’ Amalfi, questi luoghi sono straordinari per le scene che vedremo al film e ci apriranno un’estate 2021 da favola. Coronavirus Covid-19 permettendo, ma non crediamo che sia possibile passare ancora un anno con questa pandemia in Campania e in Italia, in ogni caso se tutto sarà risolto in Costiera ci sarà l’over booking e non solo per il cinema, che contribuisce all’attrattiva di queste località.

Un attentato nella sala strapiena di un teatro dell’opera, crepitio di spari, con grande profusione di assordanti bassi, e poi solo cento esplosioni, gas tossici e soldati armati fino ai denti. Questo l’incipit di TENET di Christopher Nolan, blockbuster d’autore per eccellenza, con un pizzico di esoterismo, fine del mondo, e soprattutto sperdimento, quello che coglie lo spettatore di fronte a un film che si mangia il tempo, dove nella stessa scena in parallelo scorrono insieme tempo lineare e passato. E un salto nel passato, pre-covid, il film di Nolan lo fa davvero quanto a copie: ben 700 distribuite dalla Warner da domani. Eppure l’undicesimo film del regista britannico – girato in sette Paesi con un alto livello tecnico (una combinazione di videocamere IMAX e 70mm) e con budget da ben 220 milioni di dollari – dopo tanti rumori inizia con una frase di Henry Miller non da poco: “Viviamo in un mondo crepuscolare”. Una frase tormentone in TENET che ha come protagonisti principali l’atletico John David Washington (figlio di Denzel) e Robert Pattinson alle prese con un perfido magnate russo, Andrei Sator (Kenneth Branagh). Un miliardario con tanto di yacht esagerato che insieme alla sua filiforme compagna, Kat (Elizabeth Debicki), sembra avere in mano i fili del tempo, come la possibilità di far scoppiare la terza guerra mondiale. Di scena comunque in tutto il film il tempo ambiguo, reversibile, con l’acqua del mare che si ritira invece di rifrangersi sullo scafo di una nave che a sua volta naviga al contrario. E questo vale anche per l’auto che dopo essersi ribaltata durante un adrenalinico inseguimento, torna perfettamente integra. D’altronde la reversibilità, la palindromia sta già tutta nel titolo, TENET, solo una delle cinque parole di quel quadrato magico vero enigma che viene dal passato. Ovvero il cosiddetto quadrato del Sator (proprio come si chiama uno dei protagonisti) , ricorrente iscrizione latina (ritrovata a Pompei e poi dipinta anche da Dürer), in forma di quadrato magico, composta da cinque parole, SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS che formano una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra, dall’alto in basso e viceversa. Altri temi forti di TENET, ma non certo inediti per il regista di ‘Dunkirk’ e ‘Batman’: il ritmo, l’adrenalina e sequenze iper-cinetiche con balzi e camminate su e giù per i grattacieli. Per quanto riguarda infine le location, si passa dalla Danimarca all’Estonia, dall’India alla Norvegia, dal Regno Unito agli Stati Uniti fino all’Italia, ed esattamente nelle acque di Ravello con un motoscafo che sfreccia davanti alla costiera amalfitana. Le critiche americane al film sono nel segno di una sfida: “C’è qualcuno che ha capito la trama?”. Ma niente paura: TENET si segue lo stesso e ha davvero un versante esoterico: dopo averlo visto, il tempo non ha più certezze.

Tenet, l’undicesimo film di Christopher Nolan, è da oggi in 600 sale cinematografiche italiane. Per l’attesa dovuta ai suoi tanti rinvii, per la fama del regista e per il fatto che la concorrenza sia quasi assente, è un film di cui si parlerà e che riporterà nei cinema molti spettatori che non ci andavano da mesi. Intanto sono già arrivate molte recensioni: qui avanti un po’ delle cose che dicono, ovviamente senza spoiler.

A volerla dire in poche righe, provando a far la media tra decine di recensioni diverse, di Tenet si pensa che sia un film visivamente potente e intrigante, con ambizioni anche superiori a quelle di Inception ma risultati che secondo molti non sono a quel livello. Un film da 7, perché alterna alcune cose da 5,5 ad altre decisamente da 8, secondo qualcuno da 9.

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Chi non l’ha apprezzato si è detto confuso e spaesato da quel che succede e da come viene spiegato, e ha scritto che il film intrattiene ma non fa emozionare, e si fa quindi dimenticare in fretta (una critica che viene mossa spesso ai film di Nolan). Chi l’ha apprezzato dice che non è poi così importante capire proprio tutto, che bisogna prima godersi il potente e sorprendente spettacolo visivo che è il film e solo dopo, con calma, ragionarci su.

– Leggi anche: Le cose da sapere su Tenet

«L’evento cinematografico dell’anno»
Prima di ogni altra cosa, quando si parla di Tenet bisogna tener presente una cosa: «Tenet», ha scritto Guy Lodge su Variety, «era l’evento cinematografico dell’anno già prima della pandemia, ed è diventato poi una sorta di Sacro Graal: un ignoto e inarrivabile oggetto del mistero, il cui fascino enigmatico cresceva man mano che il tempo passava». Tenet non solo è un film di Nolan – uno di cui basta il nome per far andare le persone al cinema, spesso mettendo d’accordo pubblico e critica – ma anche un film che arriva in un periodo unico, portandosi dietro nel bene e nel male grandissime attese e aspettative.

«Meglio per immagini che per parole»
Sul New York Times, Jessica Kiang ha scritto: «Per una volta, la crescente attenzione al non fare spoiler è la mia fortuna, perché mi assolve dal dover anche solo provare a spiegare una trama così contorta che è meglio non occuparsene». È d’accordo Lodge, secondo cui il film è «contorto, più che complicato», e le premesse «si possono spiegare molto meglio per immagini che per parole». Leslie Felperin dell’Hollywood Reporter ha scritto: «Ho visto il film due volte, e ancora sono confusa su quello che succede e sul perché».

«Non cercare di capirlo»
Si può dire, comunque, che Tenet è un film di spionaggio e d’azione alla “James Bond”– il protagonista gira il mondo cercando di volta in volta qualcosa o qualcuno, per impedire a qualcuno dal fare qualcosa di molto brutto – ma che c’è anche della fantascienza, che riguarda la fisica e che è di certo meno immediato da far passare rispetto al “sogno dentro un sogno dentro un altro sogno” di Inception. Quasi nessuno sostiene che le spiegazioni tecniche di quello che sta alla base del film siano chiare ed esaurienti (per Inception lo dissero invece in molti). I critici sono divisi tra chi dice che non sia un problema – e spesso lo fa citando una frase del film: «Non cercare di capire, segui il tuo istinto» – e chi invece ritene lo sia, e pure grande.

– Leggi anche: Prima e dopo Inception

«Sai cos’è un freeport?»
Dentro Inception, Nolan aveva usato spesso i personaggi del film per spiegare agli spettatori – mentre se le spiegano tra loro – cose poco chiare o immediate della trama. Una buona parte del film poteva essere vista quasi come il tutorial di un programma o di un videogioco. Nolan lo fa anche in Tenet, ma come ha fatto notare Lodge, a volte la tecnica risulta forzata, altre non particolarmente utile. Su Deadline, Adam Smith ha parlato di «dialoghi pesantemente esplicativi che potrebbero non piacere a molti spettatori, ma da cui i fan di Nolan potrebbero voler partire per provare a decodificare il film, dopo diverse altre visioni». C’è pure chi ha scherzato sul fatto che il film potrebbe fare buoni guadagni proprio grazie a chi, volendolo capire a pieno, tornerà a vederlo più volte. Cos’è un freeport, comunque, dal film si capisce bene; e no, non conta come spoiler.

«Una scatola magica, vuota»
Scrivendo per Vulture, Christina Newland ha concordato con le critiche alle «tediose scene che spiegano le cose» e che «confondono gli spettatori fino a farli sprofondare nell’indifferenza e poi nella noia», ed è andata persino oltre, senza nemmeno apprezzare le parti puramente visive (per spiegare l’efficacia e la complessità delle quali servirebbe fare almeno un po’ di spoiler, cosa che quindi eviteremo). Secondo Newland, infatti, dopo un po’ «le scene d’azione iniziano a diventare aggressive, rimpiazzando la novità con il bombardamento sensoriale».

«Coraggiosamente bello»
Nella gran parte dei casi, sia i critici critici che quelli che hanno ben recensito Tenet concordano che sia una fortuna poter vedere un film così – girato in pellicola da 70 millimetri e per gran parte in pellicola IMAX – al cinema. Come ha scritto Lodge, è un film «grande, coraggiosamente bello, grandiosamente ammirabile, che va in soccorso di quegli spettatori che cercano lo spettacolo di un film muscoloso e fatto per essere visto in grande stile». Già dalle primissime scene, infatti, i suoni e le immagini sono grandi e potenti e ricordano, come ha scritto Kiang, la peculiarità e l’importanza della cinematic scale, la “grandezza cinematografica”.

«Rapine, inseguimenti, bombe e ancora rapine»
I tanti che al film hanno dato la sufficienza o non molto più della sufficienza, dicono che tolta la fantascienza – e le sue implicazioni teoriche e visive – il film è solo un film di spie, nemmeno particolarmente originale. Una volta tolte le cose più da fantascienza, ha scritto Kiang, «Tenet è una serie di scene generiche: rapine, inseguimenti, bombe e ancora rapine». Sempre secondo Kiang il film è «imponente sotto ogni punto di vista, tranne che per quanto riguarda i temi trattati», perché «è di certo apprezzabile, ma la sua frastornata grandiosità serve solo a evidenziare la fragilità dovuta al suo voler essere così cervellotico».

In un articolo intitolato “Tenet smarrisce le sue interessanti premesse in un deludente thriller di spie”, l’Economist ne ha parlato come di un «raffinato ma poco originale film alla James Bond», e ha aggiunto che «è pieno di registi in grado di fare un film di spie» (l’articolo cita per esempio le saghe di Bourne Identity o di Mission: Impossible) ed è un peccato che ci si sia dedicato anche Nolan in quello che «dà l’idea di essere uno spreco del suo grande talento e del suo singolare punto di vista».

«Difficile da amare»
Kiang ha anche criticato il film perché «stuzzica i sensi, ma non fa battere il cuore» (una critica mossa anche ad altri film di Nolan, in passato) e un’idea simile l’ha espressa Felperin secondo la quale Tenet è «facile da ammirare ma difficile da amare». Gli aggettivi “cerebrale”, “freddo” e anche “distaccato” si trovano in più di una recensione.

«Come un sermone»
Mike McCahill di IndieWire, autore di una delle recensioni che salvano meno cose nel film, ha scritto che è «come un sermone pronunciato su un monte da un salvatore che parla solo per severi e prolissi enigmi. E in cui ogni tipo di fascinazione viene appiattito da qualsiasi successiva domanda».

«Una spettacolare messa in scena di qualcosa di davvero originale»
Nonostante i tanti appunti fatti a Tenet, molte recensioni salvano comunque molti aspetti del film. Quasi tutte apprezzano e ammirano certi risultati tecnici, come la bellezza e la precisione della fotografia, della colonna sonora, l’audacia di certe scene e l’efficacia degli attori: in genere tutti bravi, a cominciare dal protagonista John David Washington. Jason Gorber di SlashFilm ne ha parlato come del «film più nolaniano di Nolan», in cui il regista «porta fino a 11» tutto quel che lo contraddistingue.

Una critica più elaborata l’ha fatta Gabriele Niola, che su Twitter ha scritto: «È incredibile quanto un film complicato come Tenet sia anche così sempliciotto e banale nelle interazioni e in alcuni passaggi per nulla precisi o sofisticati. Ma è ancor più assurdo come nonostante questo regga e tenga tesa forse la trama più spaccacervello della sua carriera». Nella recensione scritta per Bad Taste, Niola ha scritto: «Tenet è una gioia, una spettacolare messa in scena di qualcosa di davvero originale […]. È un piacere grande e anche se stavolta dura solo il tempo della visione, senza rimanere impresso come accadeva ai suoi film migliori, lo stesso c’è da levarsi il cappello di fronte alla maestria artigianale di questo regista».

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