Castellammare, mille in piazza per il carabiniere picchiato

Castellammare di Stabia ( Napoli ) «È un piccolo segno, sapevo che non era facile. Ora non fermiamoci qui». Monsignor Francesco Alfano, vescovo della diocesi di Castellammare e Sorrento, guarda alla piazza che già si è svuotata, attorno alla Cassa Armonica in Villa comunale si sono riunite poco meno di mille persone. La manifestazione Noi siamo di più doveva essere la risposta della città alla violenza che si era consumata in strada una settimana prima, ai danni del carabinieri Giovanni Ballarò. Invece molti non hanno sentito l’esigenza di esserci, in tanti hanno preferito guardare le dirette social, molti altri non sapevano o avevano impegni più importanti. Presenti in modo compatto invece le forze dell’ordine all’appuntamento voluto dalla Chiesa. C’era il tricolore sulle giacche di nove sindaci arrivati dal comprensorio per dare la loro solidarietà: Vico Equense, Meta, Sant’Agnello, Portici, Ercolano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Santa Maria la Carità e Casola. Non c’erano i giovani, le associazioni, il mondo del volontariato se non in piccola parte. In tanti ascoltano attenti, applaudono agli uomini in divisa, alle parole di incoraggiamento per il futuro. Ma quel futuro Castellammare l’ha perso oggi. Tra le pretese di essere una Capitale della Cultura che continua a specchiarsi in se stessa senza aggiungere nuovi contenuti.
LA TESTIMONE
Tra i pochi giovani presenti c’è Maria che la sera del 31 agosto era appena uscita dal bar con l’amica e ha assistito alla lite per motivi di viabilità e all’aggressione del branco. «Quello che nessuno ha detto è che prima che tutto ciò accadesse un gruppo di cittadini aveva evitato che la lite di viabilità degenerasse, tante persone sono intervenute per calmare gli animi fino quando non è arrivata una persona che ha aggredito tutti e ha fatto esplodere la violenza. Quella sera – conclude Maria con gli occhi carichi di rabbia – non c’era nessuno a cui chiedere aiuto. E quando è scoppiata l’aggressione siamo rimaste impietrite». E proprio ieri un altro componente della gang che ha ferito il carabiniere intervenuto in piazza Principe Umberto si è costituito. Si tratta del 23enne Michele Staiano, componente della gang che proveniva da Santa Caterina, assistito dagli avvocati Giovanni Sicignano e Giuliano Sorrentino. Anche lui come gli altri ha confessato e chiesto scusa per il pestaggio.
I POLITICI
«Questa è la Castellammare che voglio amministrare: quella delle parrocchie, delle associazioni del volontariato. Investiamo nella cultura – rilancia il sindaco Gaetano Cimmino – combattiamo l’ignoranza dilagante». Tra le autorità presenti anche il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia: «Ho sentito Ballarò e mi ha detto di voler tornare in servizio quanto prima – spiega – La sua voce era carica di energia e mi ha detto rifarebbe quel gesto altre cento volte. Chi si è reso responsabile di quelli atti incresciosi è stato assicurato alla giustizia e pagherà, noi oggi dobbiamo rilanciare l’immagine della cultura con Castellammare Capitale». Tra la folla anche parte dei consiglieri comunali stabiesi, il deputato di Italia Viva Catello Vitiello e Carmen Di Lauro del Movimento Cinque Stelle. E intellettuali che credono nella rinascita della città: «Questa è una prova che non fermerà la città – spiega Luigi Vicinanza – gli elementi di violenza urbana unificano nord e sud. Oggi a Castellammare manca la consapevolezza del ruolo storico che ha ricoperto nel Mezzogiorno». Fiorangela d’Amora
Giovanni, Daniele, Nunzia, Natalina, Genoveffa, Alessandro sono solo alcune delle persone che convintamente ieri sera erano in Villa per dire il loro no alla violenza. Sono arrivati qualche minuto prima, curiosi di assistere a una manifestazione di coraggio e amore verso la propria terra. «Siamo qui per dimostrare che siamo contro ogni forma di violenza e che la città vuole la prosperità. Non ci sono colori politici in questa piazza, solo l’intenzione di dire che siamo gente perbene». Giovanni indossa la mascherina e il logo del sit-in Noi siamo di più; a pochi passi da lui c’è Daniele, arrivato con la bimba per giocare in Villa e ascoltare. «Quelle immagini sono una vergogna anche perché si collegano a tanti altri episodi di violenza avvenuti giorni prima. Chi oggi non c’è qui dovrebbe interrogarsi». La paura che possa succedere ancora aleggia tra i presenti, in maggioranza tra la folla ci sono genitori e nonni, tutti preoccupati per i giovani che la sera escono proprio in Villa dove è avvenuta l’aggressione. «Non ci vogliamo arrendere – spiega Carolina – come mamma e nonna. Vorrei si tornasse ai miei tempi quando qui si viveva benissimo, senza paura di niente».
LE STORIE
Genoveffa ha una figlia arruolata nell’Arma dei carabinieri e arriva da Santa Maria la Carità. Assieme alle amiche Natalina e Nunzia sono tra le prime a raggiungere il luogo dell’incontro. «Sa quanti sacrifici fanno i figli per lavorare e raggiungere un obiettivo? – spiega la donna – e poi vedi gente imbestialita che non c’è motivo che esista. Bisognerebbe ricominciare dall’educazione e dal rispetto che non c’è più».
I volti puliti e sorridenti sono i più belli perché traspare il desiderio e la speranza che qualcosa stia cambiando. Alessandro da poco è emigrato al nord per lavoro, ieri era in Villa perché la sua Castellammare la ama e odia. «Sono sceso qualche giorno prima per essere qui oggi – spiega – quelle immagini fanno male anche a tanti chilometri di distanza. Spero che questo sia un punto di partenza vero e concreto». Tra i cittadini preoccupati come Clemente («Quello che succede il weekend è incredibile, incredibile vivere senza controllo») ci sono anche i sindacalisti che hanno combattuto perché le fabbriche non chiudessero e con esse le speranza di lavoro per migliaia di giovani. «Dobbiamo fare uno sforzo comune per ripartire – spiega Matteo Vitagliano della Cisl – chi è qui oggi può e deve fare uno sforzo in più».
LE ISTITUZIONI
Nove sindaci presenti del comprensorio sono certo una risposta forte della politica, solidale e presente. «Più uniti, più forti» commenta il sindaco soddisfatto per il sostegno dei Comuni vicini e per la presenza massiccia delle forze dell’ordine. Ai carabinieri, polizia, Guardia di finanza e Capitaneria è andato più volte l’applauso della piazza. «Questi uomini non possono prevenire i crimini – ha detto al microfono il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia – ma la loro presenza è forte e c’è la massima attenzione anche del governo su una città che non deve diventare simbolo dell’aggressione ma rivalersi sulle proprie caratteristiche naturali e storiche». A don Salvatore Abagnale, anima dell’iniziativa e motore delle speranze dei presenti era toccato il compito di aprire il dibattito: «Vorrei ringraziare le forze dell’ordine per la loro vicinanza e Giovanni che non si è girato dall’altra parte, non si è messo la mascherina dell’indifferenza ed è andato via – ha detto il parroco dalla Cassarmonica scatenando un lungo applauso – Noi siamo di più non è separazione tr ai buoni e i cattivi. Siamo di più come uomini e donne, come città, anche rivolgendoci ai ragazzi che si sono macchiati di una brutalità che fa spavento, loro sono di più di ciò che hanno dimostrato e di loro ci prenderemo cura». IL Mattino

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