Silvestro Montanaro, un giornalista come pochi

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Silvestro Montanaro, un giornalista come pochi. Sono triste per la morte di Silvestro Montanaro, giornalista televisivo 66enne di grande umanità e conoscenza. Aveva iniziato a scrivere su Paese Sera e su L’Unità nel 1989. Si era poi interessato molto alla camorra e alla mafia ed aveva collaborato con Michele Santoro alle varie trasmissioni “Samarcanda”, “Il rosso e il nero”. “C’era una volta” e “Dagli Appennini alle Ande” furono da lui condotte in TV. Il vero capolavoro di giornalismo d’inchiesta di Montanaro fu il documentario “Ombre Africane”, dove impiegò alcuni mesi tra Burkina Faso, Costa d’avorio, Liberia, Libia e Sierra Leone per sviscerare una delle storie più tristi del continente africano. In quel documentario Silvestro comprovò gli orrendi legami tra i servizi segreti statunitensi, francesi, libici e liberiani al fine di sbarazzarsi del più nobile e onesto capo di stato africano del XX sec.: Thomas Sankara. La RAI, come al solito, trasmise ad orario notturno impossibile quello stupendo documentario d’inchiesta e come ben servito non chiamò più Montanaro per altri servizi giornalistici. Montanaro era una rara voce libera nello squallido scenario del giornalismo italiano, uno dei più asserviti e capziosi in Europa. Silvestro fece della vicenda dell’assassinio di Thomas Sankara una missione professionale ed umana. Quasi una questione di vita o di morte per il raggiungimento della vera verità. Ho incontrato di persona Silvestro solo due volte nella mia vita, ma sono sempre stato con lui in contatto sui social e per telefono. L’uomo mi ha colpito ancora di più del giornalista. Una persona per bene, senza retorica né piaggeria in un panorama di squallidi lacchè. Per capire chi fosse Montanaro pubblichiamo una lettera che scrisse solo qualche mese fa alla figlia. Un documento commovente, oserei dire un testamento morale. Questa lettera andrebbe letta in tutte le aule scolastiche d’Italia. Ciao Silvestro, mi mancherà tanto l’affetto amicale e fraterno che riuscivi a trasmettermi anche solo per telefono o per computer.

 

Di Silvestro Montanaro
dedicata alla figlia Sole

“Non primeggiare. Non farti prendere dall’affanno volgare e crudele di essere in testa a tutti i costi. Questa corsa che ti propongono offre solo medaglie di latta e solitudine.
Sii piuttosto te stessa. Dai sempre il meglio di te. E se scopri di essere sola avanti, volta la testa e il cuore. Aiuta chi è rimasto indietro. Non c’è miglior traguardo di quello raggiunto insieme a altri, a quelli che ami.
Attraversa i confini. Quelli della terra e quelli dell’anima. Conoscerai sempre e comunque altre donne e altri uomini, mille sogni in comune, mille differenze che colorano il cielo. Apprenderai a fare i conti innanzitutto con te stessa, i più difficili. I più onesti.
Spezza il pane con chi non ne ha. Quello che ti resterà avrà un sapore straordinario, quello dell’amore dell’altro che è l’altra faccia di te stessa.
Sii parte e figlia di questo nostro piccolo pianeta. Che tutto del nostro mondo ti riguardi, perché è la tua casa. Proteggilo, amalo, come fosse la tua stanzetta. Sii cittadina del mondo perché l’unica vera patria è la Terra e le donne e gli uomini, le piante e gli animali che la abitano.
Studia. Leggi e informati. Sapere è poter decidere, l’arma più potente di una cittadina del mondo che vuole cambiarlo e farlo più bello e più giusto. E diffondi, umilmente, il tuo sapere. La peggiore offesa possibile a chi grazie all’ignoranza priva di felicità tanta parte dell’umanità.
Sii felice. Vivi pienamente la tua vita. Non esserlo però mai del tutto fino a quando un’altra sola donna, un altro solo uomo, soffriranno l’ingiustizia. Non si può essere felici mentre una parte del mondo, quindi una parte di te, versa lacrime sotto i colpi dei prepotenti.
Odia. Urla la tua rabbia. Contro ogni orrore, contro i bugiardi, contro chi inganna il mondo, contro chi lo sottomette all’egoismo di pochi. Contro l’indifferenza che è il cemento velenoso di ogni ingiustizia.
Ama. Ama tanto. Ama chi ti pare, ma con tutto il cuore possibile. Un amore vero, non quello delle favole bugiarde. Amare significa star bene e cercare il bene di chi ami.
Sii donna. Quindi non essere sottomessa, servile, bella come vogliono loro. Mai meno di un uomo.
Sii fiera. A testa alta. Da’ e pretendi rispetto. Non esser mai madre dell’uomo che amerai, se amerai un uomo, perché un uomo che ti chiede questo non ama. Sii due in uno, in una relazione. Mai una sola persona. Quella è solo una gabbia, apparentemente dorata, ma sempre una prigione in cui soccombere.
Sii libera. Mai ti pesi la solitudine dei giusti e degli onesti. Ti farà compagnia la certezza di te, le mani che avrai afferrato e salvato, i sorrisi dei tanti che come te resistono alle infamie dell’egoismo di chi opprime il mondo e la loro capacità di sognare un mondo diverso. Che è possibile. Necessario. Semplicemente umano.
Con tutto l’amore possibile”.

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