Sant’Egidio del Monte Albino celebra Aniello Califano foto video

Nella corte di Palazzo Ferrajoli  a Sant’Egidio, il 17 e il 18 luglio 2020, una due giorni di musica, poesie e canzoni dedicate ad Aniello Califano. Vediamo in questa raccolta di scritti chi era Aniello Califano.

Generico luglio 2020

Vincenzo De MArtino scrive nel suo libro Il Marmo Segnato : il poeta sorrentino Aniello Califano, conosciuto all’anagrafe di questa Città al nome di Agnello Michele Califano, che ha scritto  nell’anno 1915 (anno di entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale) la famosissima canzone “O surdato ‘nammurato” canzone che ha commosso le generazioni che hanno subito le devastazioni delle guerre e che fanno felici i tifosi del Napoli Calcio quanto la intonano dopo ogni vittoria calcistica della squadra napoletana. E’ questa una poesia-canzone di dimensioni internazionali che merita .una dovuta attenzione da parte di chi si occupa di eventi e manifestazioni culturali\musicali in quanto nel 2015 sarà celebrato il centenario della stessa (1915-2015). Il testo della canzone è frutto di quella musa poetica sorrentina, della sensibilità poetica di un sorrentino di nascita ed è pertanto un obbligo delle nostre Istituzioni awiare con anticipo le celebrazioni di questo centenario che sicuramente avrà dimensioni internazionali. Mi corre l’obbligo di scusarmi anticipatamente per eventuali inesattezze che mi potrebbero venire segnalate. Se il nome o le gesta di un uomo vengono incise nel marmo è segno che il suo ricordo resterà per sempre. 

LA POESIA DI ANIELLO CALIFANO  Surriento 1901
versi Aniello Califano – musica E. di Capua
Surriento e nu paese affatturate
Surriento e nu paese ncantatore
E solamente chi nun tene core
E stu ciardino se ne po scurdà.
Ah Surriento delizia d’o munno
Chi te vede rummane ncantato
St’aria bella,stu mare affatate
Manco cielo se ponno truvà.
Surriento e’ o nivo d’e guaglione belle
E tutto sentimento e puisia
Addo nascette amore e simpatia
Malinconia nun nce pe rignà
Ah Tramuntano bello, chi chi s’affaccia
A fora e sti balcune e guard’a mare
Nu sogno e fantasia tutto le pare
E penza o Paraviso che sarra?

Tra i figili di questa terra che sono rimasti nella storia e rimarranno nella storia sia della poesia ma . PI mc1pal.mente
nelle. canzoni napoletane un posto di riguardo spetta ad Aniello Califano. nasce a Sorrento il 19 gennaio 1870; suo padre Alfonso Califano, propietario terriero in quel di S.Egidio del Monte Albino sua madre la nobildonna Rosa Rispoli,
della famiglia Rispoli proprietaria dell’albergo Rispoli in seguito divenuto Gran Hotel Vittoria in Piazza Tasso.
Fin dalle scuo􀁵e elementari Aniello già manifestava la sua vena poetica esibendosi saltuariamente durante feste 111 casa dove improvvisava e declamava poesie. Suo p􀃽dre Alfonso, anch’esso appassionato di poesie dialettali gli procurava, nelle sue andate a
Nap􀃾h, volun11 d1. poesie di Di Giacomo, Russo ed altri acclarati poeti dialettali napoletani. Negh anm a seguire dal 1􀁴7 Aniello Califano si trasrerisce a Napoli per ultimare i suoi studi ma la vita frenet1 ca della citt􀃿 napoletana lo porta a frequentare caffè, trattorie, dove fa anche incontro con 11 poeta Ferd111ando Russo, numerosi poeti e musicisti dell’epoca.

Grazie all’aiuto economico della ramiglia incomincia pubblicare le sue prime poesie e continua la sua ascesa nella vita mondana napoletana frequentando e corteggiando sciantose dell’epoca attirate anche dalla disponibilità economica di Aniello. Sembra che Aniello di tanto in tanto ritornasse dalla propria ramiglia dove conobbe Stella Pepe, donna di compagnia della madre, con la quale ebbe una relazione e dalla stessa nacquero quattro figli, ma non si sposò anche perche la Stella Pepe, aveva avuto già due matrimoni alle spalle e per due volte era rimasta vedova. Intanto la popolarità di Aniello Califano cresceva di continuo grazie alle sue opere sia negli ambienti musicali che poetici. Nel 1915 le vicende belliche alle porte risvegliarono gli animi poetici delle canzoni patriottiche e
lo stesso Califano nell’anno 1915 scrisse circa undici canzoni tra le quali la famosissima ‘”O surdato ‘nnammurato”. Successo rulmineo per la canzone che ru interpretata e cantata nelle trincee e carè chantant. Sembra che alla fine della I guerra mondiale con l’avvento del fascismo la canzone sia stata in qualche modo messa all’indice. Quattro anni dopo Aniello Califano in seguito, forse, a causa di una inrezione alla gola, passa a miglior vita, in quel di S.Egidio del Monte Albino. La morte del Califano ru attribuita dai paesani al vaiolo e ci furono difficoltà per il suo seppellimento in quanto molti si rifiutarono per paura del contagio. Fu un colono delle terre di proprietà Calffano che si occupò della sepoltura, bruciando alla fine della stessa il carro con il quale aveva trasportato la salma, nonché gli indumenti ed i mobili della casa dove aveva finito la sua esistenza terrena Aniello Califano. Il suo nome rimane nella storia della nostra Città occupando un posto da titolare. Un titolare che con i suoi versi della celebre canzone “‘O surdato ‘nnammurato” riempie di gioia lo stadio S.Paolo a Napoli in occasione di ogni vittoria della squadra partenopea. Una canzone di guerra e di sofferenza divenuto un inno di gioia e di speranza che nel 20!5 vedrà il suo centenario. La città di Sorrento dovrà assolutamente rendere omaggio a questo suo concittadino ed alla sua canzone. Di una cosa sono certo, il testo della canzone, poesia eterna, creato da Aniello Califano, sorrentino di nascita, nei registri all’anagrafe di questo Comune, dovrà essere segnato nel marmo per rimanere ai posteri la riconoscenza e l’ammirazione del popolo sorrentino.

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Nino Cuomo racconta :

􀁘itando il cimitero di Sorrento, al primo ripiano, snl lato destro, si nota – da lontano – il sepolcro del grande ottocentista
russo, Silvesrer Scedrin, morto qui nel 1 830. Adiacente, sulla destra, s’incontra, con un ornamento di alloro in bronzo,
una nicchia sul cui esterno si legge: “Aniello Califano, il poeta di Sorrento, riposa accanto a mamma sua” epigrafe dettata da
Libero Bovio. Nato a Son·ento il 19 Gennaio 1 870, da Alfonso (ricco possidente) e da Rosa Rispoli, la cui famiglia era proprietaria
dell’Hotel Rispoli, da cui ebbe origine l ‘odierno Exceksior Hotel Vittoria, Aniello, per seguire i desideri del padre, si avviò
agli studi di ingegneria e per tale scopo si trasferì a Napoli. L’animo del giovane Califano, però, non era fatto per le materie
tecniche, era animo di poeta e traspmtato dai suoi ardori, rinunziando agli studi di ingegneria, si tuffò nella bella vita napoletana
e diede sfogo al suo estro poetico, divenendo presto uno dei più ricercati per la canzone napoletana. Fu un poeta prolifico, tanto che, nell’edizione del l 9 1 6 della Piedigrotta Gennarelli, si legge che, volendo enumerare le canzoni scritte da Aniello Califano una pagina della rivista non sarebbe stata sufficiente, aggiungendo che “Egli è il più popolare poeta partenopeo. Non vi è un nome femminile che Aniello non abbia cantato; non vi è un vicolo di Napoli che egli non abbia citato nelle sue in numerevoli canzoni”. Era dotato di un’eccezionale ricchezza d’ispirazione, tanto che, un giomo (nel 1907), si trovò all’Hotel Tramontano, dove si recava spesso a far visita al proprietario Guglielmo Tramontano, suo amico, che era anche il Sindaco di Sonento e fu protagonista di un episodio particolare. Ovviamente era presente Giambattista De Curtis, ma trovò anche Salvatore Gambardella (autore di molte famose canzoni napoletane) ed altti amici della posteggia e della musica napoletane. Don Guglielmo lo stuzzicò facendogli notare come il De Curtis, che non era sonentino, era l’autore dei versi di “Toma a Surriento” che aveva già raggiunto grande successo e lui che lo era, non aveva prodotto una canzone degna dell’altra. E Aniello Califano non accettò, neanche per scherzo, la contestazione e rivoltosi a Gambardella, gli disse: “Salvato’ scrivi” e dettò i versi di una grande canzone (musicati dallo stesso musicista), “Serenata a Suniento” :
Surriento gentile, suspire d’ ammore, delizia ‘e stu core tu sì ‘nu buchè! Surriento, Surriento! So’ffatte pe ‘ ‘ncanta ‘ ‘stu cielo, ‘sti ciardine . . . chest’aria, ‘sti marine!

E per un paio d’anni la nuova canzone di Califano e Gambaroetta superò quella dei fratelli De Cmtis! I grandi amori di Aniello Califano furono Sorrento e le donne! Se ho riferito innanzi che non vi era nome di donna che da Aniello non fosse stato . . . cantato, ve ne sono alcune, apparentemente, anonime, come 1A Surrentina Nc e sta 1 na Surrentina a parte d’o mercato, ‘nu piro sceruppato
􀏬na cosa ‘a mbalsama ‘ Ma la sua vita spensierata, lontano da San Lorenzo, dove vivevano la moglie ed i figli, doveva pure aver fine. Una notte sognò il padre, che era mmto qualche anno p1ima, che lo rimproverava del suo modo di vivere e lo sollecitava a rientrare
in famiglia, perché a h re ve l’avrebbe raggiunto. Ani ello rimase scosso, scrisse l’ultima sua canzone, “Tiempe belli”, che consegnò
subito all’ editore Feola e ritornò in paese. Dopo poco tempo fu attaccato dal vaiolo (pare a seguito di un viaggio a Roma, per  consegnare alcune sue composizioni al presidente Wilson in visita in Italia) e morì isolato per paura del contagio.
Era il 20 febbraio 1 9 1 9 e, dopo quattro anni, 1′ 1 1 Novembre 1923, i suoi resti mmtali furono trasferiti a Sorrento da San
Lorenzo, per iniziativa di Saltovar (Silvio Salvatore Gargiulo), coetaneo ed amico, con un apposito comitato di cui esponente
vivo era l’ altro suo amico, l’ex Sindaco Guglielmo Tramontano, sostenuti dal Sindaco avv. Lelio Cappiello, che 1iuscì
ad otteneme le spoglie, rivendicandole per la sua patria. “Il Mattino” di Napoli, nella cronaca del 14- 1 5 Novembre
1923, dava notizia dell’evento: “Una mattinata d’aprile, sorta come d’incanto sotto un terso e pmissimo cielo opalino, accolse
Domenica 1 1 corrente, le preziose ceneri del geniale poeta sonentino Aniello Califano. Semplice come l’anima del poeta
si è svolta la commovente cerimonia. Nella navata principale del Maggior Tempio di Sonento, sopra di un artistico catafalco
cope1to di fiori, è stata deposta l’urna in mezzo ad una grande corona d’alloro colla scritta ‘ Sorrento al suo Poeta Ani ello Califano’.
Circondavano il tumolo altre splendide corone: quella della vedova, dei figli e del genero Gaetano Citarella, del cav. Fiorentino cugino dell’estinto, del Municipio di Sonento, del comm. Guglielmo Tramontano, del Circolo dei commercianti ed una branche di garofani rossi di Silvio Salvatore Gargiulo al suo indimenticabile amico . . . ” Nel 1953, il Comune di Sorrento, nel costmire la strada che,
a valle, pone in comunicazione via Coneale con via Rota, la dedicò a questo suo illustre figlio in considerazione della sua
panoramicità di fronte a quelle bellezze della natura alle quali il poeta si era ispirato per descrivere la sua Sorrento. Ed, all’inizio
di essa (sull’esterno dell’edificio Correale, che ospita il Museo), furono posti i versi Surriento è nu paese affatturato
Surrtiento è nu paese ncantatore, E solamente chi nun tene core E stu ciardino se ne po’ scurdà. Nel 1 979 un nipote di Califano, ministro nel Governo Carter degli USA, venendo a Sorrento, per visitare la patria dei suoi avi, volle farsi fotografare vicino alla lapide della strada. Infine, nei primi anni ‘ 80 il Comune di Sorrento patrocinò il premio di poesia intitolato ad Aniello Califano!

Generico luglio 2020

Il 9 Maggio 1979 Sorrento ebbe una visita illustre: il ministro per la sanità, l’ istrnzione e gli affari sociali, dell’Amministrazione
USA del Presidente Carter, Joseph Califano. Avvocato famoso ed uno dei ministri più potenti degli USA, era venuto in Italia
per incontrarsi con i Ministri Giovanni Spadolini e Timi Anselmi ed aveva espresso il desiderio di visitare la tena dei suoi
avi. Egli era nipote di Aniello Califano, il “poeta di Sonento” (noto anche come l’autore de ” ‘O surdato nnammurato”) e suo
nonno, Giovanni, era partito da Sonento decenni ptima, come cuoco. Durante il suo soggiorno (al G. H. Riviera) fu accompagnato
dal Console USA a Napoli e fu lieto di leggere la lapide marmorea, affi ssa con la poesia-canzone “Serenata a Surriento”, vicino a quella che intitola la strada a lui dedicata.

silvio salvatore gargiulo saltovar :

Gargiulli, .G aspare Di Martmo, ecc.). . . . . : d” « 1- r i articolari rapporti d1 am1c1zia e I . . . co
leg􀃣::,􀃢:􀃡:a:to :uello ad_ Aniello Califano che definisce «anema
gentile d’o chiù che amzco mw: frate».
. . ‘Int’ ‘o cchiù bello, ‘a dint’ a stu czardmo
addò se sfizijavene I e s:rene􀆡 • •
Aniè, te nne scappaste a cca vzcmo
e mme lassaste ‘int’ a ‘nu mare ‘e pene . . .
112
Pe’ pigna ‘a cetra toja mme cunzign aste
cu tutt’ ‘e ccorde e mme diciste: Canta,
canta ‘e Surriento, cantammillo ‘a maste
stu bellu mare che suspira e ‘ncanta …
E mò che faje? che cumbine ‘e bello ?
è stu paese, Aniè, comm’a Surriento?
Te ll’arricuorde ancora Marianiello
quanno cantava «Tare Sentimento?»4•
Califano, nell’ottobre 1916 (quando ancora si parlavano con
il «Voi» riverenziale), da Roma così gli scriveva: «Mio buon
Gargiulo, Volete assolutamente una prefazione ai vostri versi?
«Con quale autorità e con quanta audacia posso permettermi
ad attegiarmi a prefatore?
«Le Vostre magnifiche e profonde liriche-vernacole hanno, forse,
bisogno che il solito cerimoniere d’occasione indossi l’abito di prammatica? «Sunettiatella, ‘Na figliola e ‘Na pupata, Luce ‘o Sole, Primmavera,
Cuntrora, ‘Na cazetta, Sunate campane e tutte le altre – mi affretto
a dichiararvi che sono, per me, dei piccoli capolavori dialettali,
e Voi, caro Gargiulo, che mostrate di essere un degno figlio della
deliziosa Sorrento e degnissimo concittadino dell’immortale
Torquato, sarete uno dei più sinceri continuatori della gloria di S. di Giacomo».
Saltovar con l’avv. Cappiello ed il prof. Rosina ed altri fu tra
i promotori, nel 1934, per ottenere la traslazione delle spoglie di
Aniello Califano da S. Egidio, dove era morto, a Sorrento ove
ora sono raccolte nel cimitero cittadino.
Dopo la morte della sua diletta moglie Luisa (19 novembre 1941), mentre era affetto, già da qualche anno, dalla paraplegia
che l’obbligava ad usare la sedia a rotelle in casa per essere più
autonomo; dopo aver ceduto ai figli ogni attività e gran parte
del suo patrimonio; si rifugiò ancora

DALL’ARCHIVIO DI POSITANONEWS  VIDEO DI REPERTORIO

 

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