Lavoratori dall’Est che arrivano sui bus, pochi controlli e arrivano i rischi di contagi a Napoli

Lavoratori dall’Est che arrivano sui bus, pochi controlli e arrivano i rischi di contagi a Napoli e in Campania, come riporta Il Mattino Ventisette ore di viaggio, in autobus, risalendo l’Italia e poi rompendo la frontiera verso Est. Partenza ogni giorno, alle 18.25, da Via Santa Lucia, dietro gli uffici della Giunta regionale della Campania. Arrivo a Budapest, Konyves Kalman, il giorno dopo alle 21. Stop a Milano, poi tutto d’un fiato, attraversando Trieste, il confine con i Balcani, il cuore dell’Europa slava, l’arrivo in Ungheria, e da lì verso altre destinazioni. A bordo c’è tutto: un bagno, l’aria condizionata, il wi fi. Un solo bagaglio a mano, uno in stiva. Provviste per il tragitto: acqua e panini. Centoventinove euro e si arriva ad Est. D’inverno è l’autobus delle badanti: donne di mezza età che lasciano mariti e figli in patria e sbarcano a Napoli per prendere servizio nelle famiglie. D’estate, invece, è il bus dei braccianti. Da maggio a settembre, arrivano in particolare da Bulgaria e Romania, destinazione Mezzogiorno, Campania e Puglia. Vengono a fare i raccolti nelle terre. A bordo quasi mai giovanissimi. È una popolazione adulta quella che, dentro lo spazio Schengen, senza la necessità di permessi di soggiorno, senza visti, con la sola carta di identità, percorre migliaia di chilometri per lavorare. Ed è su uno di questi bus che si è imbarcato anche il virus, innescando il contagio di ritorno che ha fatto impennare i numeri in Campania.

CONTAGIO DI RITORNO
A raccontarlo una donna di 32 anni, rumena, che – incinta – arrivata con le doglie all’ospedale di Nola, è risultata positiva al Covid-19. Pochi giorni prima aveva viaggiato in autobus da Napoli verso l’Est: andata e ritorno in una settimana. La sua linea aveva fatto alcune fermate in Campania. Una di queste a Mondragone, dove sono saliti alcuni bulgari. In quell’ambiente ristretto, con aria condizionata accesa, finestrini chiusi, basta una sola persona contagiata che il virus diventa un tutt’uno con l’aria. Per i vettori di ultima generazione, ci sono filtri potenti che garantiscono un buon ricambio. Ma viaggiano anche vetture vetuste. Stesso discorso per la lista dei passeggeri. Le grandi compagnie prediligono biglietto elettronico e nominale. Ma molte di quelle piccole fanno anche il ticket a bordo, lungo una rotta che attraversa vari Stati, fa diverse fermate, e non subisce, lungo il suo tragitto, alcun controllo. Tutti a misurare la febbre negli aeroporti e nelle stazioni, nessuno più alle barriere autostradali, nessuno a fermare bus di linea internazionali per controllare temperatura e stato di salute. Oltretutto, proprio il settore del trasporto su gomma è quello che è stato escluso dalle linee guida del Ministero dei trasporti e della Salute dopo i Dpcm della Presidenza del Consiglio. Norme specifiche per ferrovie, per aerei, per navi. Nessuna per gli autobus di lunga percorrenza. I vettori più importanti, come Flixbus, hanno applicato per analogia le regole generali: distanziamento, obbligo di mascherina a bordo, e l’autista che misura la febbre a chi sale. Ma il settore è ampio, e il livello di improvvisazione anche. In aggiunta c’è il tema di una mancata norma internazionale. Il distanziamento a bordo dei bus è normato solo in Slovenia. Negli altri Paesi dell’Est, no. E le regole che si applicano sono sempre quelle degli Stati di partenza.

LE ROTTE DELL’EST
Proprio le rotte dell’Est sembrano le più insidiose per la diffusione del contagio. I numeri sono preoccupanti in grande parte dell’ex Jugoslavia: Montenegro, Kosovo, Bosnia. Paesi che incrociano molte delle tratte su autobus verso il Mezzogiorno. E proprio il Sud Italia, che si era salvato dal primo contagio, diffuso soprattutto sulle rotte economiche tra Cina, Germania e Nord Italia, rischia di saltare sul ritorno del virus lungo le vie dell’economia povera: braccianti verso le campagne del meridione, in condizioni di minori controlli, poca vigilanza, molta promiscuità e soglia bassa di attenzione su igiene e profilassi. Focolai – come ha dimostrato il caso di Mondragone, nelle ex palazzine Cirio – che si accendono e divampano con velocità e numeri impressionanti.

VIAGGI IN PROPRIO
Le vie dei bus verso Est, da Napoli, in linea diretta, non sono solo quelle per Budapest ma anche per la Polonia. Con la compagnia Eurores si raggiunge Varsavia Kasprowicza partendo alle 19 e arrivando alle 22 del giorno dopo. Circa 200 euro il biglietto. Poco meno – intorno ai 130 euro – il ticket con Transeuropa, che ha due rotte al giorno. Ungheria e Polonia, e i Paesi lungo il percorso, con le fermate intermedie, sono poi crocevia di collegamenti rapidi con Bulgaria e Romania. Ma gran parte dei braccianti seguono anche altre rotte. Una delle strategie è prendere l’autobus a Sarno o a Mercato San Severino e raggiungere, con tre cambi e 80 euro, Trieste, nel cui aeroporto fanno stazionamento i pullman della Florentia Bus, che portano direttamente a Sofia, dopo 18 ore di viaggio. Sempre da Trieste, ci sono collegamenti su gomma per la Slovenia, la Croazia e la Serbia. Decine le compagnie che curano questi viaggi. Ma i braccianti, più delle badanti, soprattutto quelli rumeni, si organizzano anche in proprio. Un’auto grande, una station wagon, a volte un furgone e dividendo le spese di benzina, si mettono alla guida con destinazione Italia. Del resto sono comunità folte e aggregare cinque, sei persone a viaggio non è difficile. Secondo la Coldiretti, sono più di 100mila i rumeni che fanno i braccianti agricoli in Italia. Seguiti dai polacchi (13mila) e dai bulgari (11mila). Una marea di persone non controllate, che si muovono senza problemi e che lavorando senza contratto e senza trasparenza, non comunicano i loro passaggi, i loro spostamenti, sfuggono quindi ai tracciamenti eventuali, ed è ancor di più complicato metterli in isolamento in caso di sospetto di positività. Quarantena per quarantena, preferiscono salire su un autobus e tornare in patria. Facendo così fare avanti e indietro anche a questo virus invisibile che, come i fantasmi, quando lo vedi è già tardi.

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