L’antropologo di Massa Lubrense Giovanni Gugg analizza la crisi del turismo in penisola sorrentina a causa del Covid: “Bisogna puntare sul territorio”

Riportiamo il post pubblicato sulla sua pagina Facebook dall’antropolo Giovanni Gugg, originario di Massa Lubrense e che attualmente vive a Nizza, sul delicato tema della crisi del turismo in penisola sorrentina ai tempi del Covid-19.

Ovunque, almeno nel Bacino del Mediterraneo, la preoccupazione “per salvare il turismo” è molto alta: dalla Tunisia alla Spagna, dalla Grecia alla Francia, fino ovviamente all’Italia. Ovunque, a questo punto della stagione estiva, le misure previste per limitare i danni del crollo del mercato turistico sono sostanzialmente due: sovvenzioni agli operatori del settore e incentivi alle vacanze interne, almeno regionali. Ovunque le cifre stanziate dai governi sono ingenti: in Francia 18 miliardi di euro, di cui almeno 2 miliardi per la sola Costa Azzurra. Eppure tutto ciò non sarà sufficiente, perché la stagione è comunque persa, il settore turistico è compromesso, almeno per quest’anno, e la crisi economica è ormai un fatto.

Inoltre c’è una beffa, perché questi sforzi economici non sembrano solo inutili, ma – stando ad alcuni editoriali – addirittura dannosi sul piano sanitario.
Su “Le Monde”, ad esempio, un paio di giorni fa un’inchiesta affermava che sui litorali francesi c’è una «insostenibile leggerezza della folla» dei vacanzieri dinanzi al coronavirus; ma proprio perché l’aumento del rischio di contagio è inquietante, sono state potenziate le campagne di test anti-Covid-19.
In Italia, invece, un mese fa il sociologo Luca Ricolfi in un’intervista affermava che è «inutile girarci intorno: il rilancio del turismo e dell’economia del divertimento (ristorazione, calcio, sale giochi, eccetera) è incompatibile con un discorso di verità sull’andamento dell’epidemia. E la politica ha scelto: in questo momento meglio annacquare la verità, se no la macchina dei consumi non riparte, e la società signorile di massa implode».

Fin dall’inizio della crisi sanitaria (di cui si poteva avere consapevolezza già a gennaio), ho visto la situazione da un duplice punto di osservazione: quello di persona preoccupata per la salute collettiva e per la tenuta del sistema sanitario nazionale, ma anche quello di cittadino della Penisola Sorrentina e della Costa Azzurra, due località che immediatamente hanno avvertito gli effetti socio-economici che, a cascata, il coronavirus ha fatto precipitare su tutti noi.
Io ed altri studiosi di disastri abbiamo immediatamente sottolineato la complessità socio-culturale dell’evento che stava deflagrando intorno a noi, dei segnali ignorati nel recente passato e delle conseguenze in svariati campi al di là di quello esclusivamente medico che avremmo dovuto cominciare ad affrontare per il futuro prossimo. 

Vista da Sorrento e da Nizza, dunque, la questione salute-turismo è centrale: non si può affrontare l’una senza l’altra, pertanto non mi sembra corretto metterle su una scala gerarchica. Ci sono ovviamente delle priorità e delle urgenze, ma è alquanto banale pensare che “l’economia del divertimento”, per citare Ricolfi, sia sacrificabile, perché come i morti da Covid-19 non sono numeri, così i disoccupati da recessione non sono percentuali, ma famiglie, città e territori.

Rainews.it ha trasmesso un servizio da Sorrento, con interviste al sindaco, al presidente della sezione locale di Federalberghi e ad altri operatori del settore. La fotografia che ne emerge è tetra, anche perché non sembrano distinguersi particolari idee e strategie. L’osservazione più pertinente è dello chef Giuseppe Aversa, che usa una metafora efficace: abbiamo fatto un incidente in autostrada, ad alta velocità e con le cinture slacciate. Mi sembra molto appropriata, ma ora bisogna fare uno sforzo in più e cercare di capire quali sono le cinture di salvataggio che avremmo potuto tenere allacciate, così da limitare i danni dello schianto.

A mio avviso, gli aiuti economici per i lavoratori e le aziende sono essenziali per questo 2020, accanto ad un potenziamento dei testi anti-contagio e al mantenimento dei “gesti barriera”. Nel frattempo, però, è altrettanto vitale procedere ad una profonda riflessione sul turismo di domani, e sulle cinture di sicurezza di cui bisogna dotarsi già per la stagione 2021, nonché per affrontare le eventuali crisi future. Si tratta di una riflessione politica che ritengo debba costruirsi su due assi principali: la tutela dei diritti dei lavoratori e l’elaborazione di un’offerta più compatibile con i tempi e i luoghi.

Per quanto riguarda il secondo punto, ossia la cura del territorio, inteso come ecosistema naturale e culturale, il presupposto è che si sia consapevoli che il turismo sorrentino ripartirà solo proponendo una nuova narrazione, una nuova offerta, un nuovo progetto. Personalmente, ne ho scritto sul numero di maggio del mensile locale “Sireon”, dove affermo – e mi scuso per l’autocitazione – che «è necessario cooperare, magari consorziandosi, così da puntare tutti insieme sulla sola ragione che attrae turisti italiani e stranieri: il territorio. Non esiste ripresa senza tutela e comunicazione dell’intera Penisola, non c’è operazione di marketing che funzioni senza una promozione di tutta la Terra delle Sirene, non c’è futuro possibile senza una nuova narrazione che abbandoni i vecchi codici e, al contrario, offra nuove storie, nuove conoscenze, nuove sensazioni. Bisogna studiare e inventare, immaginare percorsi inediti e ricostruire servizi sociali».

Commenti

Translate »