Il proiettile alla bimba e la moto rubata a Sorrento: la storia dei Del Re condannati a 18 e 14 anni

Dunque, sono stati loro. Tutto confermato, almeno dopo il verdetto di primo grado: Armando Del Re è stato condannato a 18 anni di reclusione, per aver impugnato la pistola e fatto fuoco a ripetizione, ferendo senza uccidere il target iniziale dell’agguato; colpendo in modo grave una bambina di appena quattro anni e la nonna che aveva al fianco; Antonio Del Re (fratello minore di Armando) è stato invece condannato a 14 anni di reclusione, come fiancheggiatore, spalla, specchiettista, soccorritore. L’articolo di Leandro Del Gaudio per Il Mattino.
Gup Vincenzo Caputo, rito abbreviato, c’è una prima verità giudiziaria. Aula 419, aria condizionata rotta, si respira a fatica. Il verdetto è una rasoiata, che chiude – almeno per il momento – una delle pagine più amare della cronaca cittadina: quella legata al ferimento di Noemi, la bambina centrata al busto da un proiettile esploso durante un regolamento di conti, nella centralissima piazza Nazionale. Erano le quattro del pomeriggio del tre maggio di un anno fa, un incubo non ancora concluso del tutto, dal momento che la bimba – sopravvissuta grazie al lavoro dei medici del Santobono – dovrà sottoporsi a un altro intervento chirurgico. Un incubo per il quale ora c’è una sentenza di primo grado, che accoglie quasi integralmente le conclusioni della Procura di Gianni Melillo (ieri presente in aula), che aveva chiesto 20 anni per i tre tentati omicidi aggravati dal metodo mafioso. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello e Simona Rossi, Armando e Antonio Del Re sono stati giudicati colpevoli di aver preso parte a un agguato ordito nel corso di una contrapposizione tra i clan di San Giovanni, per la gestione di alcune piazze di spaccio. Camorraccia che si abbatte sulla vita di una famiglia che sta passeggiando sotto casa, in uno dei posti più trafficati e controllati dell’area metropolitana. Decisive le indagini della Mobile, che ha lavorato in stretta sinergia con le altre forze di pg, a partire dalla Guardia di Finanza, che intercettava le mosse dei clan di San Giovanni, ai carabinieri che hanno fornito informazioni utili alla risoluzione del giallo. Dunque, sentenza alla mano, proviamo a riavvolgere il nastro, anche sulla scorta del video ricavato da un negozio in via Acquaviva.
Ricordate quella scena? Momenti carichi di tensione, interminabili. Al centro del marciapiede c’è la vittima designata dell’agguato, si chiama Salvatore Nurcaro ed è indicato dalla Dda di Napoli come uno trafficanti di droga di San Giovanni a Teduccio. È lui il target. Spunta un uomo dalla stazza vistosa, ha un casco nero che gli copre il volto, punta la pistola, ma fa un errore: scarrella troppo velocemente, attira con il suono metallico l’attenzione di Nurcaro (che era intento a guardare il cellulare), poi fa fuoco. Lo centra ma non lo ammazza. Nurcaro scappa, il killer continua a sparare, incrocia l’angolo e colpisce Noemi e la nonna della piccola.

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