Furore . Va in pensione il dottor Cesare Sormani dopo 40 anni, una vita dedicata al prossimo. Intervista esclusiva

Furore / Conca dei Marini ( Salerno ) Dal prossimo venerdì 17 luglio il dottor Cesare Sormani andrà in pensione, dopo circa 40 anni di professione medica al servizio dei cittadini, svolta praticamente quasi tutti i giorni. Laureato nel 1980 alla Federico II di Napoli con una tesi in chirurgia pediatrica, viene subito dopo chiamato a fare il militare e inizia così la sua professione a Torino nell’ospedale militare Riberi in chirurgia ambulatoriale, per poi spostarsi nel Vallo di Diano all’ospedale Sant’Arsenio nel reparto di Pediatria. Nel 1986 entra nelle convenzioni per la medicina di base nell’ambito di Conca Dei Marini e Furore in Costa d’ Amalfi , trasferendosi definitivamente in Costiera Amalfitana.

1) Dottor Sormani grazie per aver accettato l’intervista, la prima domanda è sicuramente: perché ha scelto di diventare medico?

Sono stato attratto fin dall’infanzia dalla figura del medico di famiglia, sempre disponibile con tutti, custode di ogni segreto, dispensatore di buone parole, sempre partecipe delle gioie ma anche dei dolori dei suoi assistiti.

2) Lei si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Federico II di Napoli, chi sono stati i professori che le hanno trasmesso la passione per questo lavoro?
Considero la Scuola Medica Napoletana tra le migliori d’Italia e ho avuto grandi maestri. Ricordo fra tanti il prof.Conforti, neurochirurgo dalle mani d’oro, poi il prof.Iacono che insegnava semeiotica medica, il chirurgo maxillo facciale prof.Gombos sempre cortese ed infine il relatore della mia tesi, il prof. Fioretti che era all’epoca il Preside della Facoltà.

3) Dottore 40 anni di carriera sono una vita intera …. quale ricordo più bello legato al suo lavoro le viene in mente per primo?
Mi viene in mente una lettera che ancora conservo, inviatami dal compianto prof. Andrea Carrano, insegnante e sindaco di Conca, che per ringraziarmi delle cure che avevo prestato a sua sorella (madre del mio amico Nino Andretta), paragonava la mia opera a quella del dott. Manson, personaggio del romanzo “La Cittadella” di Cronin scrivendomi: “stesso fervore di missione altamente civico, medesima pietà per i miseri, stessa poesia sofferta nelle alterne vicende della vita quotidiana.”

4) Che consiglio darebbe ad uno studente di medicina del 1° anno?
In questi ultimi anni la medicina ha fatto progressi incredibili, i dottori sono considerati scienziati, io gli consiglierei di restare sempre umilmente a disposizione delle persone che chiedono il suo aiuto.

5) L’avvento di Internet ha innescato una pericolosa tendenza, quella delle “cure fai da te” in cui molti pazienti prima di andare dal proprio medico per farsi visitare, navigano sui motori di ricerca per trovare sintomi e magari anche la cura. Quando un paziente le dice: “Dottore ho letto su Google che potrei avere la tal patologia….” lei come reagisce? Pensa che siamo arrivati ad un punto di non ritorno in tal senso oppure questa tendenza può essere invertita in qualche modo?

Ritengo giusto che un paziente si informi tramite ricerche informatiche, ma il punto di riferimento rimane il suo medico curante che tra i labirinti spesso confusionari di internet riesce a dirimere i suoi dubbi e a dargli i giusti consigli.

6) Qual è la cosa più importante che ha imparato dal suo lavoro?

Primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare.

7) Lei è stato al servizio della comunità di Furore per ben 34 anni, mi dica due aggettivi che userebbe per descrivere noi furoresi.

Leali e operosi. I furoresi sanno essere dei buoni amici.

8) Infine una domanda personale se vorrà concedermela: quando dopo il 17 luglio si ritroverà a passare nei pressi della famosa porta rossa di quello che per tanti anni è stato il suo studio medico, che cosa proverà?
Sicuramente tanta nostalgia ma anche l’orgoglio di aver curato tre generazioni di furoresi, insieme al pensiero del buon caffè di Ruggiero che mai mi hanno fatto mancare tanti cari amici. Quella porta resterà chiusa solo idealmente.

Vittoria Criscuolo

Commenti

Translate »