Carabinieri arrestati a Piacenza, anche due di Pompei. Oltre ai reati, grigliata a Pasqua durante il lockdown con il 112 che omette

Carabinieri arrestati a Piacenza, anche due di Pompei. Oltre ai reati, grigliata a Pasqua durante il lockdown con il 112 che omette di segnalare. Mentre erano tutti a casa durante la pandemia da Coronavirus Covid-19 alcuni uomini, che hanno infangato l’arma a questo punto, che avrebbero dovuto controllare, stavano tranquillamente a farsi una grigliata in assembramento , fra questi, per quanto riguarda la Campania, ce ne sono quattro in provincia di Napoli, due di Pompeni S.B. e A.E., Pomigliano e Pozzuoli, ma la vicenda è sconvolgente a livello nazionale  ne parla Il Fatto Quotidiano di Giovanna Trinchella e Andrea Tundo.
C’è anche un episodio, descritto negli atti dell’inchiesta, che sa di beffa. Mentre la stragrande maggioranza delle persone, bloccate in casa a causa della pandemia, rispettavano i decreti, un carabiniere organizzava una festa. Il collega all’indagato: “Ti faccio sentire telefonata abusivamente”

Non c’è solo l’orrore della tortura o la presunzione di impunibilità nell’inchiesta che ha portato a scoprire che a Piacenza esisteva una caserma di carabinieri a cui è stata contestata una lunga serie di “reati gravissimi”. C’è anche un episodio, descritto negli atti dell’inchiesta, che sa di beffa. Mentre la stragrande maggioranza delle persone, bloccate in casa a causa della pandemia, rispettava i decreti, un carabiniere organizzava una grigliata. Una violazione delle disposizioni che era stata segnalata da una vicina di casa di uno degli indagati alla centrale operativa dei carabinieri con una telefonata. Ma l’operatore, dopo aver mandato una pattuglia perché ignorava che fosse di un collega, lo aveva avvertito della segnalazione della donna. Una conversazione intercettata e che viene riportata negli atti dell’inchiesta tra i due carabinieri. Era il giorno di Pasqua e alla festa partecipavano una decina di persone.

“La pattuglia te l’ho mandata io perché non sapevo che era casa tua” …omissis… dice l’operatore che racconta tutto e spiega: “Allora, ha chiamato una signora, che presumo che sia una vicina di casa, che è anonimo. Quando io le ho chiesto il nome, ho detto: “Ma lei come si chiama?”, fa: “Eh, no, non glielo posso dire perché abita un tuo collega lì.”…omissis…“Mi sembrava un po’ polemica, allora io ho detto: “Vabbè, allora”, ho detto: “Io gli faccio passare la macchina…”, …omissis… gliel’ho mandata (ndr. La segnalazione) a (ndr. viene comunicato il nominativo del militare deputato al controllo), gliel’ho detto: “Guarda, se possiamo fare a meno, io non ho scritto niente, non ho detto un cazzo a nessuno… omissis…Non ho scritto niente da nessuna parte …”. Una copertura in pratica. Un insabbiamento che dà però il calibro di quanto alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine potessero fare come gli pareva.

E il militare dall’altra parte non può fare niente altro che ringraziare. L’operatore riferisce tutto per fila e per segno; “Allora a me m’ha detto che c’era una festa con una grigliata, una festa… c’era una festa con… con della gente estranea con una grigliata…omissis…” …omissis…“Comunque non ho scritto niente e non sa un cazzo nessuno”. Il militare non solo ringrazia ma vuole saperne di più: “…omissis… voglio sentire la voce, voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto lo sfizio che mi volevo togliere” …omissis…“…, riesci a girarmi il numero?”. E l’altro: “omissis… te la faccio sentire abusivamente non ti preoccupare.” Ed è così che la telefonata viene fatta sentire. La conversazione viene anche riportata negli atti: Donna: “… sta in corso…”, Carabiniere: “Dove?”, Donna: “ A… a Gragnanino, via …omissis… (ndr. nome della via ove è ubicato l’immobile), non so esattamente il numero civico, potrebbe essere il ventinove, forse, ventisette… ventinove.”. L’operatore quindi chiede il nome e la donna risponde: Donna: “E… rimane anonima la segnalazione. Sì. Devo dirvelo per forza? Perché è un vostro collega.”

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