Capri, la mascherina obbligatoria all’aperto divide i cittadini e turisti: giovani in rivolta

Opinioni contrastanti tra i cittadini, turisti e ragazzi, spesso sanzionati dai vigili urbani

Capri in mascherina per tutti, non solo al chiuso ma anche all’aperto, per lo meno nel centro storico – a scriverlo è Il Mattino. «Non sembra più di essere a Capri, chissà se la prossima settimana torneremo», sbuffava un ragazzo ieri sera, redarguito dai vigili dopo essere stato un paio di volte gentilmente invitato a coprirsi la bocca. Sorrisi dietro variopinti pezzi di stoffa, invece, tra le signore, proprietarie di seconde case e habituè del weekend, che alla vista del sindaco ci hanno tenuto a farsi trovare preparate: «Un’ordinanza sacrosanta, la prudenza è d’obbligo per noi e per i nostri figli». Maria Paola, villeggiante illustre e creatrice di bijoux che esporrà il primo agosto in un evento a pochi passi dalla Piazzetta, la mascherina l’ha personalizzata: «Un modo per sdrammatizzare, dobbiamo far diventare questo presidio medico un accessorio se non gradevole, almeno accettabile da portare». Chissà che Capri non finirà per lanciare un’altra delle sue irresistibili mode.

Hanno avuto il loro bel dafare, i vigili urbani, su e giù tra i tavolini della Piazzetta, le strade dello shopping e, a notte ormai inoltrata, davanti ai locali della movida. Nessun momento di particolare tensione, ma indice puntato contro i trasgressori: «Vigile fa caldo», si giustifica uno, «Parlo solo con la mia ragazza», assicura un altro. Ai tavolini del salotto del mondo, distanziati secondo legge, far rispettare l’obbligo è faticoso, d’altra parte per bere cocktail e mangiare stuzzichini la bocca deve essere libera. Davanti all’Anema e Core al passaggio dei poliziotti il serpentone si allarga all’istante, il distanziamento si fa evidente, la mascherina è sulla bocca di tutti. «Ha fatto bene il sindaco, nei giorni feriali c’è poca gente, ma il venerdì e il sabato l’isola diventa davvero invivibile», dice il re delle notti capresi, Guido Lembo, che si dice pronto a far cantare i suoi ospiti con la mascherina sulla bocca: «È giusto che sia così, la sicurezza è la prima cosa». I più favorevoli all’ordinanza sembrano essere proprio loro, gli imprenditori del ramo turistico. «Questa ordinanza ci tranquillizza tutti, sia noi che i turisti, che così si sentono molto più protetti. Noi abbiamo già messo in piedi tutte le misure necessarie, sin dall’ingresso, dove abbiamo disposto la misurazione della temperatura e anche la registrazione delle presenze per ogni tavolo, che resta a disposizione delle autorità sanitarie», dice Massimo Verde, proprietario insieme all’amico Enzo Iuele di Al Caprì, il ristorante blu con vista mozzafiato sulla baia di Napoli. Ma dice la sua anche un rappresentante delle istituzioni centrali, il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa: «Per la sua speciale caratteristica di essere come pochi altri luoghi al mondo una destinazione internazionale, Capri potrebbe diventare il laboratorio di una sperimentazione di alta valenza: l’isola dove l’app Immuni viene scaricata da tutti coloro che sbarcano per trascorrere vacanze meravigliose. Una garanzia per se stessi, per la propria salute e per quella degli isolani». Zampa suggerisce a sindaco e autorità locali di promuovere la diffusione dell’App presso tutti gli albergatori, gli operatori turistici ma soprattutto presso i turisti. «Avere la app attiva significherebbe avere una tutela in più. Sono convinta che il turismo in sicurezza – dice ancora – attragga molto di più anche turisti stranieri oltre a garantire chi invece con il turismo ci lavora ogni giorno».

La lunga giornata di Capri era iniziata con la visita istituzionale del prefetto di Napoli Marco Valentini che, sbarcato alle 9 da una motovedetta della Guardia di Finanza, è ripartito alle 13, dopo aver incontrato i sindaci di Capri e Anacapri Marino Lembo e Alessandro Scoppa, e tutte le forze dell’ordine che operano sull’isola, per raccogliere dal vivo le istanze che provengono dal territorio in questa estate così particolare. Tra tutte la necessità di implementare controlli e mobilità interna, per ridurre al massimo i rischi di assembramenti e conseguenti contagi.

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