Avellino. Brutto pasticcio al pronto soccorso con un nuovo focolaio di Covid

È un pasticcio brutto quello capitato al pronto soccorso di Avellino. E succede mentre un nuovo focolaio preoccupa l’Irpinia con 12 contagiati in 72 ore, 10 dei quali in tre piccoli comuni limitrofi.
Colta in fallo è la direzione strategica dell’Azienda ospedaliera Moscati che non applica le direttive ministeriali e mette a rischio la salute di operatori sanitari e utenti. In che modo? Tra sabato e domenica c’è il passaggio di due casi Covid-19 confermati: entrambi sostano per ore nelle sale mediche del pronto soccorso e uno dei due vi passa addirittura un’intera notte. Ma nonostante il sollecito da parte della caposala, attraverso una nota scritta, gli ambienti non vengono sanificati. Eppure lo prevede una circolare del Ministero della Salute. E lo ribadisce il protocollo sulla sicurezza nelle amministrazioni pubbliche siglato a Roma tra parti sociali e governo. «C’è l’esigenza si legge nel documento di procedere, laddove si verifichi un caso di positività al Covid-19, alla chiusura degli spazi per almeno 24 ore ai fini dello svolgimento delle operazioni di pulizia e sanificazione, nonché alla loro ventilazione e all’adozione di tutte le misure previste in caso di esposizione al contagio».
LE FALLE
Al Moscati di Avellino nulla di tutto questo. Perché? Non è dato saperlo. Intanto, gli operatori del reparto sono in subbuglio: temono, e ne hanno motivo, l’esplosione di un contagio a catena. Il primo dei due casi, un uomo di 69 anni venezuelano ma residente in provincia di Avellino, arriva sabato attorno alle 13 già Covid conclamato (sottoposto a tampone domiciliare). Ha la febbre alta e un grave insufficienza respiratoria: è immediatamente intubato. Il direttore sanitario, Rosario Lanzetta, tenta invano di trasferirlo a Napoli in quanto – altra falla nel sistema – i reparti della struttura avellinese sono sprovvisti di percorsi protetti.
Nell’attesa, l’uomo passa la notte in una sala medica. Poi, si sposta in Rianimazione. Quindi, la decisione tardiva, arrivata domenica notte, di riaprire il Covid Hospital. E sì, al Moscati c’è un Covid Hospital allestito nella palazzina Alpi, ma chiuso, frettolosamente, il 29 maggio dopo le dimissioni dell’ultimo assistito. La decisione di riaprirlo è dettata, probabilmente, sia dai ripetuti niet partenopei, ma anche dalla ripresa improvvisa dei contagi e dal timore, quindi, di una nuova ondata epidemica. Domenica, l’altro caso: un uomo di 71 anni è accettato al triage in stato di agitazione psicomotoria. Sottoposto al tampone, senza aspettarne l’esito, raggiunge in ambulanza il plesso Landolfi di Solofra per una consulenza psichiatrica. Tornato ad Avellino, l’amara scoperta: è positivo. Seguono altre ore su una brandina, infine il ricovero in Malattie infettive. Negligenze su negligenze, dunque. E nemmeno una toppa che pure poteva essere messa disponendo la sanificazione dei locali. Antonello Pilati , Il Mattino

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