Atrani. Riaprire la Scuola di Santa Rosalia? Cosa ne pensa il MIUR

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Atrani. Riaprire la Scuola di Santa Rosalia? Cosa ne pensa il MIUR.

È uno degli ultimi Istituti Pubblici di Educazione Femminile ancora presenti in Campania, assieme all’Istituto Martuscielli, l’Istituito SS. Trinità e Paradiso di Vico Equense e l’Educandato Femminile di Napoli, oltre che tra i più antichi. Si tratta del Conservatorio di S. Rosalia di Atrani, una “scuola” direttamente dipendente dal Ministero dell’Istruzione per effetto del RD 29 giugno 1883, che ha sede presso l’ex convento che era abitato dalle suore benedettine di Napoli e che ospitava un orfanotrofio. Il complesso è formato da 10000 metri cubi e centinaia di metri quadrati di edificio tra struttura ampliata a inizio ’900 e annessa chiesa di S. Geltrude.Un patrimonio identitario, storico e culturale parte integrante dellavita del paese da più di 300 anni, che non deve essere lasciato morire quasi con rassegnazione; stesso discorso per gli altri immobili nella disponibilità dell’Ente, vista la fatiscenza in cui molti versano e già oggetto di segnalazione da parte del Consigliere Comunale di opposizione del Comune di Atrani nonché presidente dell’associazione mani pulite tdm Andrea Cretella e che in un recente post lancia l’idea  di concordare “… un incontro con il dirigente scolastico delle scuole inferiori ( asilo e elementari) per concordare la riapertura dell’ex scuola di atranifino a quando non rientri l’emergenza sanitaria del covid 19…”così da poter rinforzare e valorizzare l’unica scuola giuridicamente esistente ad Atrani già in possesso del MIUR attraverso la sua vigilanza.

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Già il Comune di Atrani, attraverso una delibera di consiglio comunale, si era impegnato ad aprire un confronto con i Ministeri coinvolti su un progetto condiviso che punti al recupero, alla tutela e alla piena valorizzazione della Scuola di “Santa Rosalia”. Il Ministero e l’attuale Cda chissà se hanno a cuore, allo stesso modo, il futuro della struttura scolastica di Santa Rosalia, considerato che lo Statuto prevede espressamente la partecipazione del consiglio comunale cittadino alle decisioni più importanti dell’Ente? Ci si augura che, a differenza di quanto accaduto per il Contratto di Quartiere 2 (molti ricorderanno le aspre polemiche che tennero banco per mesi… con i 6,5 milioni di euro volati via dalla finestra), il buon senso e la lungimiranza consentano finalmente di restituire al territorio una risorsa che, se ben gestita, potrà offrire una scuola di tutto rispetto al territorio della Costiera Amalfitana e senza far pagare ingenti canoni di locazione come fa attualmente la provincia di
Salerno per alcune scuolepresenti sul territorio.

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La Scuola, che fu fondata nel lontano 1682 (con atto notarile del notaio Mattia Giaccio di Napoli nel 1689, come riportato dallo Statuto), e nasceva allo scopo di provvedere all’educazione e all’istruzione di fanciulle, anche povere, e orfanelle del Comune di Atrani. Una finalità spiccatamente sociale destinata ad essere portata avanti, così come nelle intenzioni dei suoi fondatori, presso la sede dell’antico convento che, ancora oggi, domina la parte interna del borgo. Col tempo, anche attraverso l’impegno profuso dalle suore benedettine di Napoli fin dal 1931, cresceva all’interno della comunità atranese il peso sociale dell’Istituto, centro di attività legate all’istruzione scolastica e alla formazione professionale e sede di un orfanotrofio che ospitava orfanelli e bimbi provenienti da famiglie “difficili”;

Direttamente proporzionale è stata la crescita del patrimonioimmobiliare dell’Ente, divenuto sempre più cospicuo grazie a lasciti e donazioni di benefattori; si tratta di immobili ad uso abitativo e non la cui locazione ad abitanti del posto e non ha contribuito in maniera importante a consolidare il “peso” dell’Ente, legandolo a doppio filo alla vita, anche politica, del paese fino ad un quinquennio fa, da quando poi la designazione del cda non è stata più fatta fare dal consiglio comunale di Atrani, ma direttamente dalla Direzione Scolastica della Regione Campania, con risultati sicuramente non incoraggianti.

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Con RD del 1888 la Scuola è stata posta alla diretta dipendenza del Ministero dellaPubblica Istruzione. Abrogati i RD nel 2009, la normativa è confluita nell’art 204 del D. LGS 297/1994. In particolare, alla scuola è attribuita personalità giuridica pubblica ed è sottoposta alla tutela degli Uffici Scolastici Regionali, cui sono inviati gli atti e le deliberazioni deiCda; questi ultimi sono composti da un presidente e due consiglieri (dall’ Ing. Fico Pietro – responsabile del settore Ambiente e Lavori Pubblici del Comune di Amalfi – con funzione di Presidente, dall’ avv. Vecchi Walter con funzioni di consigliere, dall’ avv. Gambardella Gabriele con funzioni di consigliere)che durano in carica tre annie hanno la piena gestione del patrimonio dell’ente, sia per quanto riguarda la sua valorizzazione che l’assolvimento delle funzioni statutarie dello stesso. L’art. 2 comma 642 della legge finanziaria del 2008 (l.244/2007) ha “tagliato” buona parte degli istituti (di cui al RD 2392/1929 e alle tabelle annesse al RD 1312/1931) che abbiano esaurito lo scopo onon risultino più idonei ad assolvere la funzione educativa e culturale cui sono destinati; il DM previsto nella disposizione citata non è stato emanato, lasciando però perplessi i giuristi sia per la
forma che per la sostanza della norma. Come può un istituto del genere esaurire la propria funzione di Istruzione? Mai può esaurirsi la funzione di istruzione!!! Il problema, per come si pone, riguarda forse quello complessivo della valutazione dell’intero sistema dell’Istruzione pubblica. Resta da chiarire, inoltre, la questione dell’indisponibilità dei beni patrimoniali immobili: nel caso del “Conservatorio”, risultanoindisponibili per lo Stato o per l’Ente stesso? Una questione giuridica non di poco conto, che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro della Scuola di Santa Rosalia. L’attuale Cda, composto nuovamente da persone del territorio costiero (nel precedente triennio c’erano persone non del territorio), avrà l’arduo compito forse di mettere luce a tanti aspetti poco chiari che accompagnano la gestione economica e funzionale dell’Ente: sede storica in condizioni di degrado,sembra con tanto di dipendenti in organicoe con funzione educativa e d’istruzione del tutto smarrita, ma che in pienoCOVID e con l’esigenza di reperire degli spazi,che sono in diretta disponibilità del Ministero, può ritrovare la sua funzione educatrice e di istruzione, bilanciintrovabili e non pubblicati sembra sul sito istituzionale, un patrimonio, una costante situazione di deficit che non consente la ristrutturazione degli immobili in buona parte fatiscenti. Recupero, tutela, salvaguardia e valorizzazione: ecco gli obiettivi che si devono raggiungere, giocando un ruolo attivo nella valorizzazione di uncomplesso dalle enormi potenzialità mai messe a frutto. Perché se ancora esiste un futuro per la Scuola di S. Rosalia, un unicum in tutta la Costiera, non può essere slegato da quello diAtrani e se c’è davvero la volontà unanime di restituire al territorio una risorsa-scuola di così ampia portata, questa è forse l’ultima chiamata per metterla in atto. E proprio il D.LGS. 16 aprile 1994, n. 297 – Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado – all’ art. 204 detta una norma molto importante che può far riaprire la scuola di Santa Rosalia: “… Agli educandati femminili dello Stato possono essere annesse scuole elementari, scuole medie ed istituti e scuole di istruzione secondaria superiore…” e la manutenzione ordinaria degli immobili concessi dallo stato “… fanno carico al Ministero dei lavori pubblici…”.

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