Sigismondo Nastri ci ricorda “Il canto d’amore del poeta americano Henry W. Longfellow ad Amalfi”

Riportiamo il post di Sigismondo Nastri che ci regala la lettura de “Il canto d’amore del poeta americano Henry W. Longfellow ad Amalfi” (scritto 1875 febbraio 1875).

Dolce il ricordo è per me
Di una terra oltre il mare,
Dove le onde e le montagne si incontrano,
Dove tra i suoi gelsi
Si siede Amalfi al caldo,
Fare il bagno sempre i suoi piedi bianchi
Nei mari estivi senza ordine.

In mezzo alla città,
Dalle sue fontane sulle colline,
Cadendo attraverso la gola stretta,
Il Canneto precipita,
Gira le grandi ruote dei mulini,
Alza i martelli della fucina.

‘ T è una scala, non una strada,
Questo ascende al profondo burrone,
Dove salta il torrent tra
Muri rocciosi che quasi si incontrano.
Sfruttando dalle scale alle scale
Ragazze contadine il loro peso orso;
Figlie scottate del terreno,
Stately figure alte e dritte,
Che destino inesorabile
Li condanna a questa vita di fatica?

Signore dei vigneti e delle terre,
Lontano sopra gli stand del convento.
Sulla sua camminata a terrazza, diamine
Leans un monaco con le mani piegate,
Placido, soddisfatto, sereno,
Guardando in basso la scena
Sopra parete e tetto in piastrelle rosso;
Mi chiedo a quale fine buona
Tutto questo fatica e traffico tendono,
E perché tutti gli uomini non possono esserlo
Libero dalla cura e libero dal dolore,
E il sordido amore del guadagno,
E indolente come lui.

Dove sono adesso le abbaiate merci
Dai marchi di est e ovest?
Dove sono i cavalieri in Iron Sarks
In viaggio verso la Terra Santa,
Guanti d’acciaio sulla mano,
Croce di cremisi sul seno?
Dov’è il pomp di campo e corte?
Dove sono i pellegrini con le loro preghiere?
Dove i mercanti con i loro prodotti,
E i loro brigantini galanti
Navigando in sicurezza verso il porto
Inseguito da Corsair Algerines?

Sparita come una flotta di nubi,
Come una tromba che passa,
Quelli sono splendori del passato?
E il commercio e la folla!
Fathoms profondo sotto i mari
Mentire le antiche mole e le bancarelle,
Ingoiato dalle onde inghiottite;
Strade silenziose e sale vuote,
Tetti rovinati, torri e pareti;
Nascosti da tutti gli occhi mortali
In profondità la città affondata si trova:
Anche le città hanno le loro tombe!

Questa è una terra incantata!
Rotondo per le headlands lontano
Spazza la baia di Salerniana blu
Con la sua falce di sabbia bianca:
Sempre più in avanti sempre più
Sulla costa oscurata
Paestum con le sue rovine bugie,
E le sue rose sono tutte in fiore
Sembra che tinge i cieli fatali
Di quella terra solitaria del destino.

Sulla sua terrazza, in aria,
Niente al buon monaco importa
Per temi mondani come questi,
Dal giardino appena sotto
Piccole bignè di profumo,
E un suono nelle sue orecchie
Del soffio delle api
Tra i castagni che brillano;
Nient’altro che ascolta o ascolta.
Tutto il paesaggio sembra svengo
Nel felice pomeriggio;
Piano piano per i suoi sensi striscianti
Le onde invadenti del sonno,
E affonda come affonda la città,
Insistente, non resiste,
Nelle grotte fresche e profonde!

Murato con la deriva di neve,
Sentire il feroce vento del nord,
Vedendo tutto il paesaggio bianco,
E il fiume incasinato nel ghiaccio,
Arriva questo ricordo di delizia,
Mi arriva questa visione
Di un paradiso perduto da tempo
Nella terra oltre il mare.

AMALFI
Dolce il mio ricordo
di una terra oltre il mare,
dove onde e monti si incontrano,
dove tra i gelsi
siede Amalfi al sole,
si bagna i piedi bianchi
nel mare immobile d’estate.

Nel mezzo della città,
dalle sue fontane sulle colline,
attraverso le sue strette gole,
il Canneto scorre,
facendo girare le grandi ruote dei mulini,
solleva i martelli della fornace.

Nel mezzo della città,
dalle sue fontane sulle colline,
attraverso le sue strette gole,
il Canneto scorre,
facendo girare le grandi ruote dei mulini,
solleva i martelli della fornace.

Nel mezzo della città,
dalle sue fontane sulle colline,
attraverso le sue strette gole,
il Canneto scorre,
facendo girare le grandi ruote dei mulini,
solleva i martelli della fornace.

È una scala, non una strada,
quella che sale su per la gola profonda
là dove il torrente striscia tra
pareti di roccia che quasi si toccano.
S’affaticano a salire le scale
le villanelle con il loro carico;
figlie bruciate dal sole della terra,
come statue alte e dritte,
quale destino inesorabile
le condanna a questa vita di fatiche?

Signore dei vigneti e delle terre,
in alto sta il convento.
sulle sue terrazze cammina dritto
con le braccia conserte,
placido, tranquillo, sereno
guarda giù la scena
verso il muro e il tetto rosso;
si chiede a che serve
tutta quella fatica,
perché gli uomini non possono
essere liberi da fatiche e dolori,
dal sordido amore del guadagno,
ed essere indolenti come lui.

Dove sono ora le barche cariche
dai mercati di oriente ed occidente?
dove sono i cavalieri in corazze di ferro
diretti in Terra Santa,
guanti di acciaio alle mani,
croce cremisi al petto?
dove sono i fasti del campo e di corte?
dove i pellegrini con le preghiere?
dove i mercanti e le loro merci,
i loro impavidi brigantini
a navigare al sicuro nel porto
rincorsi dai corsari d’Algeri?

Scomparsi come flotte di nuvole,
come il suono di una tromba,
e i commerci e le folle!
fantasmi finiti nel fondo degli mari
giacciono gli antichi moli ed i pontili,
inghiottiti dalle onde avvolgenti;
strade silenziose e saloni vuoti,
tetti decadenti e torri e mura;
nascosti agli occhi dei mortali
la città giace nel profondo:
anche le città hanno le loro tombe!

Questa è una terra incantata!
intorno al promontorio laggiù
splende la baia azzurra di Salerno
con la sua falce di bianca sabbia:
ancora oltre si intravede
la costa di Paestum con le sue rovine,
le sue rose tutte in fiore
sembrano tingere i cieli fatali
di quella terra solitaria del destino.

Sulla sua terrazza, in alto,
di nulla si cura il monaco
sono cose terrene queste,
dal giardino di sotto
salgono sbuffi di profumo,
e un suono è nelle sue orecchie
del ronzare delle api
nei luminosi alberi di castagno;
nient’altro egli vuole avere o ascoltare.
Tutto il paesaggio sembra godere
nel pomeriggio felice;
lentamente sui suoi sensi scivola
l’avvolgente onda del sonno,
e lui affonda come affondò la città,
senza fare resistenza, fantasmi verso il basso,
in caverne fredde del profondo!

Avvolto da spruzzi di neve,
mentre sento fischiare il freddo vento del nord,
tutto uno scenario di bianco,
il fiume chiuso in una gabbia di ghiaccio,
mi ritorna in mente
questo ricordo di Paradiso perduto
nella terra oltre il mare.

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