Pizza, a Napoli è scontro sull’uso del forno elettrico: a rischio il riconoscimento Unesco sostenuto anche da Tramonti?

“È a rischio il riconoscimento Unesco per l’arte della pizza a causa dell’uso del forno elettrico”, l’Ansa raccoglie l’allarme lanciato dall’Associazione pizzaiuoli napoletani. “L’arte del pizzaiuolo napoletano sta anche nell’uso del forno a legna per la cottura della pizza. La nostra tradizione non può piegarsi a scelte di carattere economico” – dichiara Sergio Miccù, presidente dell’associazione.

“Con l’uso del forno elettrico è a rischio lo stesso riconoscimento Unesco oltre che il marchio Stg, Specialità tradizionale garantita – sostiene Miccù – Lo stesso disciplinare per la pizza Stg prevede esclusivamente l’uso del forno a legna. Non rinunceremo a ciò che differenzia la nostra arte da quella di un pizzaiolo qualsiasi che non proviene dalla cultura e dal contesto partenopeo”.

“Il forno elettrico può certamente essere utilizzato per la cottura della pizza laddove non sia prevista la possibilità di utilizzo del forno a legna, ma che la pizza cotta del forno elettrico possa essere definita vera pizza napoletana è una cosa che sovverte il disciplinare e il riconoscimento Unesco, dove è espressamente previsto”, denuncia il presidente dell’Associazione pizzaiuoli napoletani.

“Come si porranno i grandi imprenditori che spendono fior di quattrini al mese solo per scegliere il locale dove poter installare il forno a legna? E quelli che producono pomodoro, farina adatto per la cottura nel forno a legna? L’Associazione Pizzaiuoli Napoletani si batterà sempre per la tutela della pizza napoletana secondo tradizione, insegnando e tramandando l’arte del pizzaiuoli napoletano con la propria scuola di formazione”.

Gimmo Cuomo su Il Corriere del Mezzoggiorno parla infatti di “guerra dei due forni”, narrando della diatriba che si è aperta tra l’organizzazione rappresentata da Miccù e l’Associazione verace pizza napoletana presieduta da Antonio Pace: pomo della discordia è l’installazione di un forno elettrico chiamato “scugnizzo” progettato dall’ingegnere Giuseppe Carlo Russo Krauss, che è riuscito a creare le condizioni del forno tradizionale, con la base interna in cotto sorrentino. Questo modello è venduto in altri quattro continenti negli Stati Uniti, in Brasile, Libano e Australia.

In realtà, con il riconoscimento di Patrimonio Immateriale dell’Unesco ottenuto nel 2017, l’Arte della Pizza deve svolgersi secondo “varie fasi, tra le quali la preparazione dell’impasto, un movimento rotatorio fatto dal pizzaiolo e la cottura nel forno a legna”, quindi per preservare “il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana, secondo i criteri previsti dalla Convenzione Unesco del 2003”, si dovrebbe agire secondo quanto sostenuto dal Miccù.

Ricordiamo che anche un pezzo della Costiera Amalfitana ha sostenuto quella candidatura: l’allora Corporazione dei Pizzaioli tramontani aveva portato il proprio contributo all’appello lanciato da Alfonso Pecoraro Scanio, ed addirittura il Comune di Tramonti, con delibera di giunta del novembre 2014, aveva deciso di aderire alla petizione. “È un’iniziativa che ci rende felici – disse all’epoca il sindaco Antonio Giordano siamo fieri di poter sostenere questo prodotto che da sempre ha colorato le tavole del nostro bel paese”. Speriamo che questa diatriba si risolva nel migliore dei modi e che vinca sempre il Made in Italy!

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