No al pollo al cloro anche in Campania

Napoli, Campania. Dall’Unione europea potrebbe arrivare il via libera all’importazione di ‘pollo statunitense alla varechina’ sotto il pressing delle autorità americane che minacciano di rimettere in discussione gli accordi stabiliti con l’agenda transatlantica se l’Ue non revocherà il divieto imposto dal 1997′. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme in occasione del prossimo Consiglio economico transatlantico, in programma nella giornata odierna a Bruxelles, dove il problema dei polli è considerato una priorità americana dopo l’accordo per stimolare gli scambi commerciali e gli investimenti firmato dal presidente della Commissione Europea Barroso e dal cancelliere Merkel con il presidente Usa Bush.
‘Il divieto imposto dall’Unione europea è stato stabilito’, sottolinea la Coldiretti, ‘a causa del metodo utilizzato negli USA per il trattamento delle carcasse di pollo con bagni di antimicrobici (prodotti a base di ipoclorito di sodio – comunemente chiamata varechina), procedura vietata nell’Ue, dove è stabilito che, per tale trattamento, si debba utilizzare acqua potabile. Nello specifico’, precisa la Coldiretti, ‘sono i prodotti usati negli Usa (biossido di cloro, cloruro di sodio acidificato, fosfato trisodico e per ossiacidi) che sollevano molte perplessità sia per quanto riguarda possibili reazioni chimiche, variazioni del gusto, effetti tossici in caso di ingestione dei residui di queste sostanze, così come il rischio di insorgenza di ceppi di batteri resistenti come conseguenza dell’uso estensivo degli antimicrobici’.
‘Il pressing delle autorità statunitensi, con l’intervento del  consigliere del presidente George W. Bush per le questioni economiche internazionali, Dan Prince, ha portato’, riferisce la Coldiretti, ‘il commissario europeo per le imprese e l’industria, Gunter Verheugen, a chiedere al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, di superare il divieto Ue di importazione di carne di pollo statunitense’. In particolare, il commissario per le imprese e l’industria ha esortato la Commissione ad essere pronta ad agire prendendo anche in considerazione una soluzione estrema, come la possibilità di ammettere le importazioni dagli Stati Uniti di pollame trattato con antimicrobici, trattamento che in ogni caso rimarrebbe vietato per le imprese europee. Una tesi sostenuta anche dal commissario al commercio estero Peter Mandelson, ma avversata dai Commissari Dimas (ambiente), Fisher Boel (agricoltura) e Vassilious (salute) che hanno espressamente dichiarato di essere contrari alla possibilità di revocare tale divieto. La Germania che con il cancelliere Angela Merkel ha promosso la creazione del Consiglio Economico transatlantico, secondo il Financial Times, è pronta addirittura a porre il veto, ma anche la Francia e molti Stati Europei come Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Austria, Grecia, Finlandia, Lettonia, Romania, Lussemburgo, Irlanda, Ungheria e Cipro sottolineano i rischi per la salute, per l’ambiente e la fiducia dei consumatori.
‘E’ tuttavia evidente il rischio’, denuncia la Coldiretti, ‘che le ragioni dei consumatori possano venir sopraffatte dagli interessi della diplomazia con la necessità di rafforzare i rapporti tra Stati Uniti ed Europa in un momento di difficoltà economica internazionale. Di fronte alla crescente liberalizzazione degli scambi l’Unione europea’, conclude la Coldiretti, ‘ha la responsabilità di garantire la trasparenza e la sicurezza soprattutto in un settore come quello alimentare determinante per la salute dei cittadini come hanno dimostrato i recenti allarmi’.
Un fermo ‘no’ all’importazione di prodotti pericolosi per la salute pubblica, arriva anche dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori): ‘E’ un’etichettatura chiara che permette una vera tracciabilità’, ha affermato la Cia. Ed è proprio una corretta etichettatura che chiede per evitare il rischio che, nel nostro Paese e in tutta Europa, arrivi dagli Usa carne di pollame disinfettata con il cloro. Da qui l’invito della Cia all’Ue di individuare un’adeguata soluzione affinché rimanga il divieto comunitario che dal 1997 impedisce l’import nei paesi europei di un prodotto così trattato. Occorre che nel confronto tra le due sponde dell’Atlantico -afferma la Cia- s’impedisca che passi la richiesta degli Stati Uniti di togliere il divieto al ‘pollo al cloro’ e che l’Ue mantenga, così, una posizione ferma in difesa dei cittadini europei e soprattutto della loro salute. In tale ottica, la Cia ribadisce l’importanza dell’etichettatura d’origine di tutte le carni, compresa, quindi, anche quella di pollo. Solo in questo modo si può contrastare l’arrivo in Italia di produzioni pericolose e tracciare chiaramente il percorso dall’allevamento alla tavola. Una trasparenza che diventa essenziale per garantire i consumatori, ma anche gli stessi produttori.

Fonte: AgricolturaOnWeb

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