Napoli. No a piazza Ascarelli, fondatore del club. Resiste il gerarca Tecchio

Napoli no a piazza Ascarelli, fondatore del club, resiste il gerarca Tecchio come scrive su Il Mattino Giuseppe Crimaldi
Nessuna piazza per Giorgio Ascarelli. Triste e amara, la verità emerge dopo quasi due anni di attese e di speranze. Lo chiedevano in tanti, a cominciare dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco de Magistris. Se lo aspettavano i tifosi del Napoli, società sportiva che proprio Ascarelli fondò nel 1926; e ci credevano soprattutto tutti quelli che conoscevano la storia di un uomo che a Napoli aveva dato tanto. E non soltanto nello sport. Sembrava tutto ormai in dirittura d’arrivo nella decisione di sostituire l’intestazione di piazzale Tecchio, a Fuorigrotta, in piazzale Ascarelli. Ma alla fine sono bastati due veti – durante i lavori in Commissione Toponomastica – a dissolvere ogni speranza: quelli dell’Istituto di Storia Patria e le proteste di un comitato civico dei residenti nel quartiere.
L’ANNUNCIO
Alla fine del gennaio del 2018 fu lo stesso de Magistris a postare la bella notizia sui social: «Piazzale Vincenzo Tecchio, l’ex segretario provinciale del partito nazionale fascista – aveva scritto il primo cittadino – si chiamerà piazza Ascarelli. Il mio annuncio arriva nel giorno in cui ricordiamo Luciana Pacifici, una delle più piccole vittime della ferocia nazista, morta ad Auschwitz. Anche via Vittorio Emanuele III, che promulgò le leggi razziali, cambierà nome in via Salvatore Morelli. Per non dimenticare, mai!».
Già, perché Giorgio Ascarelli, come la piccola Luciana Pacifici (deportata in un campo di concentramento durante i rastrellamenti dei nazifascisti a Napoli nel periodo della Seconda Guerra Mondiale) era un ebreo napoletano. A plaudire all’iniziativa di Palazzo San Giacomo erano stati in tanti, a cominciare dalla Comunità ebraica di Napoli, insieme con la Federazione Italia-Israele, che si era resa promotrice dell’iniziativa di cancellare dalla toponomastica cittadina la targa che ricordava un uomo che si era sporcato le mani di sangue accettando le leggi razziali. Soddisfazione era stata espressa anche dall’ambasciata dello Stato d’Israele in Italia. Sostegno e incoraggiamento erano arrivati poi anche dai tifosi del Napoli, felici di poter finalmente vedere intestato il piazzale antistante lo stadio San Paolo a chi aveva fondato la società azzurra. Poi, però, è accaduto qualcosa che ha affossato il progetto.
I VETI
Strano Paese, il nostro. Nel quale il parere di esperti che siedono nelle varie commissioni e sottocommissioni pubbliche contano più del volere comune, e spesso anche del buon senso. Proviamo a ricapitolare. La proposta formulata dall’amministrazione comunale aveva fatto il suo corso, approdando nella Commissione toponomastica di Palazzo San Giacomo. Nessun veto di carattere politico, massimo sostegno alla proposta del sindaco e dell’assessore delegato al settore, Alessandra Clemente. E quando tutto sembrava andare verso la conclusione, ecco la sorpresa. Dai verbali emerge che l’iter è stato stoppato – e definitivamente affossato – per il parere contrario espresso dai rappresentanti che siedono nella consulta in rappresentanza dell’Istituto di Storia Patria. La motivazione resta oscura. Ma ad affossare il progetto ha contribuito anche la miope avversione di un non meglio comitato di residenti nella zona: i quali avrebbero opposto un fermo no al cambio della lapide marmorea nel largo di Fuorigrotta che dà accesso alla stazione, con una originale motivazione: modificare, dopo tanti anni, il nome di una via o di una piazza creerebbe confusione e difficoltà persino nel recapitare la posta.
LA DELUSIONE
E così Ascarelli non troverà spazio nella toponomastica napoletana. A meno di ravvedimenti. E dire che Giorgio Ascarelli fu un napoletano esemplare. Imprenditore, filantropo e sportivo, oltre a fondare il Calcio Napoli, commissionò e finanziò a proprie spese la costruzione di un nuovo campo sportivo, di proprietà privata del club, al Rione Luzzatti, nei pressi di piazza Garibaldi, quello noto per l’Amica geniale. Uomo di cultura, ma soprattutto filantropo. A Napoli quasi nessuno lo ricorda più. Eppure fu lui, tra le tante cose buone realizzate in questa città, a finanziare anche un orfanotrofio a Posillipo.

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