Marittimo di Sant’Agnello morto a Venezia: continua la lotta della famiglia

Continuano a lottare per arrivare alla verità, i genitori del marittimo di Sant’Agnello morto a Venezia, Giosuè Sorrentino, quattro anni fa. Una morte che scosse tutta la Penisola Sorrentina e che rimane tutt’oggi un mistero. Giosuè, 35 anni, fu trovato in sala macchine di un mercantile in rada a Venezia, con la gola squarciata e al suo fianco vi era una fresa sporca di sangue. Tutto questo accade il 23 aprile del 2016. Fin da subito per i familiari della vittima si era fatta largo l’idea di un omicidio.

Dopo la decisione del pm della Procura di Venezia di archiviare il caso, a giugno dello scorso anno, la famiglia non si è mai arresa, perché non crede nel suicidio. Vennero riaperte le indagini in seguito a varie richieste di investigazione da parte della famiglia Sorrentino.

“Non è stato un suicidio, le indagini sono state lacunose e c’è omertà – ha dichiarato la famiglia ai colleghi di Metropolis – Dovrebbero rinviare a giudizio tutti i componenti dell’equipaggio per omicidio. Aveva tanta voglia di vivere, non si è ucciso Giosuè, ora è diventato un morto scomodo”.

“Hanno inquinato la scena del crimine -dichiarano gli avvocati – hanno persino posto dei mozziconi di sigaretta, quando Sorrentino non fumava, lo sapevano tutti”.

Continua la lotta della famiglia Sorrentino, per cercare di scongiurare l’archiviazione.

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