Le mani dei D’Alessandro e dei Di Martino sulla Penisola: la confessione choc di Rapicano

Un matrimonio avrebbe suggellato nuovamente i rapporti tra il clan dei D’Alessandro e i Di Martino, con l’espansione degli affari illeciti fino in Penisola Sorrentina. In un articolo di Ciro Formisano per Metropolis, questo è quanto emerge dai primi verbali, che riportano le confessioni di Pasquale Rapicano, ultimo collaboratore di giustizia della camorra di Castellammare di Stabia ed ex soldato del clan D’Alessandro.

Le parole emergono dagli atti nell’ambito dell’inchiesta “Domino”, un enorme indagine che ha svelato l’esistenza di un accordo segreto tra le cosche di Iuvani e Scanzano per gestire, in regime di monopolio, l’affare legato al
traffico di sostanze stupefacenti nell’area stabiese. Fondamentali sono state le dichiarazioni di Pasquale detto ‘o capone Rapicano, secondo il pubblico ministero dell’Antimafia Giuseppe Cimmarotta.

L’ex killer pentito, condannato all’ergastolo in Appello per l’omicidio di Pietro Scelzo, delitto commesso su ordine dei D’Alessandro nel 2007, durante il lockdown ha reso numerose dichiarazioni in merito ai rapporti d’affari instaurati tra le due cosche alleate per l’affare spaccio: dichiarazioni che costituiscono un sostegno pesante per la accusa, nel procedimento che vede indagati tra gli altri, Antonio Di Martino, figlio di Leonardo ‘o lione latitante da un anno e mezzo, e Giovanni D’Alessandro, ritenuto elemento di punta della cosca di Scanzano, che è ricercato dal 3 giugno scorso, quando riusci a sfuggire al blitz che ha portato all’esecuzione di ventisei misure cautelari.

Come racconta Rapicano è stato il matrimonio tra “la figlia di Paolo Carolei”, boss dei D’Alessandro attualmente sottoposto a 41-bis e “Fabio Di Martino”, uno dei rampolli della dinastia criminale specializzata nella coltivazione e l’esportazione di marijuana. Emerge dai verbali del 25 febbraio di quest’anno, che sono state queste nozze ad aver consolidato l’alleanza, che ha permesso ai narcos dei Lattari di mettere le mani sulla Penisola Sorrentina, zona da
sempre “appetita” dalla criminalità organizzata, in particolare per l’affare spaccio. “I Di Martino non sono solo relegati a Pimonte – chiarisce Rapicano – ma si sono estesi fino a Gragnano, Lettere, Vico Equense e Sorrento”.
Rapicano, che è stato alle dipendenze di Scanzano, ha svelato dei particolari dei rapporti tra i clan e l’organizzazione del loro quartier generale. “Quando parlo dei Di Martino li etichetto come i “pimontesi” secondo una vecchia usanza, ma so bene che Di Martino Leonardo ha come soprannome ‘o lione e che il loro quartiere di residenza è via Uuvani a Gragnano, sebbene spesso si collocano anche sopra San Giacomo dove organizzano pure delle cene”.

Oggi è proseguita la discussione dei ricorsi, presentati dai legali degli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Domino”. Il Riesame, martedì, ha accolto il ricorso dell’avvocato Antonio de Martino annullando l’ordinanza cautelare solo per l’associazione a delinquere contestata, a carico di Ernesto Di Maio e Michele Di Maria che comunque restano sottoposti all’obbligo di firma. Per il resto, comunque, la solidità dell’inchiesta ha sinora retto come dimostra la lunga serie di ricorsi respinti in questi giorni. Resta da analizzare gli ultimi ricorsi degli indagati.

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