IL CULTO DI SAN PIETRO IN PENISOLA SORRENTINA

La presenza dell’Apostolo Pietro in penisola è legata ad una leggenda aurea che vuole che sia sbarcato a Crapolla proveniente dall’oriente. L’evento non è storicamente accertato, fatto sta , che le chiese a lui dedicate sono tante , da Massa Lubrense a Montechiaro. Ne parliamo oggi 29 giugno 2020, giorno della festa,tempo di coronavirus,  ma ci rifacciamo con piacere a quando Cecilia Coppola presidente Cypraea, nel 1995 , proprio nella chiesa di San Pietro a Mele, premio e invogliò i giovani alla storia sacra dei nostri monumenti. Le varie chiese dedicate a San Pietro e Paolo, sono tutte pregevoli e dotate ogniuna di una sua precisa  personalità storica. A Massa Lubrense , oltre San Pietro a Crapolla, antica abbazia, troviamo preziosi pavimenti a riggiole maiolicate di fattura Chiajese , a Montechiaro e a Sorrento, il fascino di una lunga storia. In particolare San Pietro a Mele, per le sue vicissitudini, pensate , per far passare il Corso Italia, fu smontata e rimontata pietra su pietra a cura dell’Architetto Luigi Amalfi, lo stesso che progettò il Municipia della grande Sorrento a Sant’Agnello. Nell’operazione di scavo vennero fuori columelle sepolcrali di epoca romana, custodite presso il Museo Correale. Ma vediamo alcuni estratti da volume dedicati alla penisola.

Monticchio.
Chiesa di San Pietro Apostolo si può visitare presso la frazione Monticchio del comune di Massa Lubrense. All’interno possiamo ammirare i pregiati altari che ornano l’edificio.

La struttura originaria della Chiesa fu ricostruita nel XVII secolo e ampiamente restaurata nel XIX secolo. L’interno è ad una navata, con un bellissimo pavimento del 1700. Ai lati vi sono distribuite otto cappelle, con i relativi altari, che custodiscono numerose pregevoli opere del XVI–XVII secolo. Sull’altare maggiore, in marmi policromi, è collocata la bellissima opera raffigurante San Pietro, realizzato da Angelo Mozzillo, nel 1800. Sul frontone esterno della chiesa si osserva la Tiara con le chiavi decussate.

San Pietro a Mele

La costruzione di questa chiesa, secondo la tradizione sorrentina, è da collegarsi alla venuta, peraltro non storicamente accertata, di S. Pietro a Sorrento.
Si pensa, infatti che la chiesa fu eretta nel sito di un ipogeo pagano, dove l’apostolo predicò.
Come per altri edifici religiosi, anche per questa chiesa è da lamentare purtroppo la mancanza di documenti anteriori al 1558 (1).
Il più antico documento conosciuto, dove se ne fa menzione, risale alla Santa Visita del 1580, in essa l’arcivescovo del tempo, mons. Donzelli, riconfermava in carica il rettore. Lo stesso arcivescovo dopo la Santa Visita, il 21 novembre 1581, ne ordinava la profanazione, probabilmente per il pessimo stato della fabbrica.
Nessuna notizia si ha della chiesetta nel ?600.
Nel 1721, l’arcivescovo Filippo Anastasio, memore del notevole patrimonio storico-religioso che questa chiesa rappresentava per l’antica diocesi sorrentina, la fece restaurare.
Una prima anche se sommaria descrizione della chiesa risale alla Santa Visita di mons. Pepe del 1762.
L’edificio era ornato da un portale di piperno e da uno altare in marmo policromo. Oltre al dipinto ad olio raffigurante S. Pietro vi era un affresco sul tema della Concezione. La chiesa era a due navate e sotto una di essa passava la vecchia e stretta via pubblica.

(1) Il 13 giugno 1558, le città di Sorrento e Massa Lubrense, furono saccheggiate e devastate da un’incursione turca agli ordini di Pialì Bassà. Gli archivi dei monasteri,delle chiese e della curia arcivescovile andarono distrutti.
Nel 1843, resosi necessario l’ampliamento della citata via,la chiesetta fu demolita completamente.
Durante il conseguente sterro furono rinvenuti numerosi cadaveri sicuramente appartenenti ad una necropoli romana, successivi ritrovamenti ne precisarono i caratteri.
A spese del Municipio di Sorrento la chiesetta fu ricostruita in forma ottagonale e fu adornata con stucchi lucidi, di riscontro ne furono limitate notevolmente l dimensioni. (1).
Per questo motivo sorse una disputa tra il rettore della chiesa e il sindaco di allora De Maio, l’esito risultò sfavorevole al rettore.
Molti tentativi furono fatti per ingrandire la chiesetta, tutti, però, vanificati dall’indisponibilità dei proprietari dei fondi limitrofi a concedere il terreno necessario per l’ampliamento.
Agli inizi del’900, la chiesa, divenuta insufficiente ai bisogni della popolazione della borgata di Sottomonte furono avviati i lavori di ampliamento sotto la direzione dell’ing. Luigi Amalfi, il quale offrì gratuitamente la sua opera.
Durante i lavori di sbancamento vennero alla luce una gran quantità di stele marmoree con epigrafi funerarie pagane, una alla cineraria ripiena, ed altri oggetti evidente conferma del sepolcrato pagano (2).
Tali reperti furono conservati al Museo Correale, che in cambio offrì le due antiche colonne che ornano l’attuale facciata ella chiesa.
Il 7 giugno del 1912, mons. Giustiniani, arc. Di So0rrento, gettava la prima pietra della uova chiesa, alla presenza dei sindaci di Sorrento e S.Agnello.

(1) cfr., P. Gabriele, La chiesetta di S. Pietro in vincoli, pag.24
(2) cfr., O. Marucchi,Conferenza storica archeologica, pag. 30.

La Città del Tasso è accreditata di origini cattoliche all’epoca dei primi secoli de li’ era cristiana se, secondo la tradizione, si ritiene che San Pietro, di passaggio per Roma, sia sbarcato sulla costa orientale della penisola e si sia fermato a predicare in zona (ne sarebbero testimonianze le abbazie a suo nome e la costruzione di un tempietto – oggi noto come San Pietro a Mele, Sottomonte – nella cui zona, sul muro esterno di un fondo rustico, lungo il corso Italia, è ancora visibile una Croce di “rozza pietra”) e se, ali’ epoca delle persecuzioni di Diocleziano (230- 240 d.C.), Sorrento registrò (secondo il Martirologio Romano) undici martiri (con testimonianza – artistica – in un quadro nel Santuario del Carmine in piazza Tasso).

Nella Cappella di San Pietro a Mele, sull’altare principale è venerata la Madre di Dio come Madonna del Perpetuo Soccorso, con un quadro copia di quello originale esistente a Roma( Travasi nella chiesa dei padri Liguorini, in via Merulana, proveniente da Creta e molto miracolosa al punto che il 23 Giugno 1867 fu, anch’essa, incoronata dal Capitolo Vaticano di San Pietro.)

La vita nell’ex Villa Rubinacci continuò intensamente perché, per un periodo, fu anche ospitata l’Unione Fenuninile Cattolica Diocesana, guidata dalla presidente Donna Eleonora Rocca Crawford e fu prestata piena collaborazione con l’attività della Cappella di San Pietro a Mele e con i vari Rettori, fra i quali il futuro vescovo di San Severo, mons. Bonaventura Gargiulo e Don Gennaro Milani.

Breve storia della chiesa sorrentina di Pasquale Ferraiuolo
La chiesa di San Pietro a Mele, in località Sottomonte e l’antica croce, detta di San Pietro, incastrata nel muro del soppresso monastero benedettino di San Renato sono la viva testimonianza della presenza a Sorrento di una comunità cristiana già nel I secolo d.C. e che alla diffusione della Buona Novella abbia contribuito lo stesso Principe degli Apostoli non è ipotesi inverosimile. La particolare devozione per l’apostolo cui erano dedicate le antiche abbazie di Crapolla, della Marina Grande a Sorrento e di Cermenna fa, senza dubbio, pensare ad una sua presenza nella penisola sorrentina durante il viaggio verso Roma. Si vuole che San Pietro, dopo essere sbarcato nell’odierna baia di Crapolla, abbia portato la vera fede incontrando un nucleo di neofiti presso un sepolcreto di liberti posto fuori le mura di Sorrento, in località Sottomonte, dove appunto sorse la chiesa di S. Petrus Inventus, detta poi di San Pietro a Mele. Certezze al riguardo non ne esistono e non potrebbe essere altrimenti.Di sicuro sappiamo che l’apostolo nel 43 o 44 d.C. fu a Napoli ed è molto probabile che prima di raggiungerla si sia fermato a Sorrento.

SAN PIETRO A MELE
In località Sottomonte vi è una chiesuola molto antica dedicata a San Pietro in Vincoli la quale, per essere anche detta San Pietro a Mele o anche a “Melia”, diede nome ali’ intera contrada, come riportano atti pubblici e privati redatti
fino alla fine dell’800. Il toponimo Mele non trova purtroppo una chiara identificazione fatta eccezione per riferimenti agli omonimi pomi della famiglia delle rosacee che forse vi sarebbero stati prodotti. Un qualche riferi mento lo si potrebbe ri trovare nel titolo della cappella napoletana cli San Pietro ad Emelia poi detta San Pietro in Yinculis che ospitò dal XVI secolo il monte Turbolo di Massa Lubrense.

SILVIO SALVATORE GARGIULO come Consigliere ed Assessore Comunale, come rappresentante del Comune nel Consiglio di Amministrazione della Scuola d’Arte e del Museo Correale. In quest ultima qualità quando dagli scavi della cappella di San Pietro a Mele, in località sottomonte a Sorrento furono rinvenuti i reperti archeologici furono da Lui acquistati e regalati alla Città di Sorrento e depositati nel reparto archeologico del medesimo museo.

6 Dicembre 1995
Nella Chiesetta di San Pietro a Mele la Cypraea premiò gli alunni partecipanti al concorso “I Giovani e San Pietro in penisola sorrentina” indetto per avvicinare i giovani alla storia sacra legata ai monumenti locali e alla devozione di San Pietro in Penisola Sorrentina.

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