I Briganti di Sorrento portano la Statua di Sant’Antonino nella Grotta di San Catello al Faito

I Briganti di Sorrento portano la Statua di Sant’Antonino nella Grotta di San Catello al Faito , la montagna fra Vico equense e Castellammare di Stabia che sovrasta il Golfo di Salerno e Napoli dominando la Campania. Qui un gruppo di giovani ha portato la statua di Sant’Antonino , che qui era stato insieme a San Catello a pregare, un gesto simbolico .
Per arrivarci, bisogna abbandonare il sentiero e attraversare uno stretto passaggio, avendo il vuoto alla tua sinistra; l’unica protezione è un cavo d’acciaio fissato alla parete rocciosa dove ci si può tenere. La grotta di San Catello a 1278 m. s.l.m. è raggiungibile tramite un percorso a carattere agevole e turistico, dallo spiazzale prima del Santuario di San Michele, con punti panoramici sul golfo di Napoli, si snoda sui sentieri ombrosi, larghi e ben marcati che attraversano l’antica faggeta del Faito, una difficoltà è data dal sentiero non segnato e dalla posizione ben nascosta della grotta e via d’accesso non è evidenziata, pertanto non raggiungibile da escursionisti inesperti e disinformati. Il legame tra il Santo e la grotta avviene tra il VI secolo d.C. e il VII secolo d.C. quando il primo desideroso di una vita contemplativa decide di ritirarsi sul Monte Aureo (Faito), affidando la diocesi di Stabia a Sant’Antonino suo amico. Dopo un periodo di reggenza anche Sant’Antonino decide di ritirarsi sul Monte e ai due apparve l’Arcangelo Michele che gli chiese di costruire una chiesa in quel posto da dove si dominava il golfo e si ammirava il Vesuvio. Una leggenda narra che l’Arcangelo scacciò Satana dai dirupi del picco mentre tentava i due santi: il demone nel fuggire urtò contro una roccia calcarea lasciando la propria impronta. Da qui il nome del luogo “ciampa del diavolo“.

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