Chi sono i gilet arancioni e Pappalardo

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Se proprio si dovesse sintetizzare con uno slogan lo sgangherato movimento dei Gilet arancioni potrebbe essere «Tutto fa brodo». L’obiettivo è cercare di catalizzare quasi tutti i movimenti di protesta sotto un’unica sigla: dai No Euro ai No Vax, dai No Expo ai No 5G, fino ai terrapiattisti e ai complottisti in servizio permanente. Senza dimenticare di strizzare l’occhio alla galassia di sigle che compongono soprattutto l’estrema destra extraparlamentare, da Casapound a Forza Nuova, in un rigurgito di sentimenti neofascisti e di un indeterminato nazionalismo e antieuropeismo. Sul web gli account legati a queste variegate galassie condividono e rilanciano le immagini delle manifestazioni dei Gilet nostrani, tra questi anche coloro che ritengono, senza alcuna legittimità scientifica, la rete 5G responsabile della diffusione del Coronavirus. O, per la manifestazione nella Capitale, account di ispirazione del Ventennio come Marcia su Roma. Eppure, dietro queste conncection sui social network, non sembrano esserci relazioni organiche. Tutti uniti al momento – solo dall’insofferenza alle restrizioni del lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus e le conseguenze economiche delle serrate. À la guerre comme à la guerre e per tutti questi movimenti – una piazza vale l’altra purché si possa contestare, poco importano le matrici ideologiche.
L’INTELLIGENCE
A capo del movimento c’è l’ex generale dell’Arma, Antonio Pappalardo (nella foto), che non si sottrae alla narrazione di vecchi cliché fascisti. Sabato, a Milano, sosteneva di essere un esperto di sicurezza e per questo garantiva i pochi manifestanti che con lui alla guida del Paese si «potrà uscire di casa lasciando le chiavi inserite nel portone». La misura che si può dare ad un fenomeno del genere è dovuto alla prospettiva dalla quale si vuole osservarlo. Macchiettistico per chi come ieri ha detto Vasco Rossi – in quelle piazze ci vede solo una farsa. Una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale se invece si osserva questa sigla con la lente degli analisti dell’intelligence. In ogni relazione annuale gli 007 riportano infatti tutte i possibili rischi scaturiti da quelli che sono definiti i «movimenti anti-crisi». La novità, stavolta, è che mai delle manifestazioni avevano preso di mira delle misure sanitarie come l’indossare la mascherina nel pieno di una pandemia. Del resto secondo Pappalardo – la minaccia pandemica non esiste o, come ha detto ieri l’ex generale nel corso della sua manifestazione a Bari, in un sussulto fantozziano: «La pandemia è una cagata pazzesca». Proprio per questo le immagini delle manifestazioni di sabato, soprattutto per quelle di Milano Roma e Bari, sono al vaglio della Digos per rilevare violazioni alle norme Anti-Covid come il mancato uso della mascherina ed eventuali profili penali da queste condotte.
IL LEADER
La storia del leader dei Gilet arancioni è quella di un uomo che dopo essere assurto alle massime cariche delle Forze Armate ha deciso di imboccare la strada della protesta di piazza. Prima però, nel 1992, è eletto come deputato indipendente nelle liste del Psdi. Nel 93 Carlo Azeglio Ciampi lo nomina sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana. Nell’esecutivo dura meno di due settimane perché intanto il tribunale militare lo condanna a otto mesi di reclusione per diffamazione ai danni del Comandante generale dell’Arma. È uno degli artefici della rivolta dei tir che nel 2011 paralizza le strade a lunga percorrenza italiane. Nel 2016 fonda il «Movimento liberazione Italia» che guida a Roma in una marcia indetta per chiedere lo scioglimento del Parlamento ritenuto abusivo. Qualche decina di persone, ma agguerrite e chiassose, salite agli onori delle cronache per aver cacciato in malo modo l’M5s Alessandro Di Battista che provava ad aizzarli contro il Palazzo, prima di essere costretto a ripiegare. Ora l’ultima mutazione, la fondazione dei Gilet arancioni. Tutti i movimenti di cui ha fatto parte Pappalardo sono però serviti per avere una base di partenza per queste nuove proteste nell’era Covid.
ASCESA SOCIAL
Il movimento si è anche presentato alle ultime elezioni regionali in Umbria, con candidato presidente l’immarcescibile Pappalardo, ma ha raccolto appena 587 voti. La propaganda che ha reso possibile riunire qualche manifestante in varie piazze italiane è dovuta alla creazione di alcune pagine Facebook: le più attive in Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia. Dal sito ufficiale del movimento dei Gilet arancioni è stato diffuso un programma politico. «Primo atto si legge – è invitare il Parlamento a formare un Atto d’Accusa, contro gli attuali governanti e parlamentari che risultano essere tutti abusivi». Seguono una serie di revisioni costituzionali, spicca la proposta dell’introduzione della Lira Italica in luogo dell’Euro. Per ora, più che grazie agli altisonanti proclami, il movimento è riuscito a riunire qualche centinaio di persone insofferenti, soprattutto, per la crisi sanitaria ed economica determinata dal virus. Ma sui social la propaganda resta attivissima per portare ancora più persone in piazza nei prossimi giorni. Del resto «Tutto fa brodo» pur di contestare. Valentino Di Giacomo, il Mattino.

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