Amalfi, si ricorda Salvatore Quasimodo: la morte del poeta come monito sulla sanità

Circa mezzo secolo dopo, fa riflettere la morte del Premio Nobel, dopo un malore improvviso accusato ad Amalfi

Il 14 giugno 1968 ci lasciava Salvatore Quasimodo,  che morì a Napoli dopo una tormentata trasferta dalla Costiera Amalfitana. Circa mezzo secolo fa,  il poeta soggiornava ad Amalfi per presiedere la giuria di un premio letterario, quando avvenne quel triste evento, che vuole essere anche un monito sulla situazione sanitaria dell’epoca. Il Premio Nobel per la letteratura ricevette un’assistenza precaria: un medico, tal Luca Jovine, fu sollecitato ad intervenire perché Quasimodo lamentava dolori lancinanti alla testa, praticandogli un salasso dopo aver sospettato un ictus (come diceva il poeta, che sospettava di avere gli stessi sintomi dell’amico pittore Renato Pirolli).

Dalla testimonianza di Piero Chiara (nel libro “Gli anni e i giorni”, 1988), qualche ora dopo giunse dell’Ospedale di Salerno il professor Canger, un neurologo, che gli iniettò dei medicinali, ma dopo due ore si manifestarono nuovamente i sintomi e fu richiesto dal professore un intervento neurochirurgico alla clinica “Mediterranea” di Napoli: senza barella e con un auto di fortuna, il trasporto nel capoluogo di regione fu tormentato e il poeta non potette che spirare, appena giunto nella sala operatoria. L’intellettuale, a 67 anni, fu vittima di una trombosi cerebrale, anche a causa di un viaggio faticoso.

Proprio in questa crisi pandemica, si è riscoperto l’importanza delle diagnosi e soprattutto della tempestività degli interventi, per trattare le patologie cardiovascolari, che hanno colpito tantissimi pazienti. A distanza di cinquant’anni, il poeta di Modica continua a far parlare di sé, attraverso le sue vicende biografiche. Orgogliosamente meridionale, innamorato di Amalfi, Quasimodo era anche civilimente impegnato nelle sue attività condotte a Milano: nell’anno della sua morte, al Circolo De Amicis di Milano, commemorò l’11 aprile la morte di Martin Luther King parlando di razzismo, dello sfruttamento degli ultimi in una società capitalistica come quella statunitense: un altro capitolo, maledettamente attuale.

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