Amalfi. La protesta degli stagionali e lo scontro con le aziende che non vogliono riaprire, occorre un patto sociale fra aziende e lavoratori

Amalfi. La protesta degli stagionali e lo scontro con le aziende che non vogliono riaprire, occorre un patto sociale fra aziende e lavoratori . C’è isperazione e anche giuste recriminazioni, sono uscite fuori antiche problematiche di lavori sottopagati dalle aziende, recriminazioni su chi non avva aperto, il momento della crisi del turismo dopo il coronavirus covid-19 forse è il peggiore degli ultimi 40 anni per la Costiera amalfitana e penisola sorentina, occorrerebbe un “patto sociale” fra lavoratori e aziende, secondo noi, da oggi dovrebbero provar a riaprire tuti, dimenticando i lauti guadagni degli anni scorsi, ma farlo comunque, chiedendo allo Stato aiuti legati solo ed esclusivamente alle assunzioni del personale, ecco cosa scrive oggi sul Il Mattino Mario Amodio.

Oltre duecento persone in strada per protestare contro la mancata corresponsione del bonus di 600 euro e rivendicare il diritto al lavoro. Erano i lavoratori stagionali della Costiera Amalfitana, che ieri mattina si sono radunati in piazza Municipio ad Amalfi al grido di «lavoro e dignità per tutti». Sono i cosiddetti «invisibili», quelli a cui non solo è stato negato il bonus previsto dal governo durante il lockdown ma che ora rischiano il posto di lavoro in quanto numerose aziende che operano nel settore del turismo difficilmente apriranno questa estate.
LA DENUNCIA
«La nostra bellissima terra, per fortuna solo sfiorata dalla tragedia umana che ha colpito altre zone d’Italia, piange una vittima illustre: il lavoro. Eravamo consapevoli che si sarebbe aperta una stagione turistica difficile per tutti; non eravamo preparati abbastanza, invece, a perdere la dignità» hanno detto ieri gli organizzatori della protesta che hanno poi consentito ai manifestanti di dar voce al loro dissenso. E sono stati decine gli interventi dei lavoratori che si trovano ora a gestire non solo l’ansia per un lavoro che non c’è ma soprattutto la paura per l’imminente futuro. E tanti di questi erano padri e madri di famiglia, molti dei quali con figli a carico e mutui sulle spalle. Per loro oltre al danno della perdita del lavoro anche la beffa per essere stati completamente tagliati fuori da qualsiasi forma di sussidio. In piazza ieri ad Amalfi c’erano commessi, driver degli ncc, autisti di bus, lavoratori alberghieri e della ristorazione. «Risultando a tempo determinato per la stagione aprile-ottobre, hanno scoperto di non esistere né per lo stato né per la regione Campania né per le amministrazioni locali – hanno detto ieri i manifestanti – Per tutti, ad oggi, la Naspi, già dimezzata dal 2015, con cui sopravvivere durante l’inverno è soltanto un miraggio». In piazza ieri c’era quella moltitudine di invisibili a cui gli organizzatori della protesta hanno deciso di ridare voce e dignità. «Il concetto di stagionalità non può e non deve essere legato a una lettera sul contratto o al codice di un’azienda ma alla ciclicità della prestazione del lavoratore – è stato ribadito durante gli interventi – La nostra, purtroppo, è una terra a tempo determinato, perchè la destagionalizzazione resta solo una parola vuota, e non per colpa di chi ci lavora. La Costiera non è solo una cartolina da spot elettorale ma un luogo che ha fatto dell’accoglienza la sua vocazione principale, per cui non esistono lavoratori di serie a e lavoratori di serie b ma persone, con pari diritti e pari dignità. La guerra tra poveri che si vuole scatenare avrà come unica conseguenza quella di speculare, ancor di più, sul poco lavoro che resta in una stagione ormai compromessa».
LO SCONTRO
Al fianco dei lavoratori si sono schierate anche le associazioni degli albergatori che hanno fatto sentire la loro voce alla vigilia della manifestazione. Anche se, nel corso della protesta pacifica durante la quale è stata occupata simbolicamente e nel rispetto dei divieti vigenti la piazza Municipio di Amalfi per rivendicare il diritto ad esistere, ad essere tutelati, a lavorare, sono state lanciate alcune accuse nei confronti del comparto turistico per la mancata apertura di alcune imprese locali. «Le istituzioni adesso devono fare una scelta coraggiosa: schierarsi con misure concrete dalla parte delle centinaia di famiglie che vivono di lavoro stagionale, occasionale, a tempo determinato – è stato poi sottolineato nel corso della manifestazione – Nessuno deve rimanere indietro, nessuno deve rimanere escluso; il rischio è che la crisi e l’indifferenza divorino, dopo l’economia, anche il tessuto sociale con conseguenze catastrofiche per la nostra terra a cui difficilmente si potrà poi trovare rimedio».

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