Sorrento. Turismo anno zero, Costanzo Iaccarino: “Siamo senza certezze”

Sorrento. Turismo anno zero, Costanzo Iaccarino “Siamo senza certezze” a scriverlo la prima firma del giornalismo in Penisola sorrentina Antonino Siniscalchi su Il Mattino di Napoli.
«Siamo in una fase di attesa per poi decidere come poter riavviare le nostre attività. Abbiamo bisogno di certezze delle regole». Le certezze, invece, latitano, le difficoltà si moltiplicano. La Campania, secondo i dati del 2018, supera i 6 milioni di arrivi che hanno generato circa 22 milioni di presenze, un trend in costante crescita negli ultimi anni ma aspetta le indicazioni del Governo per pianificare una ripresa che stenta a trovare certezze. Costanzo Iaccarino, albergatore da tre generazioni in penisola sorrentina, è il presidente regionale e vice presidente nazionale di Federalberghi, è perplesso sulle norme da attuare, è ottimista, ma si affretta a chiarire che non c’è più tempo da perdere. «Il primo problema da affrontare spiega l’albergatore sorrentino – è costituito dai tempi tecnici necessari per adeguare le strutture e formare il personale. Sono tanti i dubbi sulle scelte da attuare per poter rispettare le norme dettate dal protocollo per assicurare le condizioni di sicurezza a tutti e nello stesso tempo dare la possibilità agli ospiti di godere una vacanza adeguata alle aspettative tradizionali».
Dal 3 giugno prossimo riaprono le frontiere. Si potrà entrare in Italia dall’Unione europea e da tutta l’area Schengen senza doversi sottoporre ai 14 giorni di isolamento imposti dalla quarantena scattata con l’epidemia. Cosa cambia per voi?
«È presto per poter quantificare eventuali benefici da questa opportunità. Il problema di fondo sul quale dobbiamo concentrare l’attenzione è sulle norme destinate a supportare l’imprenditore rispetto ai costi di gestione che rappresentano un onere finanziario che non trova prospettive di ricavi. Abbiamo avuto assicurazioni dalla Regione che verrà attuata una adeguata promozione dell’immagine del territorio per rilanciare il turismo. Auspichiamo che l’iniziativa sia finalizzata, in particolare, ai mercati europei ed extraeuropei».
Quali sono gli strumenti essenziali sui quali si potrà iniziare a pianificare la riapertura degli alberghi?
«Innanzitutto un provvedimento per abbattere se non sospendere la corresponsione degli oneri sociali sul personale dipendente. Su questo aspetto, finora, si è tanto discusso, ma niente è stato concretizzato. Premesso che le strutture alberghiere saranno chiamate ad affrontare e risolvere una serie di problemi a carattere organizzativo che appaiono insormontabili. Qualora si potessero intravedere pur timidi segnali di ripresa, ritengo, che la sospensione temporanea degli oneri contributivi del personale sia una base concreta da non sottovalutare».
Ipotesi, speranze, ma quali prospettive per la Campania?
«Il turismo nazionale, sul quale si concentrano incentivi al cliente potrebbero rivelarsi solo una cartina al tornasole per i ricavi aziendali. È inutile lasciarsi distrarre da queste ipotesi fumose. La Campania, per tradizione e consensi, ha sempre contato su tre mercati internazionali del turismo che hanno consentito di poter proporre sul mercato ospitalità consolidata. Mi riferiscono agli ospiti inglesi in penisola sorrentina, ai tedeschi a Ischia, agli americani ovunque. Purtroppo, per il momento, non vedo che questa tradizione si possa consolidare in questa fase della stagione 2020».
Sicurezza sanitaria, distanziamento sociale per ospiti e personale. Con quali indicazioni?
«Federalberghi Campania ha condiviso, con Confindustria Hotel e Assohotel, il protocollo Accoglienza Sicura. Un piano finalizzato ad assicurare il necessario equilibrio tra le esigenze di tutela della sicurezza dei clienti e dei collaboratori, della qualità del servizio e del controllo dei costi di gestione. Aspettiamo di poterlo attuare. Per ora, invece, le uniche indicazioni, peraltro molto restrittive, arrivano dal protocollo Inail. Il rischio Inail da Covid-19 equiparato all’infortunio sul lavoro prevede per l’imprenditore un reato di natura penale. Su questo aspetto, tuttavia, potrebbe esserci una revisione della norma. Ecco perché bisogna chiarire ogni aspetto prima di poter riavviare l’attività alberghiera. Si tratta di misure indispensabili per garantire liquidità a un comparto messo a dura prova dalla crisi economica innescata dal Coronavirus».
C’è un progetto ben delineato?
«Certo, ma non sappiamo fino a che punto sarà condiviso in sede di attuazione dei provvedimenti sanitari adottati per il nostro settore. Ogni albergo ha le sue caratteristiche e, quindi, bisogna adeguare le strutture ricettive ai protocolli, rigidi nella loro formulazione, alle reali situazioni in cui vanno applicati. Lunedì prossimo, intanto, è previsto un tavolo di confronto in Regione per pianificare iniziative concrete. In quest’ottica siamo fiduciosi che il nostro protocollo sanitario possa essere adeguata alle nostre realtà».
Qualche esempio?
«Ce ne sarebbero tanti da fare. Dalla strutturazione dei percorsi per i clienti e per il personale, alle prescrizioni per utilizzare gli ascensori, alle norme sul lavoro in cucina tra gli addetti alla preparazione dei piatti e in sala a contatto con il cliente. L’accoglienza è stata sempre uno dei punti di forza delle strutture ricettive in Campania».
Ci sono difficoltà poste dalle norme che riguardano sia le strutture ricettive sia la ristorazione.
«Certo. Come si fa a lavorare in cucina con la mascherina e i guanti. I guanti, che pure in certi casi erano già utilizzati nel passato, comunque, procureranno impacci per i nostri chef, ma la mascherina genera evidenti difficoltà per le condizioni ambientali della cucina stessa. Gli addetti alla preparazione degli alimenti dovranno essere addestrati in materia di igiene e dovranno indossare gli indispensabili dispositivi di protezione individuale. Anche riunioni, conferenze ed eventi potranno avere luogo a patto che si assicuri la distanza di almeno un metro tra i partecipanti».
La necessità di adeguare le strutture, ma c’è la volontà di riaprire e con quali prospettive?
«Vogliamo riaprire, certo, ma con quali prospettive? Proviamo a metterci anche dalla parte dei potenziali ospiti. Sul fronte della programmazione siamo ancora fermi. Stiamo provando a metterci dalla parte degli ospiti. Il punto è: non è facile, per i turisti, specialmente stranieri, pianificare un viaggio in Italia senza avere la certezza di trovare quanto s’spetta da una vacanza e con il rischio di ritrovarsi in quarantena nel viaggio di andata, durante il soggiorno e al ritorno a casa».

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