E il Sarno tornò nero.

È bastato un giorno, uno solo, quello della fase 2,la riapertura di alcune attività lavorative industriali, e il fiume Sarno é ritornato alla sua colorazione solita. Nei giorni della quarantena le acque si sono chiarite, quasi limpide, noi non siamo riusciti a documentarlo, immobilizzati dal coronavirus. Tutto ciò dimostra che si può fare, che vi sono scarichi ben precisi, che con la volontà di volerlo fare si possono raggiungere obiettivi dai disinquinamento. Quelle vongole della foce possono tornare commestibili. Il comandante della Capitaneria di Porto Ivan Savarese nella cortese intervista al video tg di positanonews, ne fa un quadro molto preciso, 24 chilometri dai lunghezza, in tanti comuni. L’inquinamento del Sarno  non è solo quello delle acque, ma anche inquinamento antropologico del rapporto col territorio. La gente lo percepisce come qualcosa di sporco, da evitare con cura. Mentre invece alle sorgenti e chiaro e limpido, il parco 5 sensi di Sarno ne è una dimostrazione dell’uso quasi terapeutico come parco fluviale. Il ristorante sulle fonti, serve anguille, ma provengono da allevamenti del Molise.

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