Ristoranti. La FIPE contro Gennaro Esposito “Un metro di distanza nelle cucine significa prendersi in giro, ci stiamo sparando da soli un colpo in testa” segui la diretta

Ristoranti. La FIPE contro Gennaro Esposito “Un metro di distanza nelle cucine significa prendersi in giro” . Lo chef stellato di Vico Equense ha sicuramente proposto il protocollo più vicino alle indicazioni sanitarie, ma anche a quello che più si può adattare ai grandi ristoranti, significa di fatto sterminare la maggior parte dei ristoranti, che vorrebbero riaprire per il 18 maggio o almeno per giugno, più probabile per completare gli adempimenti . Come abbiamo spiegato ieri, con rappresentati di albergatori e avvocati, su Positanonews TG, il protocollo severo e rigido aumenta anche i rischi di cause per risarcimento da Covid-19 , insomma oltre alle sanzioni amministrative, per controlli a chi non si adegua al protocollo, ci sono rischi di cause milionarie, cosa da far tremare chiunque e scoraggiare chiunque. Positanonews ci è arrivato, come mai chi fa queste proposte non capisce che questo mondo della ristorazione non è fatto solo dagli stellati?

La proposta più discussa, ma attualmente anche quella più vicina alle indicazioni fornite dai medici, porta la firma dello chef stellato Gennaro Esposito, che sicuramente in buona fede ha cercato di portare avanti una proposta più adeguata ai canoni sanitari . Nel suo team c’è il salernitano d’adozione Dragomir Georgiev, titolare del Mood di via Papio. È stato lui l’interfaccia con i colleghi, che, subito dopo la presentazione della prima bozza, avvenuta lunedì a Napoli, hanno contestato le misure e accusato gli autori di aver stilato un vademecum a uso e consumo di locali blasonati con ampie metrature. «Se non si cercano soluzioni le critiche sono inutili – risponde Georgiev Noi stiamo provando a fare in modo che tutti possano riaprire al più presto». E così, dopo un confronto più he vivace, Esposito ha in parte rivisto il documento. Nell’ultima bozza resta ferma l’autocertificazione dei clienti (ai quali spetta il compito di attestare se sono in compagnia di congiunti o di amici), la misurazione della loro temperatura e la distanza di sicurezza di un metro tra chi opera in cucina, fermo restando la possibilità «di organizzarsi su cicli di lavoro e con dinamismo». Quello che cambia sono i metri che dovranno separare i tavoli. Per l’interno bisognerà garantire la distanza pari o superiore a due metri tra i bordi, con ospiti separati da un metro se non appartenenti allo stesso nucleo familiare, mentre all’esterno la metratura viene ridotta a 1,50 metri. «Poi, se dopo 14 giorni dall’apertura la curva dei contagi non subirà oscillazioni, torneremo a discutere con la Regione».
«Ci stiamo sparando da soli un colpo in testa» è il commento di Mario Ventura della Fipe che, sotto l’egida di Confcommercio, ha individuato una bozza, incassando il favore di oltre 4mila iscritti in Campania. «L’80 per cento delle imprese del territorio è composta da piccoli esercizi ed è da quelli che siamo partiti per capire come organizzarci spiega Altrimenti l’indice dei licenziamenti sarà drammatico». No all’autocertificazione, per la privacy degli avventori. Le distanze tra tavolo e tavolo sono di 1,20 metri ampliabili fino a 1,50 metri, senza distinzioni tra interno ed esterno. «Faremo il sacrificio di bardarci con guanti, visiere e mascherine per lasciare i clienti liberi». La Fipe contesta l’obbligo della distanza di un metro nelle cucine («significa prendersi in giro») ma rivendica controlli ferrei per tutti quelli che non rispetteranno le regole.

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