RIPARTE ANCHE L’UNITRE DI PIANO. APPUNTAMENTO ALLA MALACOCCOLA foto

La quarantena volge al termine, le attività commerciali riaprono, timidamente anche le strutture turistiche ripartono, e anche i soci dell’UNITRE di Piano hanno voglia di rincontrarsi e riprendere le attività. L’isolamento è stato frustrante, seppur in contatto sui social, la malinconia della solitudine ci ha ferito, in qualche caso , in altri ci ha cambiato sesto e abitudini, rivoluzionando comunque la nostra psiche. Quindi, è tempo di riconquistare spazi e libertà. Purtroppo la sede abituale di via delle Rose presso la Biblioteca Comunale, è chiusa per lavori, ma comunque l’assessore Carmela Cilento ci ha dato disponibilità del centro polifunzionale . Domenica 31 maggio appuntamento alle 09.30 per una breve escursione sul sentiero della Malacoccola. Ad accogliere i soci e gli appassionati dell’Unitre , il direttivo tutto con Ambrogio , Sisa , Carla , Lucia , Mario, Luigi , Lucio Scibilia , e i docenti, per un cornetto e una passeggiata all’insegna della fioritura di maggio, del respiro profondo, dell’aria di libertà, dello sgranchire le gambe, della bellezza del nostro variegato territorio. Ovviamente nel rispetto totale del protocollo sanitario, con mascherine, guanti , soluzione igienizzante e soprattutto , distanza tra i partecipanti, non ci abbracceremo con le mani ma con gli occhi.

Il sentiero de “La Malacoccola”

Il sentiero inizia, sulla strada che porta da S. Agata a Colli Fontanelle, in località S. Martino, al centro di una curva a gomito dove è visibile una freccia rossa, sul paracarro, a sinistra dell’ingresso al sentiero. Sulla destra si osserva una parete calcarea verticale ben stratificata alla cui base vi è un’area recintata al di sotto della  quale, sul sentiero, affiorano lembi di roccia fossilifera contenenti piccole Rudistacee (lamellibranchi caratteristici del Cretacico).

Dopo un tratto di 20 metri troviamo un bivio con al centro un albero, è il Carpinello (Ostrya carpini/olia) specie mediterraneo-montana, il cui areale si estende dalla Francia meridionale al Caucaso e all’Asia minore.

Si prende il sentiero di destra leggermente in pendenza, nel tratto iniziale, poi continua in piano. Poco prima l’ingresso del boschetto c’è un altro bivio (si va a sinistra) sulla destra del quale sono presenti il Biancospino (Crataegus monogyna), specie a larga distribuzione europea, l’Ontano napoletano (Alnus cordata) una specie  endemica dell’Italia meridionale

la cui distribuzione è limitata all’Appennino campano e calabro-lucano, fino a un’altitudine di 1300 metri. Continuando il sentiero, a sinistra, si passa nel bosco misto a Castagno e Ontano dominanti; sono presenti anche il Nocciolo (Corylus avellana), il Pungitopo (Ruscus aculeatus), la Robinia (Robinia pseudoacacia) e, in autunno in fiore, il Ciclamino (Cyclamen neapolitanum). Al bivio facciamo una prima sosta. Immerso nel bosco, il punto non presenta prospettive paesaggistiche, tranne in inverno quando i castagni sono privi delle loro foglie.

Si continua prendendo il sentiero sulla destra; la pendenza aumenta, il bosco diventa più rado; il sentiero si fa spazio tra due cespugli di Rovo. Superato questo tratto sulla sinistra vi è un ampio panorama che   descriveremo più avanti al secondo punto di osservazione. Salendo si rinvengono i primi elementi della macchia bassa (Erica arborea, Genista sp., Rubus fruticosus, Ruscus aculeatus). Dopo circa 100 m. il sentiero procede sempre in salita, su scalini naturali fatti da affioramenti di calcilutiti chiare con Tubifites (organismi di incerta sedis sistematica che potrebbero essere ascrivibili al Cretacico inferiore).

A sinistra in basso c’è un aggruppamento di Felci aquiline (Pteridium aquilinum). Si continua a salire fino a un raggruppamento di sassi calcarei cretacei su uno dei quali è visibile il segno della seconda sosta. I terreni geologici sui quali posiamo i piedi sono in prevalenza gli stessi calcarei e calcilutiti avana e nerastri a Tubifites e Foraminiferi che abbiamo osservato in precedenza, ma in questo sito compaiono anche intercalazioni dolomitiche.

Guardando da sinistra sono visibili il Golfo di Napoli, alle spalle del quale si può scorgere, in inverno, il gruppo del Matese (Mte Miletto m. 2050) innevato e, raramente, i Mti dell’Abruzzo meridionale. Poi c’è il

Vesuvio e ai suoi piedi sono visibili gli agglomerati urbani di S. Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e, meno dense, Torre Annunziata, Boscotrecase e Torre del Greco. La linea di costa vesuviana è, poi, coperta dal Mte S. Angelo di Meta (431); alle spalle dello stesso, nell’entroterra nolano, sono visibili i Mti dell’Avella. Più a destra c’è il gruppo di Mte Faito (1103), Mte Cerasuolo (1216) e S. Angelo a Tre Pizzi (1444). Allineati con S. Angelo a Tre Pizzi e più vicini al nostro punto d’osservazione ci sono Mte Comune (877) e M.te Vico Alvano (643). A destra è visibile Mte Tre Calli (1122) che scende con tratti alterni di media e leggera pendenza a mare formando il Capo Sottile. Sulla costa, poco prima del capo, è visibile

Vettica Maggiore. Volgendo lo sguardo a NE verso Mte S. Angelo di Meta e seguendo l’allineamento NE-SW dato dallo stesso monte seguito da Mte Crociano e Mte Vico Alvano è possibile seguire il lungo allineamento di versanti generatisi per faglia alla base del quale si apre il vasto graben di Meta la cui superficie è coperta da una spessa coltre piroclastica (tufo giallo di Meta). Sulla nostra sinistra seguiamo ormai da un pò di tempo il ciglio di un’altra parete strapiombante quasi a picco sul mare; anch’essa rappresenta un lungo versante di faglia variamente dissecato e modellato dagli agenti dell’erosione, legato alla tettonica plio-pleistocenica che ha conferito all’intero blocco costituente la Penisola Sorrentina un’inclinazione generale verso NW, così che tutto il versante SE risulti alto e a picco sul mare contrariamente a quello NW che vi s’immerge più dolcemente.

Ripreso il sentiero, dopo un tratto in salita di circa 100 metri si vedono sul mare l’intero gruppo de Li Galli e, più avanti e sottocosta, l’isolotto di Vetara. Sulla destra domina su tutte le altre piante, la Roverella (Quercus pubescens). Il paesaggio non è molto vario, spiccano a seconda della stagione di fioritura Crocus imperati, Asphodelus, Spartium. Si arriva al 3° punto, il panorama non si discosta molto da quello osservato al 2° punto; elementi nuovi sono Li Galli (i cui nomi sono Gallo Lungo a destra, con una forma semilunare, La Rotonda (più esterna) e La Castelluccia) e l’isolotto di Vetara che rappresentano le culminazioni

emerse di un blocco monoclinale inclinato verso NW e ribassato lungo la faglia bordiera al di sopra della quale stiamo camminando.

Tra la macchia bassa e arbustiva, qui visibile, sono caratteristici i Cisti (Cistus monspeliensis, C. salvifolius), il Rosmarino (R. ojficinalis), la Ginestra (Spartium junceum), il Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), il

Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto (Myrtus communis). Ripreso il sentiero, con pendenza pressocchè nulla, si passa attraverso un coltivo; superatolo e deviato a sinistra, si arriva al quarto ed ultimo punto. La novità nel panorama è a ovest: lasciato con lo sguardo Vetara, si vedono, sottocosta, le isolette di Isca e Recumone, il promontorio che delimita a NE la Baia di Marina del Cantone, il Mte S. Costanzo con le due cime, la prima (m 488) caratterizzata dalla presenza di una costruzione bianca: la chiesa di S. Costanzo, la seconda più alta (m 498) il cui accesso è vietato poiché trattasi di una base militare. Nascosta è Capri con i pittoreschi faraglioni a sinistra, e la cima del monte Solaro (m 589). Più vicino a noi, in direzione W è Mte Tore di Sorrento, dalla Pineta del quale è visibile la Torre della RAI. I massi di calcare esteriormente bianco da dove stiamo osservando sono delle calcinatiti nocciola chiaro con assenza di fauna fossile. Su uno dei massi è possibile osservare una piastra circolare del diametro di cm 10: è il punto geodetico di importanza notevole nelle costruzioni delle carte geografiche.

 

 

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