Ravello, il Centro Universitario Europeo per rilanciare la Divina Costiera: “Riprogettare il futuro”

Il vuoto e il silenzio. Due condizioni dominanti, durante questo lungo lockdown, in territori un tempo popolati da turisti. Due condizioni che seppur continuano a trasmettere un senso di sofferenza in siti patrimonio dell’umanità come la Costiera amalfitana rappresentano il punto di partenza per riprogrammare il futuro. Perché è sotto gli occhi di tutti il grave danno economico che gli esiti della pandemia stanno producendo soprattutto in questo lembo di terra che ora non attende altro che riempirsi. Parola d’ordine: «non chiudere il pensiero». Un invito che arriva anche dalle pagine della rivista on-line Territori della Cultura realizzata dal Centro universitario europeo per i Beni culturali di Ravello e veicolata insieme con QA Turismo, Cultura & Arte. Ce ne parla Mario Amodio sul quotidiano Il Mattino.

Il lavoro, che affronta gli effetti del Covid-19 sul futuro delle comunità, con particolare ma non esclusivo riferimento alla cultura e al turismo, tiene insieme contenuti sviluppati dai prestigiosi autori e che rappresentano una rilevante occasione di approfondimento della fase attuale con utili spunti per il futuro. «L’idea è stata del direttore responsabile Pietro Graziani – spiega il presidente del Cuebc Alfonso Andria L’edizione monografica di territori e cultura non vuole essere soltanto un modo per ricordare e commentare l’accaduto mentre gli esiti della pandemia nel mondo sono ancora in corso ma anche per operare il tempo sospeso a progettare il futuro. I vuoti di luoghi piccoli e grandi, questi ultimi di straordinario richiamo per l’umanità, ci hanno consegnato un’immagine spettrale delle città, delle strade, dei siti monumentali, archeologici e museali. Ma quelle immagini, quei vuoti, postulano alle nostre sensibilità l’esigenza di riempirli. Di contenuti, di progettualità, di proposte e azioni. Dunque il silenzio e il vuoto visti come strumenti della costruzione di futuro in modo che la ripresa coincida con una fase immediatamente operativa».

Una pluralità di voci per il numero monotematico «Territori della Cultura/Cultura dei Territori al tempo del coronavirus». «Le singole comunità sono chiamate ad esprimere le capacità di fare corpo pur non potendosi toccare almeno per il momento aggiunge Andria L’eredità culturale è parte del nostro presente e fondamento del nostro futuro, ma va costantemente nutrita. Ed è questa la ragione per la quale nel suo ambito grazie al contributo di autorevoli espressioni della grande comunità scientifica e delle istituzioni il Centro di Ravello ha voluto offrire il proprio contributo. Mentre ancora viviamo la segregazione spaziale e i suoi riflessi sul costume e le abitudini di ciascuno, non chiudiamo il pensiero». Tante le firme che hanno arricchito lo speciale. Tra queste Luiz Oosterbeek dell’Instituto Politécnico de Tomar (Portogallo) autore dell’editoriale e poi le voci del mondo dell’impresa e della cultura come quelle di Vincenzo Boccia, presidente uscente di Confindustria, e Andrea Cancellato, presidente di Federculture. Poi Dieter Richter, docente dell’Università di Brema; Jean-Paul Morel, vice presidente del Centro; Gabriel Zuchtriegel direttore del Parco archeologico di PaestumVelia. In chiusura l’informativa di Dario Franceschini, ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo On. Dario Franceschini. Lo speciale si completa con gli importanti contributi di docenti, studiosi, accademici: dal filosofo Mauro Ceruti alla ex soprintendente Giuliana Tocco; da Ferruccio Ferrigni coordinatore attività del Centro dì Ravello, a Mimmo Jodice, che ha impreziosito il lavoro con un messaggio significativo corredato da alcune sue fotografie. Tra le testimonianze anche quella del primario oncologo dell’ospedale del Mare di Napoli, Bruno Daniele, contagiato nell’esercizio delle sue funzioni e successivamente guarito dopo la degenza al Cotugno. «Qualcuno ha detto che questa pandemia sarà ricordata come una parentesi tragica e come uno spartiacque della storia conclude Andria La prima è una condizione di fatto, la seconda invece dipende molto dalle volontà collettive. Ora occorre partire da questo punto della storia per tornare alla normalità di prima o addirittura, dopo la dura lezione, di migliorarla».

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