Il post che fa riflettere di Massimo Mattei: “Ne usciremo tutti insieme oppure non ne usciremo”

Riportiamo il post pubblicato da Massimo Mattei sulla sua pagina Facebook, parole da leggere e sulle quali riflettere in questo momento così delicato per tutti noi.

“Eravamo partiti lunghi con i flash mob, le canzoni alla finestra e gli applausi dai terrazzi. In gran parte d’Italia, dove il virus, pur creando terrore non è diventata pandemia. A Bergamo, Brescia, Piacenza, Pesaro non credo abbiano messo gli amplificatori fuori dai balconi con qualche grande successo popolare da cantare tutti insieme. C’erano soltanto paura e lutti, interminabili silenzi rotti dal suono delle ambulanze.
Ci abbiamo convissuto per mesi con questo blocco esistenziale ed adesso che piano piano si torna ad una prima normalità ci pare perfino impossibile. Stamattina per la prima volta il suono delle tortore sui pochi alberi del centro che fino a ieri sentivo, era intervallato dal rumore delle auto e furgoni che prima delle 8.30 entravano in ztl. Bellissimo il canto degli uccellini, le volpi in città, i lupi che si avventurano fino dentro i centri abitati, ma più belle dopo due mesi le urla dei padroncini (urlano tutti e sono spesso insopportabili, ma stamattina no) che scaricano di tutto perché stamattina tante attività riapriranno.
Non tutte. E questo sarà da oggi il vero dramma che toglierà spazio ai bollettini serali sui contagi ed i morti e lo sostituirà con le partita Iva che chiuderanno e con le saracinesche che non si tireranno su.
Abbiamo assistito sui Social soprattutto negli ultimi giorni ad un derby imbarazzante. Quello tra i garantiti e i non garantiti. Perché non ci riesce davvero essere tutti parte di qualcosa.
Siamo come prima con più miseria e più cattiveria e l’autunno sarà probabilmente duro con milioni di persone che hanno visto ridursi (e drasticamente) redditi e prospettive.
Eravamo partiti lunghi dicevo e confusionari com’è nella nostra natura di latini. Dopo due mesi siamo arrivati incazzati e rancorosi; nel mezzo siamo stati fotografi di runner, delatori, virologi, economisti, creatori di fake ma anche gente che ha portato spese a casa a chi non aveva da mangiare, insegnanti che per non far perdere lezioni agli studenti si sono attrezzati spesso praticamente da soli e in tanti abbiamo riscoperto che la sanità pubblica è un valore universale e che senza quella non regge il sistema; e lo dico da imprenditore privato che lavora in un settore assistenziale.
Abbiamo visto regioni che hanno retto e funzionato e regioni che invece dovevano essere commissariate. Sindaci ed assessori che sono stati un punto di riferimento vero per la propria comunità.
Imprenditori riconvertirsi e stare al fianco dei propri dipendenti e altri che hanno cominciato a piangere il primo di marzo dando colpa alla politica che è ormai il leitmoviv di ogni cosa.
Oggi si riparte. Non ho visto resse a giro e vedo che – nonostante due mesi e più di quarantena – stiamo ancora rispettando le regole.
Le abbiamo seguite di più e meglio degli altri paesi europei e perciò per una volta non diciamo le solite banalità sulla nostra idiosincrasia al rispetto delle norme.
Si prova a ripartire. Non tutti ahimè. E saranno da ora in poi mesi veramente drammatici.
Anche perché si esce.
Un conto era stare coperti davanti ad una TV, un conto sarà confrontarsi con la nuova realtà.
Ne usciremo tutti insieme oppure non ne usciremo si diceva un tempo.
Mai, forse, questa frase è stata vera come adesso.

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