Ognuno vive il suo tempo

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“È sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze”.
(Alice nel Paese delle Meraviglie-L.Carroll)

Il tempo è una variabile pedagogica che assume la funzione di vero e proprio catalizzatore e promotore dell’innovazione, quest’ultima intesa nelle sue dimensioni organizzativa, didattica e metodologica.
Oggi più che mai possiamo affermarlo. Con la necessità di attivare la didattica a distanza in tempo di Covid19 e l’impossibilità di essere in classe alunni e docenti, nei tempi e nei modi che siamo abituati a vivere.

«C’era una questione che veniva a intralciare le mie ipotesi: i tempi non si accordavano». Questa constatazione di Poirot, l’investigatore creato da Agatha Christie, si adatta bene alle nuove esigenze formative ed educative.
Ognuno vive il suo tempo e sarebbe un grande errore paragonare il proprio con quello altrui. Ognuno “è” un orologio unico ed irripetibile ed ognuno rende unico il proprio percorso di vita.
All’interno della scuola esiste una pluralità di tempi:
l’anno scolastico è di per sé un’unità temporale complessa e strutturata in mesi, settimane, giorni. Bisogna inoltre considerare il tempo del curricolo che, rappresentando la quantità di ore stabilite entro cui si svolgono le attività didattiche, scandisce il tempo dell’insegnare e dell’apprendere.

La revisione della programmazione annuale e la relativa riconfigurazione in percorsi e tempi didattici centrati su obiettivi formativi e competenze, come sollecitata dal Regolamento dell’autonomia scolastica (DPR n. 275 dell’8 marzo 1999) e recentemente ripresa dalla riforma della scuola con la Legge 107/2015, dovrebbero consentire un’organizzazione della didattica «in segmenti, unità e moduli formativi».

Tutto ciò potrebbe allo stesso tempo favorire nuovi tempi e modalità di apprendimento, il superamento di steccati rigidi come il calendario scolastico e l’orario delle lezioni e consentire «la parcellizzazione delle discipline in unità temporali minime distribuite nell’arco dell’intero anno scolastico».

Una gestione più flessibile della dimensione del tempo va anche nell’ottica di favorire una didattica centrata sulle competenze (Da Re, 2013), richiamata anche dal recente Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).

Quando infatti si prevedono attività di tipo laboratoriale sia in presenza che a distanza, apprendimenti di natura collaborativa e percorsi che favoriscono l’apprendimento delle competenze trasversali, le istituzioni scolastiche possono avere necessità di un’organizzazione del tempo-classe più dinamica e flessibile.

L’uso flessibile dei tempi di insegnamento e apprendimento (Scheerens, 2014) è una possibilità che si presenta per innescare processi di innovazione didattica e organizzativa, finalizzati a costruire ambienti di apprendimento attivi, capaci di innalzare la qualità della didattica e di favorire una partecipazione motivata degli studenti.

Prof.ssa Maria Gentile – Uniscientia – Agerola

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