Lettere da Piano di Sorrento: “Stato e antistato”

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO “STATO E ANTI-STATO”

Forse potremo apparire noiosi con questi discorsi, ma corriamo volentieri il rischio, quando è in gioco la salute della nostra Repubblica, che ci sta a cuore, come a tantissimi altri italiani, quelli che hanno sempre lavorato onestamente e, con il loro contributo, con i sacrifici, hanno dato e danno lustro alla Nazione.
Mi riferisco, in particolare, alla gente semplice che, nonostante il progresso tecnologico, ancora oggi si sveglia al mattino, all’alba e va a lavorare nei campi, in quel che resta nel nostro mondo dell’agricoltura; a quelli che, con la loro intelligenza, la loro capacità, ci hanno reso, e ci rendono, orgogliosi di fronte all’Europa ed al Mondo intero, nel campo della ricerca scientifica, nel raggiungimento di primati e di successi sportivi, e a quelli che contribuiscono all’evoluzione tecnologica, suggerendo però criteri eco-compatibili.
Insomma pensiamo a quei “cervelli nostrani” che purtroppo, spesso, fuggono all’estero per l’insipienza e incapacità dei nostri Governi.
Ancora una volta il nostro sguardo si sofferma su quanto avvenuto recentemente, nella seconda fase della pandemia da coronavirus, che cosa è successo? È successo che sia in alta Italia che al Sud si sono verificati episodi, nel contesto dell’emergenza, come definirli? Di “incoscienza civica collettiva”, disobbedienza e irresponsabilità.
Al Nord, dopo tutto quello che è avvenuto, specialmente nel lombardo veneto, e cioè tantissimi morti per il virus, e nonostante le raccomandazioni governative di essere prudenti, accorti, nella fase 2 della ripresa delle attività e della vita di relazione, giovani incoscienti, irresponsabili, hanno dato vita alla cosiddetta “movida”, hanno posto in essere assembramenti ed atteggiamenti a rischio contagio.
Al sud, poi, è rimarchevole quanto avvenuto in un paesino di cui non ricordo il nome. Nonostante il divieto imposto dal Sindaco del luogo, si è svolta ugualmente una festa patronale, con tracchi, botti, senza il rispetto della distanza di sicurezza e delle altre cautele. E questo perché? Perché la festa l’ha voluta la mafia locale. Ed allora? Ci sembra chiaro, ci sono due Italie, lo Stato e l’Anti-Stato, da una parte si porta avanti la legalità, i sacrosanti principi costituzionali della democrazia, della libertà, nel rispetto delle norme, dall’altra i mafiosi, i camorristi dettano e impongono le “loro leggi”.
Di questa incresciosa realtà abbiamo avuto già prova con tanti altri palesi sintomi di malcostume, come quando processioni religiose hanno interrotto il loro percorso, sostando sotto la casa di un “boss” quasi in segno di devoto rispetto.
Non sono in grado di elencare quanti altri episodi in questo stile si sono succeduti nel tempo nel nostro Paese; una cosa è certa, sono tutti indici rilevatori di come questi “signori della malavita” si sono infiltrati nelle nostre istituzioni.
Che cosa dire a questo punto? Continuiamo ad essere fiduciosi perché il “bene” trionfi sul “male”, eterna lotta dell’Umanità. Una cosa molto ci rattrista: nel giorno della memoria, il 23 maggio u.s., tutta l’Italia, Presidente della Repubblica in testa, ha ricordato la strage di Capaci e l’indimenticabile Giudice Falcone. Non ci risulta che in Penisola Sorrentina, però, vi siano state cerimonie in merito; in ogni caso non abbiamo visto lenzuola bianche alle finestre, come proposto da Maria Falcone, Presidente della Fondazione intitolata al fratello Giovanni, in ricordo del giorno della legalità, proposta accettata dall’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni italiani).

avv. Augusto Maresca

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