La pandemia del terrore: quando l’ignoranza va a braccetto con la paura

Non abbiamo ancora sviluppato gli anticorpi alla paura, forse, fortunatamente. La paura è di estrema importanza perché ci preserva dai pericoli, ma quando è infondata, eccessiva, può essere nociva.
La verità è che, buona parte di popolazione non ha problemi a vivere in questo stato di prigionia, a taluni addirittura giova. Il terrore è il motore trainante di questo stato d’eccezione. Ma la linea è sottile e ci spacciano per filantropi, empatici. Se così fosse avremmo indubbiamente una società migliore e se ti senti offeso, appartieni a questa categoria di ipocriti e finti moralisti.

Prendere delle decisioni è un atto di coraggio che il codardo essere umano preferisce delegare alle autorità che esercitano il compito di amministrare e regolare il pensiero e la vita degli altri. Da qui nasce questa eccessiva ed ingiustificata fede nelle istituzioni, si sceglie così di sopravvivere piuttosto che vivere. Bisogna analizzare la psiche ed i comportamenti umani in manifestazione ad un evento per capire cosa succede e perché.

La nostra percezione della morte risiede nel subconscio. Ne siamo consapevoli ma in maniera distaccata. Prima di questa triste parentesi vivevamo già in un perenne stato di emergenza. Basta oltrepassare la porta di casa per rischiare la vita, ogni giorno, per svariati motivi. Eppure la cosa non sembra affatto preoccuparci. Il terrorismo mediatico al servizio dello stato è servito e serve a farci stare buoni ed eseguire gli ordini. La scienza è diventata politica e lo stato ha lasciando intendere il falso come metodo a “fin di bene” e con il supporto della speculazione giornalistica, ha causato volontariamente questo procurato allarme. Da qui nasce la pandemia della disinformazione e la strategia del terrore.

Le nostre azioni non sono altro che reazioni. Quello che manca nella nostra formazione di individui è un’educazione mentale. Sulla base emotiva non riusciamo ad interpretare la realtà nel migliore dei modi. Esistono mali di gran lunga peggiori rispetto a questo virus, ma nessuno si batte allo stesso modo per contrastarli.

Potremmo contestare vari aspetti di questa vicenda, ma la questione più rilevante è che lo stato, con la nostra complicità ha scelto chi salvare e condannare. Abbiamo scelto di cosa si ha diritto di vivere e morire.
Chi può sostenere cosa sia giusto o sbagliato per gli altri? Prendendo una qualsiasi decisione indubbiamente si va a discapito di qualcuno. generalizzare è diabolico.
La scelta dovrebbe essere autonoma e indipendente. Piuttosto, le istituzioni avrebbero dovuto impegnarsi seriamente attuando strategie efficaci e meno nocive, calcolando rischi e benefici poiché la cura si sta rivelando più dannosa della malattia.
Dal canto nostro siamo troppo orgogliosi ed un cambio di direzione è spesso segno di maturità ma preferiamo mantenere il punto anche quando ci viene sbattuta in faccia la realtà.

Assuefatti dalla politica della discriminazione è in atto la solita guerra tra poveri, anzi vittime. E inevitabilmente cadono nella quasi totale oscurità, le innumerevoli vittime per danni collaterali dovuti al lockdown. La prudenza non è mai troppa e la nostra, eccessiva ed esasperata, ha fatto cadere il paese, generando povertà che si traduce in fonte di malattia e morte, morte fisica e mentale.
In conclusione, pur distaccandosi da ogni tesi complottistica, emerge l’incapacità della gestione emergenziale e l’inaffidabilità da parte del sistema politico, scientifico e mediatico, dovuta alla supponenza, all’ignoranza e alla speculazione.

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