Castellammare, spacciatori per conto di Cosa Nostra a Catania: maxi blitz della Guardia di Finanza

Con la benedizione dei parenti del superboss Nitto Santapaola gestivano lo spaccio di droga per conto di Cosa nostra a Catania. Ma i rifornimenti arrivavano dal Napoletano, dalla Calabria e dall’Albania. Così, tra i 25 arrestati nel maxi blitz voluto dall’Antimafia catanese a chiusura di indagini condotte dalla guardia di finanza compaiono anche quattro elementi di spicco del traffico di droga di Castellammare di Stabia, capaci di «appaltarsi» alcune forniture di cocaina per conto della mafia della Sicilia orientale. Insieme al nuovo capo cosca Giuseppe Vasta detenuto da circa un anno, ritenuto uno dei gestori dell’import di droga per conto dei Santapaola-Ercolano sono finiti in manette quattro stabiesi. Innanzitutto Catello Gargiulo, 45enne conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di «Lello marijuana», pregiudicato; con lui Maurizio e Fortunato Vitale, 32 e 46 anni, ritenuti dagli investigatori referenti del clan D’Alessandro nel centro antico di Castellammare; e Antonio Pane, 32 anni, corriere della cocaina, unico finito ai domiciliari perché già arrestato tre anni fa mentre tentava di consegnare due chili di droga, ma fermato ad un posto di blocco ad Acireale.
LE INTERCETTAZIONI
L’operazione «Shoes» è stata condotta dai finanzieri del nucleo di polizia finanziaria e del Gico di Catania, che hanno scoperto come i marchi delle scarpe erano le parole in codice per definire la droga. «Sono stato al mercato a Napoli per vedere il fatto di quelle scarpe. Hanno dei bei cartoni, a 31 e 5 (31.500 euro)». «Se vuoi fare, devi venire qua però». Questa è una delle conversazioni intercettate tra il boss siciliano Vasta e lo stabiese Gargiulo. «Noi siamo Santapaola» ribadiva Vasta in un’altra conversazione. Tra i suoi uomini di fiducia Alfio Giuseppe Maggiore, 32enne cantante neomelodico catanese, in arte Graziano, famoso per le sue canzoni in napoletano. Insieme ai fratelli, raccontano le indagini, era specializzato nelle forniture di hashish ed eroina. La marijuana, invece, arrivava dai Balcani tramite i canali albanesi e calabresi, sfruttati dall’altro gruppo che faceva capo a Sebastiano Sozzi, imparentato direttamente con la cugina del boss Nitto Santapaola. Sulla figura di Giuseppe Vasta, però, si sono concentrate particolarmente le indagini dei finanzieri, perché capace di intessere rapporti anche con la camorra. Soprannominato «Bakù» dai fornitori partenopei in onore di una nota piazza di spaccio di Scampia, era lui il capozona. Con il neomelodico Graziano, che si avvaleva dei cognati Agatino Maurizio Ventimiglia e Giovanni Papa, riusciva ad acquistare droga anche da detenuto in carcere, grazie alle direttive che arrivavano tramite la compagna.

Dario Sautto, Il Mattino

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