Ravello, 140 anni dalla visita di Richard Wagner, il genio di Lipsia a Villa Rufolo e la sua ispirazione

Ricorre in questi giorni il centoquarantesimo anniversario del passaggio a Ravello del genio di Lipsia qui tra le piante esotiche e mediterranee di villa Rufolo trovò l'ispirazione per completare la sua opera-testamento «Parsifal»

Concepita nel 1857, il giorno del Venerdì Santo, l’opera drammatica “Parsifal”, di Richard Wagner, venne sviluppata nel corso dei 25 anni successivi, terminata in Italia nel 1882 e rappresentata per la prima volta nel luglio di quell’anno nel teatro dell’opera di Beyreuth. Solo a Beyreuth, il suo rifugio bavarese, Wagner riteneva che il dramma dovesse andare in scena, per l’impossibilità di riprodurne altrove l’ambientazione, intimamente legata alla partitura e necessaria al suo effetto purificatore. In queste righe il ricordo del passaggio del genio di Lipsia a Ravello e Villa Rufolo, riportate da Leonardo Guzzo per Il Mattino.
Di questa ambientazione è un pezzo forte, per impatto visivo e suggestione sentimentale, il Giardino di Klingsor, che Richard Wagner ideò nella sua forma scenica durante un breve soggiorno a Ravello. «Il Magico Giardino di Klingsor è trovato» avvisa uno scritto autografo del maestro, datato 26 maggio 1880 e conservato nel libro degli ospiti della locanda di Villa Episcopio (la futura Pensione Palumbo, di cui lo stesso Wagner suggerì la creazione e le linee architettoniche). Il compositore arrivò a Ravello a dorso di mulo proveniente da Amalfi, in compagnia della moglie Cosima e del pittore Paul von Joukowsky. Proprio l’eccentrico artista russo-tedesco, conosciuto a Posillipo tra i marmi neoclassici di Villa Doria d’Angri e più tardi regista del primo allestimento del «Parsifal», tradusse in bozzetti le intuizioni scenografiche di Wagner. «Le vestigia moresche, torri e case ornate d’arabeschi, in una lontananza di sogno il mare, rosso a volte come porpora»: il fascino di Ravello, già cantato quasi dieci anni prima dallo storico Ferdinand Gregorovius, si riversò sul genio del «Tannhäuser» con la forza dirompente di una tempesta emotiva. In particolare lo rapì l’intrico arboreo, il trionfo di profumi e colori nel giardino della duecentesca Villa Rufolo, mosaico di cortine medioevali e piante esotiche (palme e cedri, felci e pergolati di rose) messe a dimora in due terrazzamenti affacciati sulla Costiera dal botanico scozzese lord Francis Nevile Reid. Per anni il custode del palazzo, Luigi Cicalese, avrebbe ricordato «con gioia e fierezza l’atmosfera quasi sacrale della visione» di Wagner, prima intenso scrutatore del chiostro moresco e della torre maggiore e poi satiro danzante lungo i viali del giardino, in mezzo a pini e cipressi, cycas e cordiline, cascate di glicini e gelsomini, fuochi di ortensie e rose «Alba Plena». Se Richard rubò l’anima di Villa Rufolo per consegnarla alla storia della musica, la moglie Cosima trasalì di meraviglia sulla terrazza di Villa Cimbrone («il panorama per me più bello», annotò nel suo diario). Un filo invisibile si tese per sempre tra l’orizzonte infinito del Tirreno e la musica intensa e suadente, eterea ed eroica del «Parsifal». In un solo giorno, agli occhi ignari dei nordici visitatori, la «Costa Diva» dispiegò il suo miracolo: di ispirazione bruciante e poi di estatica contemplazione e ancora di gioia calma quasi bambinesca a sera, nel lume di una luna ferma a brillare «con le guance gonfie e la faccia instupidita».

Commenti

Translate »