Piano di Sorrento, bloccati in casa dal 19 marzo: il calvario di una famiglia a causa del Covid-19. “Noi carne da macello”

Ha usato il proprio profilo Facebook, Silvia, madre di famiglia di Piano di Sorrento, la quale ha voluto raccontare il calvario che sta vivendo insieme al marito e al figlioletto dopo la notizia della positività al Covid-19 del compagno. Un calvario che dura dallo scorso 19 marzo.

Questo lo sfogo pubblicato, il quale risale a un paio di giorni fa:

“Dopo 34 giorni adesso voglio scrivere anche io. Come tutti sapete mio marito si è beccato questo maledettissimo virus, una semplice influenza dicevano alcuni. Era la mia angoscia più grande, dal primo momento che se ne è parlato. Booom! 19 marzo, non lo dimenticherò mai più nella vita, l’inizio di un’incubo. Appena si è palesata la malattia, ho isolato mi marito, la fortuna di avete una camera in più.

Inizia il calvario, febbre che non va via, tosse come coltellate dietro le spalle (racconta mio marito), nottate dietro la porta, l’ossimetro, nostro compagno ancora onnipresente, termometro. Dopo 10 giorni abbiamo avuto la certezza di cosa fosse. Questi tamponi poi un barzelletta da piangere. La prova di medicinali che potevano funzionare oppure no, a tutte le ore. Abbiamo avuto la fortuna di iniziare prima del risultato tampone, una pseudocura, grazie al medico curante che è stato lungimirante e si è preso una bella responsabilità.

Il dottore è stato un santo ad ascoltare le mie paure ed angosce. La mattina Salvi per andare in bagno e fare 3 metri ci metteva 5 minuti, camminava come una formica, e a vedere un uomo della sua tempra, combinato così, è stato uno shock. Nel frattempo igienizza la camera, guanti, mascherina e tuta, che provvedo a lavare quotidianamente, cambia il letto ogni due giorni, tutti i giorni lava i vetri, maniglie, finestre, vetri, porta scrivania, sedie, porte dell’armadio, pavimenti con alcol o amuchina o prodotti a base di varrichina, mi mancava e mi manca il fiato dalla paura del contagio ma ho dovuto farlo!

Dopo ritornato dal bagno, igienizza il bagno varrichina in ogni dove, lascia agire per 5 minuti e lava con acqua bollente, lava mattonelle maniglie porte, il mio respiro sempre più corto per la puzza dei prodotti. La lavatrice e l’asciugatrice perennemente in moto. Poi inizia a sistemare nelle altre stanze. Pensa a cucinare, prendi la voglia di fare quello che più amo ma anche quella totalmente scomparsa ma ho dovuto farlo per rimetterlo in sesto e farlo mangiare vario, sano e con un specie di sapore. Poi faranno i tamponi di riscontro dopo 14 giorni ne sono passati 21…è purtroppo ancora positivo dovranno passare ancora altri 14 giorni state attenti ci dicono intanto l’ansia cresce, anche solo per portare un piatto in camera. Mi faccio prescrivere ansiolitici che sto prendendo per non impazzire.

Io e mio figlio siamo asmatici quindi soggetti a rischio, chi ci avrebbe dovuto tutelare? Mi sono uccisa per evitare il contagio, mi sono bruciata le vie respiratorie per via dei fumi dei prodotti per l’igiene, ho le mani raggrinzite per i frequenti lavaggi e igienizzazioni mani, anche quelle di Gennaro spaccate e ruvide. Fortunatamente mio figlio ha capito poco anche grazie alla Ddt e ai giochi on line, meglio così. State attenti così dicono.

La mia rabbia è l’abbandono totale del paziente domiciliare. Escludendo il Sindaco che si è interessato telefonicamente della situazione e il medico curante che ha salvato la vita a mio marito, mi incazzo perché in tutto questo tempo non so chi è predisposto, non è stato capace di organizzare una equipe medica per venire a vedere, controllare “live” un paziente domiciliare. Chiama il 118 mi è stato detto ma se non stai morendo, non vengono.

E noi? Io? mio figlio di 11 anni? Un minore! State attenti? Ci ridicono! Come faccio a non contagiarmi? Leggete la prassi da seguire sul sito del ministero della salute, viviamo con la paura addosso. Poi facciamo ancora controlli ed è ancora positivo aspettiamo altri giorni e ancora state attenti è ancora contagioso! Ma una domanda mi sorge spontanea, io mio marito l’ho curato e lo curo al meglio delle mie forze ma perché i marittimi sono stati isolati per tutelare le famiglie, io e mio figlio siamo forse carne da macello? Che organizzazione assurda! Forse noi non avevamo il diritto di essere tutelati e assistiti fisicamente. Mio marito non aveva il diritto di essere controllato alle spalle, fatta un’indagine medica per vedere lo stato della sua salute fisica, anche questo mi ha angosciata e non poco. Solo se era in fin di vita lo si poteva ricoverare ma non credo sia una cosa giusta.

Questo è per dire che alcuni si sono rotti i coglioni di stare in casa in quarantena ma forse è meglio guardarsi indietro e vedere chi sta peggio e invece di fare un lamento continuo pensate a chi sta nell’inferno.
Avevo scritto in un post che avrei preferito mangiare pane e cipolle e avere mio marito, in salute e in casa e invece…”.

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