Napoli. Domani torna la pizza in Campania , si parte col delivery. Boom per Just Eat , Uber Eats e Glovo

Napoli. Domani torna la pizza in Campania , si parte col delivery. Boom per Just Eat , Uber Eats e Glovo
Il ritorno della pizza a Napoli e Campania. Tra riaperture e non, costi di sanificazione, margherite infornate in mascherina e centinaia di nuovi rider o fattorini in via di reclutamento sul territorio. Da domani, dopo il lockdown totale del cibo a domicilio che ha riguardato solo la Campania, si rialzano le saracinesche.
LE APP
Le consegne avverranno rigorosamente in delivery, e non a caso Just Eat, Uber Eats e Glovo registrano in queste ore un boom di richieste di adesione al servizio da parte di migliaia di ristoranti scrove Gennaro Di Biase , con la collaborazione di Barbara Cangiano e Daniela Volpecina , su Il Mattino. Secondo le stime di Fipe Napoli (10mila iscritti), dal 27 ripartiranno solo «due esercizi di food su 10», ma dopo l’allentamento delle restrizioni concesso nell’ordinanza regionale di ieri, «entro la fine della settimana prossima saranno 5 su 10». Più basso il dato di Confesercenti Campania (43mila locali iscritti): domani ripartirà «il 20% dei negozi di food e fino a un massimo del 30% a inizio maggio. Il 90% dei bar resta in lockdown». Accoglienza tiepida per l’ordinanza anche a Caserta: domani aprirà il 30% dei ristoratori. Percentuali non dissimili a Salerno, dove solo 1 esercente su 5 fa sapere Confcommercio Campania riprenderà il servizio.
LA RIPRESA
Una ripresa a macchia di leopardo, stando alle intenzioni dei big della pizza: «Il delivery conviene in alcuni quartieri, come a Materdei, ma meno in altri, come nelle zone turistiche di via Partenope o Posillipo osserva lo storico pizzaiolo Antonio Starita Comprendo le difficoltà, ma dobbiamo ripartire. Guadagneremo poco, ma limmagine della città incomincerà a muoversi. Col boom turistico ai tavoli, mi sono dovuto creare negli anni un altro forno per la gente del quartiere. Riaccenderò solo quello. Farò il delivery coi miei 4 ragazzi e con le grandi app. Sarebbe stato meglio se avessero riattivato anche il take away, che è il l’esatto contrario del delivery». «Avevamo chiesto la chiusura a mezzanotte dice Massimo Di Porzio di Umberto ma anche chiudere alle 23, come ci ha concesso ieri la Regione, ci dà un po’ di respiro in più». «Ripartiamo martedì per un problema tecnico spiega Alessandro Condurro di Michele Ci siamo affidati a Uber Eats, più un nostro corriere a piedi. Andremo in perdita solo col delivery, ma il lavoro nobilita». «Martedì ripartiamo sia con la paninoteca sia con la pizzeria dice Ciro Salvo di 50 Kalò Ci affideremo a Uber Eats più 4 fattorini nostri. Si potrà pagare prima con carta di credito. Una pizzeria digitale». Ciro Oliva, di Concettina ai Tre Santi, riprenderà solo con la «pizza solidale ai bisognosi». E Pietro Rinaldi (Pizza Social Lab) aggiunge una nota di ottimismo: «Ripartiamo perché desideriamo con tutto il cuore che le cose tornino presto alla normalità, perché non ci possiamo arrendere di fronte a questo nemico invisibile e dobbiamo affrontarlo nella massima sicurezza e con tutte le precauzioni possibili».
I DUBBI
I dubbi non mancano: dai dipendenti «fermi e a secco» ai locali che non riapriranno più. «A Milano non ho mai chiuso ricorda Gino Sorbillo in questi giorni lì ho aperto la seconda sede e inaugurato un locale a Genova. Mi faceva piacere aspettare per dare priorità ai locali più piccoli che hanno lavorato da sempre solo col delivery. Da lunedì riprenderò il delivery con la pizza fritta di Zia Esterina, e tra mercoledì e giovedì avvierò il locale in via dei Tribunali». «Difficilmente riaprirò tutti gli 8 locali in Campania a fine emergenza spiega Giuseppe Vesi Per ora riprendo col delivery in viale Michelangelo. Al centro storico i prezzi sono troppo bassi: non ci resterebbe nulla dando le percentuali del 25-30% chieste dalle piattaforme. Riprenderò con il lievito madre, però». Ha deciso di aspettare la fase 2 anche Franco Pepe, titolare della storica pizzeria di Caserta Pepe in Grani: «A Caiazzo, con 5mila abitanti, il delivery non ha senso spiega Dopo un mese e mezzo di stop ci chiedono di contattare un’azienda specializzata in sanificazioni, di procurare i dispositivi di protezione individuali e di prevedere visite mediche per tutti i dipendenti in 3 giorni. In più viene chiesto chi lavora a 400 gradi centigradi di indossare mascherine, guanti e camici».
LA PROTESTA
Martedì più di 300 ristoratori dell’Associazione Commercio Salerno sfideranno la diffida del prefetto e daranno vita a un flash mob di protesta: accenderanno le luci dei locali per richiamare l’attenzione del Governo sulla necessità di misure di sostegno alla categoria. Resta spento anche il forno di Gorizia 1916 di Salvatore Grasso: «Aprirò il 18 maggio, sperando di indossare la divisa del pizzaiolo. La pizza non si stende coi guanti, e una pizzeria non si può trasformare in una sala operatoria. Mio figlio, invece, riaprirà Olio e Pomodoro in via Cilea. Tra divise, sanificazione, oggetti vari e certificati, ha speso circa 1200 euro».
I RIDER
Vera e propria impennata di rider e di iscrizioni per le piattaforme del delivery: «Le richieste dei ristoranti di andare online sono aumentate del 300% in un mese tra Napoli e Provincia racconta Uber Eats Migliaia di locali. Li metteremo online senza problemi. Sui rider non ci poniamo limiti, in questo senso. Faremo l’home boarding da remoto. Il rider potrà mandarci la documentazione e gli invieremo il kit con borsa e zaino a casa. Ci stiamo attrezzando per inviare anche guanti e mascherine, appena possibile». «Dotiamo i rider dei dispositivi di protezione spiega Just Eat Negli ultimi 30 giorni su Napoli abbiamo ricevuto oltre 500 nuove richieste di iscrizioni. I rider in città aumenteranno da 50 a 170». «Tuteleremo la sicurezza di tutti aggiunge Glovo A Napoli registriamo un incremento del 40-45% di richieste di adesione rispetto ai livelli pre-emergenza. Coinvolgeremo centinaia di rider».

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