#iopagoifornitori

Questa la lettera tipo che sta pervenendo un po’ a  tutti i commercianti che trattano prodotti del nord. Dopo 60 giorni di serrata generale, in cui il governo ancora non ha tirato fuori un euro, e alle varie richieste si sente rispondere che il tutto è  in fase dai studio, le industrie del nord inviano questo tipo di lettera. Con eleganza e diplomazia dicono che vogliono i soldi. Giusto e corretto! Ma da dove li dobbiamo prendere. Queste lettere sono una istigazione al suicidio dei piccoli commercianti,  preannunciano una crisi ancora più grande, falcidieranno una  serie di attività con produzione di povertà e carestia.

Cari clienti,

In questo periodo vi scrivo spesso perché mi sento al vostro fianco.

Vi sono vicino in questo difficile momento nel quale siamo chiamati a fronteggiare questa sfida mondiale che, solamente uniti, possiamo vincere. Con questo spirito ho deciso, scrupolosamente in anticipo rispetto alle disposizioni governative, di sospendere le attività dei miei stabilimenti, tutelando così la salute dei nostri preziosi collaboratori.

Ora ci stiamo però rendendo conto che in gioco non c’è soltanto la salute fisica, ma anche il benessere economico nostro e dell’intero Paese. È per questo che, con fatica e senso di responsabilità, abbiamo onorato le scadenze di marzo e ci stiamo impegnando per rispettare anche le prossime di fine aprile. Confesso che è dura, ma questa è la nostra etica!  Ognuno di noi deve dare il proprio contributo: collaboratori, fornitori, clienti… solo supportandoci l’un l’altro potremo farcela!

Siamo oggi tutti chiamati ad una prova di lealtà che non solo è il miglior servizio che possiamo rendere alla nostra Italia, ma è soprattutto il miglior insegnamento che possiamo dare ai nostri figli.

Il frangente è grave, ma è proprio in questi momenti che il nostro impegno ci deve portare a fare la differenza, dimostrando con le nostre azioni di essere portatori di quei valori in cui crediamo.

Siamo più forti di questi virus ed alla fine torneremo a brindare insieme, a quello che siamo, orgogliosi di come abbiamo saputo rispondere a questa sfida.

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