Borrelli choc “A casa fino al 16 maggio e dopo ripresa lenta con le mascherine”

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    E’ appena passato il trauma per gli italiani che speravano di uscire di casa il 3 aprile e si vendono rinchiusi pure a Pasqua in quarantena, che le prospettive per il Lockdown si fanno sempre più cupe. Ma a dir la verità noi di Positanonews già da settimane andiamo dicendo che ci vorranno settimane per uscire da casa e quest’estate sarà limitata con le misure di contenimento in vigore , dalle mascherine al distanziamento sociale . Il barlume di speranza si vede dai dati del Coronavirus Covid-19 che non sta più accellerando e dagli studi sulle cure , avanti in questo senso Napoli e la Campania, e il vaccino, pronto probabilmente fra sei o sette mesi , ma con importanti passi in avanti . Quello che è chiaro che il virus non scomparirà questa estate, non si scioglie come neve al sole.

    Un’accelerata in avanti e una retromarcia veloce: il capo della Protezione civile Angelo Borrelli comincia la mattinata con una intervista che scatena mille polemiche. Parla delle misure di contenimento, di quanta responsabilità debbano continuare ad avere gli italiani per far sí che i leggeri miglioramenti di questi giorni non vengano vanificati. Poi, arriva la domanda sui tempi di chiusura, e lí Borrelli non si trattiene: il 16 maggio? «La fase 2 – dichiara – potrebbe iniziare anche in quella data». E ancora: «Dopo Pasqua e Pasquetta credo che dovremo passare in casa anche il 1° maggio, abbiamo davanti molte settimane. Bisogna mantenere il massimo rigore».

    Le dichiarazioni hanno l’effetto di una bomba, perché, anche se è ben chiaro a tutti che i tempi saranno lunghi, la comunicazione di questi giorni è stata step by step. In modo da abituare gradualmente gli italiani al sacrificio, e contenere i malumori. Ma Borrelli dixit, e probabilmente la verità non è molto lontana da quella data. Infatti è valso a poco il suo tentativo di recuperare: «Sono stato frainteso, al momento non c’è alcuna fase 2 a metà maggio, l’unica data certa è quella del 13 aprile, come ha annunciato il presidente del Consiglio. Voglio ricordare – ha aggiunto – che purtroppo alcune mie parole sono state equivocate perché io avevo fatto un ragionamento nel quale avevo detto chiaramente che le misure sarebbero state determinate in relazione all’evolversi della situazione. Quello che stiamo fronteggiando è un virus nuovo e quindi è difficile fare previsioni e abbassare la guardia».

    A quel punto, però, il Comitato scientifico era già sul piede di guerra. Sull’emergenza le loro decisioni hanno un peso enorme. Cosí si è preferito far intervenire Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «Le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico – ha spiegato con il solito savoir faire – Quindi saranno loro a dare queste indicazioni all’intero paese, sicuramente anche dopo un confronto con noi. Più di una volta – ha aggiunto – abbiamo sottolineato la responsabilità che abbiamo a vari livelli anche in termini di comunicazione scientifica, che deve sempre guidarci. Stimo tantissimo il dottor Borrelli, è un collega con cui si ha il piacere e il privilegio di lavorare, e certamente dovremo fare insieme una riflessione per essergli vicino anche a livello comunicativo». Touché.

    Nella polemica politica che si è scatenata, ha provato a gettare acqua sul fuoco Nicola Zingaretti: «Ripartire prima? La principale misura economica è sconfiggere il virus», ha detto. Mentre il vicepresidente azzurro della Camera, Mara Carfagna, ha incalzato: «Il Paese sta vivendo un momento drammatico e nel frattempo si susseguono indicazioni contraddittorie, ordini impartiti e revocati nel totale disinteresse per l’impatto, anche emotivo, che hanno sui cittadini. C’è il dovere di chiarire, subito, se l’apparato pubblico è in grado di fare fronte, in che tempi e in che modi, alle necessità del re-open». Un re-open che sembra piacere, invece, al governatore del Veneto Luca Zaia. «Noi stiamo lavorando alla fase 2 – ha anticipato – a prescindere dai test anticorpali. Se il giorno di Pasquetta si dice che si apre, bisogna avere un piano per dire lo si fa con queste modalità, mascherine, distanze, numero lavoratori».

    Lo stesso piano che sta impegnando il governo in queste ore. A partire dal 13 aprile, infatti, è possibile che vengano scaglionate le aperture nelle due settimane successive tenendo conto che la ripresa si potrà avere soltanto quando l’indice di contagio R0 – che attualmente oscilla tra l’1,1 e l’1 – dovrà arrivare tra lo 0,7 e lo 0,5 mostrando stabilità su questo livello. L’intenzione è comunque di scavallare il 3 maggio 2020 per evitare che le persone possano andare in giro durante i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. E proprio sulla base di questo il governo stilerà il calendario. Le piccole e medie imprese che fanno da supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, ma anche quelle meccaniche sull’agroalimentare, potrebbero avere il permesso a riprendere l’attività a metà aprile. Così come qualche negozio che ha spazi sufficienti a rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro. Altra questione sulla quale si sta ragionando, è quella dell’uso obbligatorio dei dispositivi di protezione personale. È possibile, infatti, che si decida di imporre le mascherine e i guanti come regola fissa e ancora per un lungo periodo.

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