Piano di Sorrento. Quando la pioggia sorprese durante la notte la processione della Santissima Trinità nel racconto del prof. Ciro Ferrigno

Riportiamo il bellissimo racconto del Prof. Ciro Ferrigno che ricorda una notte del venerdì santo bagnata dalla pioggia.

LA PIOGGIA NELLA NOTTE

Nel decennio 1985-95 la parrocchia della Santissima Trinità e l’antica e Venerabile Arciconfraternita dei Pellegrini e Convalescenti, come oggi, organizzavano per la Settimana Santa due processioni, ma la prima era di notte, nelle ore antelucane del Venerdì Santo e l’altra, come avviene attualmente, di sera. Non ricordo precisamente quando, ma uno di quegli anni avvenne qualcosa…
La processione della notte aveva lasciato il centro di Piano dopo la visita all’Altare della Reposizione di Santa Teresa e ora saliva lentamente per via Gennaro Maresca, compiendo l’ultima parte del percorso, prima di rientrare in chiesa. Lasciato alle spalle il Cimitero, cominciò a piovigginare; subito i portatori abbassarono l’Addolorata fino a terra e la ricoprirono con un grande telo trasparente. La pioggia avrebbe potuto danneggiare la preziosa e delicata statua di cartapesta leccese, un’immagine molto amata dal popolo. Il tempestivo intervento protettivo si rivelò provvidenziale; infatti, dopo pochi minuti, la pioggia diventò forte e battente. Naturalmente tutti accelerarono il passo, a discapito del tradizionale ordine e della proverbiale compostezza di quella processione.
Ma avvenne qualcosa di più: un incantesimo! L’asfalto bagnato, come per magia, cominciò a creare degli effetti di straordinaria bellezza, rispecchiando il colore rosso delle vesti, il fuoco delle torce, il riflesso argenteo dei lampioni. Perfino il cielo sembrava tinto del rosso dell’aurora. Si materializzava una scena surreale che faceva riaffiorare antiche storie, sensazioni lasciate al passato, che suggeriva il ritorno ad epoche remote… I confratelli correvano sotto la pioggia, ma correvano anche verso i bisognosi: pellegrini assetati, affamati, stanchi, fradici di pioggia. Scendevano lungo i declivi dello Scaricatore per soccorrere naufraghi restituiti dal mare in tempesta, salivano ansimando lungo le pendici del Vico Alvano per dar sepoltura ai morti per peste o colera… Bussavano alle porte di convalescenti, abbandonati nelle loro casupole, senza assistenza, senza un poco di cibo. Raccoglievano sulle strade corpi in attesa di sepoltura, donavano danaro alle fanciulle povere e bisognose di una dote… La pioggia, diventata torrenziale, metteva via il tempo presente, restituiva nitide immagini remote, lavava la polvere dei secoli. La veglia notturna, la strada in salita, la pioggia erano antiche corone di spine pungenti, quelle stesse che un tempo i confratelli penitenti indossavano proprio il Venerdì Santo!
La statua della Vergine, dal suo involucro traslucido, emanava bagliori iridescenti, ed il passo veloce degli uomini che la sorreggevano, trasmetteva al trono, alle lampade, al telo ed alla statua stessa, scricchiolii, cigolii, fruscii e cupi battiti… Erano proprio i lamenti di chi cammina nella notte, con una profonda ferita nel cuore, in cerca di qualcuno, di qualcosa che ha perduto per sempre. Tutti, a passo veloce, camminando sull’asfalto rosso, come magma incandescente, si dirigevano verso il luogo dove si sarebbero sentiti al sicuro e protetti: la casa di Dio.
La grande croce col panno, o “tronco”, poggiata sulla parete, giusto all’ingresso della Basilica, gocciolava. Erano stille d’acqua piovana, ma a tutti sembravano sangue, il preziosissimo sangue di Gesù il Nazzareno!

 

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