Gino Sorbillo “Quando riaprirò offrirò pizze gratis per tutta la giornata, anche se quando finirà questo incubo ci saranno solo macerie, ma ce la faremo”

Gino Sorbillo un simbolo dei pizzaioli nel mondo da Napoli, a Positano in Costiera amalfitana ha casa e qui trascorre quei pochi giorni d’estate di vacanza. L’entusiasmo abituale è stato seppellito dagli eventi, Gino Sorbillo risponde con tono basso e poca voglia di parlare. Dice che sta provando a reagire ma la voce inizia a tremargli quando dice «È la prima volta da quando ho aperto, che il mio locale resta chiuso per così tanto tempo». Poi resta un po’ in silenzio, come per riprendere fiato. O per ricacciare dentro la commozione.
Sorbillo la città vuota è un dolore, ma è importante che non ci sia nessuno in strada.
«Ne sono convintissimo e sono anche felice che i napoletani stiano rispondendo con vigore alla richiesta di non uscire. Anche se sappiamo tutti che quando finirà questo incubo ci saranno solo macerie», dice a Paolo Barbuto su Il Mattino di Napoli.

Sembra pessimista, lei generalmente non lo è.
«Non lo sono nemmeno in questo caso. Cerco semplicemente di essere realista e, come ogni altro italiano, comprendo perfettamente che si sta sgretolando il mondo attorno a noi. Però io ho la certezza che a Napoli le cose andranno bene».
Parole di consolazione per non far crollare il morale.
«Parole dette con consapevolezza, con cognizione. Qui siamo da sempre abituati a lottare e a rialzarci senza piangerci addosso. Lo faremo anche stavolta».
La sua pizzeria è chiusa, i dipendenti che fine hanno fatto?
«Sono in cassa integrazione ma abbiamo contatti stretti e non vediamo l’ora di poter riaprire».
Lei guarda già al futuro e alla riapertura?
«Lo faccio per non farmi travolgere dalla tristezza. Di mattina, con il sole, riesco a resistere e a mantenermi felice, entusiasta come al solito. Man mano che scende la sera, però, diventa tutto più difficile e mi viene la nostalgia del locale, delle persone, della folla. E progetto, penso, immagino. Ho già preso una decisione».
Cos’ha deciso?
«Che quando ci verrà data la possibilità di tornare per le strade io aprirò la pizzeria e inizierò a sfornare pizze fin dal mattino per regalarle a tutti. Quel giorno le mie pizze saranno un dono di bentornato alla città e sto pensando di coinvolgere tutti gli altri amici pizzaioli di Napoli per celebrare il giorno della sconfitta del virus con una festa a base di pizze per ogni napoletano».
Bellissima immagine. Consolatoria ma lontana e, forse irreale. Quando tutto finirà bisognerà far ripartire la città.
«E ci potrà riuscire soprattutto il turismo».
Lei pensa che nel mondo del dopo-virus ci sarà subito voglia di rimettersi in movimento?
«Io credo di sì. Ma in maniera diversa, assaporando ogni dettaglio del viaggio. E non ho usato la parola assaporare a caso. Penso che Napoli potrà riconquistare i viaggiatori con la sua cucina, quella povera e gustosa, con la pizza, con certi ritmi lenti che una volta segnavano la vita e i tempi di cottura e che adesso sono diventati esasperati, frenetici».
La pizza per festeggiare, la pizza per riconquistare i turisti… lei ha una visione monotematica della vita.
«Forse è così – sorride con gusto – ma io credo realmente in quel che dico. Per me l’impasto, gli ingredienti, il calore del forno, sono irrinunciabili compagni di vita e credo per davvero che abbiano un potere immenso».
Visione romantica.
«Vuol sapere una cosa? L’unica pizzeria Sorbillo ancora aperta in tutto il mondo è quella di Tokyo. Lì non hanno adottato misure drastiche di contenimento e i ristoranti sono aperti».
Che c’entra questo con la sua visione romantica del mondo e della pizza?
«Lei ovviamente non mi crederà ma io, in questo momento, percepisco il calore del forno che brucia a Tokyo. Lo sento, e sento che riscalda tutto il mondo, il mio mondo. Quella è la pizzeria più vicina alla Cina, laddove si è sviluppato il virus, ed è quella che resiste: per me è un messaggio bellissimo».
Che messaggio, invece, vuol dare ai napoletani?
«Sopportate questi giorni con pazienza. Provate a progettare il futuro come faccio io. Quando torneremo alla vita normale, la vita non sarà più normale e dovremo lottare come solo noi napoletani sappiamo fare. Perciò prepariamoci a tornare subito forti e grandi come prima. Forza Napoli, ce la faremo».

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